"Italia Nostra,, risponde all'on. Gui sullo scempio della via Prenestina
"Italia Nostra,, risponde all'on. Gui sullo scempio della via Prenestina L, B T T EKE AL, DIRET TORO "Italia Nostra,, risponde all'on. Gui sullo scempio della via Prenestina Il presidente della sezione romana conferma le distruzioni avvenute nella zona archeologica Caro Direttore, leggo su « La Stampa » del 27 luglio la risposta del ministro Gui all'articolo di Paolo Monelli che, tra l'altro, si occupa dell'abbandono in cui è lasciata la via Prenestina. Il Ministro sostiene che le informazioni del Monelli sono derivate da una lettera circolare della Sezione Romana di « Italia Nostra », che conterrebbe delle gravi inesattezze. Come presidente della Sezione Romana di « Italia Nostra », mi permetto d'intervenire nella discussione per tornire notizie più precise sui punti toccati dall'on. Gui. La lettera di «Italia Nostra» non era una circolare, bensì una regolare e vibrata denuncia inviata ai Sopraintendenti e ai Direttori responsabili per segnalare lo scempio in corso dei complessi archeologici di Gabii, di Cervara e di Salone, la distruzione di sei sepolcri, quattro ville, un santuario, di 450 metri di lastricato viario della via degli Acquedotti, l'interro di 200 metri di lastricato della via Prenestina, demolizioni parziali di due sepolcri, di un ponte e di un acquedotto. Debbo purtroppo conferma¬ re che tutte le affermazioni contenute nella lettera di « Italia Nostra » rispondono a verità; il Ministro evidentemente è stato male informato dagli autori dell'indagine che egli dice di aver subito disposto. Riguardo alle distruzioni in corso delle latomie di Salone, il Ministro nella sua replicp a Paolo Monelli dice che « si cerca di controllarla » e porta a giustificazione che un tale complesso è stato oggettt' di spoliazioni anche nei secoli passati. Afferma inoltre che i danni sono limitati all'asportazione delle scaglie di rifiuto delle antiche latomie. Invece si demoliscono anche archi, pilastri e pareti e con tale asportazione si crea lo squilibrio e il crollo delle colossali volte. Lo scempio continua indisturbato anche a Cervara, sia presso la torre omonima, sia presso il raccordo anulare. Per Gabii il Ministro afferma che l'area urbana dell'antica città è inviolata: non è vero Non solo lavori agricoli condotti con grandi e pesanti macchinari hanno addirittura disti utto quasi tutto 11 banco di tufo su cui sorgevano le antiche rovine, ma una cava di pietrisco ne sta alterando irrimediabilmente l'ambiente storico-paesistico. Gabii infatti sorge lungo l'orlo di un antico cratere estinto, al principio del secolo ancora occupato da un lago come quello ci' Albano; orbene questa cav* ha squarciato ad ovest l'anello craterico deformando irrimediabilmente uno dei luoghi più suggestivi del Lazio. Riguardo al Tempio di Giunone l'on. Gui scrive che c'è stato un « semplice spostamento di un frammento di colonna già fuori sito, e di un altro frammento lapideo rispettivamente di 40 e 50 cm »: ma non dice che si è trattato invece della frantumazione dell'unico tronco di colonna superstite dal santuario, che il blocco è in realtà un altare repubblicano e che le misure citate corrispondono al frammento attuale, non al pezzo originale. Per la lottizzazione di Colle o Valle Martella il Ministro afferma che non è vero che sul selciato'dell'antica via Prenestina sono transitati, danneggiandolo gravemente, mezzi pesanti e cingolati: si veda il vecchio ponte di Pal'avlcina che sottoposto a tale trattamento ha ceduto ed è stato chiuso perché pericolante. Riguardo alla posa del metanodotto Roma-Latina si afferma addirittura che per proteggere il lastricato romano vi è stato steso sopra uno strato di pietrisco. Ma ciò è avvenuto in tutt'altro luogo e per tutt'altri motivi: prima di S. Maria di Cavamonte (Colle Fiorini) non già a cura della Sopraintendenza ma per iniziativa abusiva della lottizzazione di quella località, in quanto i proprietari dei villirii non tolleravano di sciupare le gomme delle loro auto sul lastricato romano. Non è vero che la posa del metanodotto lungo la via dal Colle Farina in poi si sia limitata alla distruzione di una semplice tomba a fossa e allo spostamento provvisorio di dieci basoli: nel taglio effettuato i basoli sono stati spezzati e buttati a lato dove giacciono tuttora; oltre il surricordato sepolcro, è stato trinciato alla base il grande mausoleo oltre il fosso dell'Acqua Nera. Né si accenna alla distruzione della via degli Acquedotti. Quanto alle torri medioevali, secondo il Ministro «inalterate, almeno per mano d'uo¬ mo, da molti anni », basti citare la Torre di Salone presso Tor Angela Nuova di cui « nulla risulta agli uffici competenti » e si capisce essendo stata demolita col complesso circostante nel dicembre 1965 per far posto alle lottizzazioni abusive; e si noti che con l'« almeno, per mano d'uomo » si sono taciuti i crolli « naturali », dovuti alla mancanza di una tempestiva manutenzione. Pur avendo « Italia Nostra » avviate le richieste dei vincoli, paesistico e archeologico, attraverso riunioni effettuate con le soprintendenze competenti e con i rappresentanti della Facoltà di architettura, nulla sino ad oggi è stato fatto. L'abbandono in cui è lasciata la via Prenestina purtroppo continua: in quest'ultimo mese è stata distrutta una villa a Casetta La Mistica (ruderi alti fino a 2 metri) e sono crollati due archi dell'Acquedot lo Alessandrino sul fosso di Toi Tre Teste (da non confondere con gli altri due archi già precedentemente crollati). La ringrazio e cordialmente La saluto. Tito Staderinì Roma, 3 agosto.
Persone citate: Casetta, Gui, Monelli, Paolo Monelli, Tito Staderinì, Tor Angela
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