Perché Biella vuole diventare provincia

Perché Biella vuole diventare provincia L'antica aspirazione della «capitale della lana» Perché Biella vuole diventare provincia Il suo territorio (che comprende 83 Comuni, con 202.000 abitanti) è più vasto delle province di Gorizia e La Spezia - Il Biellese, oggi, dà lavoro ad oltre 70 mila operai - Il sindaco (de) dichiara: «Attuare la provincia creerebbe le condizioni per un rilancio della nostra zona» - Anche il psu è favorevole al progetto (Dal nostro inviato speciale) Biella, 4 agosto. Se un biellese va in ferie ed ha bisogno subito del passaporto deve ritardare la partenza di qualche giorno: Biella non è capoluogo di provincia (non esiste Prefetto, né Questore) e il documento occorre chiederlo a Vercelli. Quaranta chilometri e perdita di un tempo prezioso magari per un semplice timbro. La stessa cosa vale per chi intende sbrigare pratiche all'Intendenza di Finanza, al Genio Civile, nell'Ufficio del Lavoro, presso il Provveditorato agli studi, dai Vigili del Fuoco. La « capitale della lana » vuole diventare capoluogo di provincia: amministratori, operatori economici, opinione pubblica, credono sia giunto il momento di realizzare una aspirazione che ha antichi, solidi ricorsi storici. Biella, infatti, fu provincia dal 1626 (al tempo del duca Carlo Emanuele I). Era formata da 65 comuni (terre) ed aveva 90 mila abitanti. Nel 1801, il prefetto di Napoleone, La Motte, elevò la città a « mandamento »: i comuni erano 63 con 89.104 abitanti. Il 23 ottobre 1859, con la costituzione del Regno 'Italia, il suo territorio fu aggregato alla provincia di Novara. A quell'epoca il Piemonte era diviso in quattro province: Torino, Novara, Cuneo, Alessandria. Nel 1927, col fascismo, venne creata una nuova provincia piemontese (oltre quelle di Aosta e Asti) che comprendeva il Vercellese, il Biellese e la Valsesia. I biellesi non insistettero troppo per la sede della prefettura (si dice che i notabili della città esclamassero: «Il federale se 10 tenga pure Vercelli»): fatto sta che quest'ultima divenne capoluogo di provincia. L'ordinamento amministrativo fu messo in discussione dopo la guerra quando nel 1957 Prato, Lecco, Rimini e Verbania, fecero richiesta per la provincia. Furono preparati studi prò e contro l'iniziativa: se ne parlò in Consiglio comunale e anche a livello di governo. Poi ia cosa venne messa a tacere. Ma in questi giorni i senatori hanno approvato il disegno di legge che istituisce la provincia di Pordenone (il progetto deve ancora essere votato dalla Camera) ed allora i biellesi hanno reagito: « Perché Pordenone e non Biella? ». La zona comprende 83 comuni (che nell'attesa della provincia si sono uniti in Comunità), è vasta 930 chilometri quadrati e conta 202 mila abitanti (Biella 53 mila). Altre due Provincie italiane sono più piccole di quella prò gettata a Biella: Gorizia, che ha una superficie di 474 km quadrati e 140.000 abitanti e La Spezia, con 882 km quadrati e 246.000 abitanti. I biellesi si domandano — con una punta di polemica campanilistica verso Vercelli — perché si aspetta ancora. La richiesta è appoggiata da serie argomentazioni. Il Biellese costituisce una delle più importanti zone industriali del Piemonte. Gli occupati sono oltre settantamila (49 mila nell'industria tessile che rappresentano il 9 per cento dell'intera manodopera tessile nazionale ed il 37 per cento di quella regionale). L'attività laniera è secolare. Per 11 vasto movimento di esportazioni ed importazioni con gli altri Paesi europei ed extraeuropei, Biella ha sempre inquadrato e risolto i suoi problemi su un piano più vasto di quello puramente locale. « Considero non solo necessaria, ma anche molto urgente la risoluzione di questo problema — ha detto il sindaco Franco Borri Brunetto (de). — Penso che il modo con cui si è agito per la costituzione della Comunità Biellese, l'impostazione che è stata scelta e difesa nel Comitato Regionale per la programmazione, la disponibilità che il comune di Biella offre a ogni iniziativa della nostra zona, possano dimostrare, in modo evidente, il desiderio e la speranza che abbiamo di vedere i territori dell'ex circondario, raggruppati non solo moralmente o per tradizione, ma anche amministrativamente. « Secondo il mio punto di vista — ha aggiunto il sindaco — la cosa ha anche una certa urgenza. Troppi, infatti, sono stati in questi ultimi tempi i sintomi allarmanti che evidenziano, in ogni campo, la ricerca d'un accentramento amministrativo anziché di quel decentramento». sdc A Biella, di recente, sono stati soppressi gli sportelli della « Banca d'Italia », cosa che obbliga gli istituti di credito a continue trasferte a Vercelli "per le operazioni bancarie (alcuni devono fare anche 60 chilometri). Giorni fa è avvenuto un gustoso episodio. Le aziende hanno pagato ai dipendenti un premio estivo di 200 ore: tutta la polizia della città (più ì rinforzi di Vercelli) è stata mobilitata per la scorta dei valori da Vercelli a Biella. A queste difficoltà — dicono gli operatori — se ne aggiungono altre: mancanza di autonomia a livello amministrativo delle mutue e degli uffici di assistenza, con il pericolo che essi vengano trasferiti a Vercelli; ridotta attività del Tribunale e minaccia di una totale soppressione; funzione periferica e troppo distaccata degli uffici del Lavoro. Tuttavia un decentramento dei servizi da Vercelli a Biella è già in atto in parecchi settori. Unione Industriale, Camera di Commercio, Automobile Club, hanno sedi autonome a Biella; così le organizzazioni sindacali, le associazioni dei commercianti e degli artigiani, quelle dei partiti (anche se il segretario della de eufemisticamente non è « provinciale » ma « circondariale »). « L'opinione pubblica ci deve sostenere — dice Remo Cantone segretario della democrazia cristiana —. Non deve spaventarsi se all'inizio vi saranno degli oneri fiscali gravosi, perché verranno ripagati con l'istituzione della provincia ».' Un calcolo preciso di quanto questa verrebbe a costare non è stato ancora fatto; è certo che i palazzi per gli uffici (sarebbe obbligatoria, fra l'altro, la costruzione di un ospedale neuropsichiatrico), il personale eccetera farebbero salire la cifra enormemente. Anche il psu si è dichiarato favorevole all'istituzione della provincia. Qualche giorno fa è stato emesso un comunicato nel quale si diceva che « la creazione della provincia di Biella deve essere vista con favore in quanto tale riconoscimento potrebbe consentire al territorio la possibilità di un maggiore e più rapido coordinamento delle zone dell'ex circondario che presentano da sempre comuni caratteristiche geografiche ed economiche ben definite ». Il comunicato aggiungeva: « I socialisti sono per l'istituzione dell'Ente Regio¬ ne, per l'eliminazione delle Prefetture, per una più ampia autonomia dei comuni, per un diverso assetto del territorio della Regione e riconfermano il convincimento che solo attraverso queste realizzazioni sarà possibile dare alla nostra zona effettive possibilità di rilancio sul piano economico e sociale ». Proprio le Regioni (previste per il 1969) creano perplessità in alcuni settori della vita pubblica biellese. Certamente fra qualche anno, quando esse funzioneranno a pieno ritmo, si porrà il problema istituzionale della conservazione o no delle Provincie. Ma i più, in città, giudicano che è giunto il momento di « battere il ferro fin che è caldo ». Soltanto una legge può dare il via alla provincia di Biella: il progetto deve essere presentato dal governo, da uno o più parlamentari o per iniziativa popolare per cui occorrono cinquantamila firme. « Nella provincia di Vercelli — dice il mio accompagnatore — circolano 66 mila auto e 37 mila sono biellesi. Io non faccio questione di campanilismo. Però una targa " BI " ci starebbe bene. Non le pare?». p. c.

Persone citate: Carlo Emanuele I, Franco Borri Brunetto, Motte, Remo Cantone