Nuovo piano dell'Italia per un'intesa anti-atomica di Ferdinando Vegas

Nuovo piano dell'Italia per un'intesa anti-atomica Nuovo piano dell'Italia per un'intesa anti-atomica Il progetto (presentato a Ginevra dal ministro Pantani) prevede: 1) i Paeii nucleari rinunciano a parte del loro materiale fittile e Io cedono a Paeti non nucleari, per uti pacifici; 2) la cettione dovrebbe avvenire a prezzo ridotto; 3) la differenza tarebbe venata ad un fondo dell'Onu per le nazioni sottosviluppate - «L'accoglimento della propotta costituirebbe un getto di buona volontà verto il ditarmo» America e URSS verso l'accordo L'intervento di Fanfara a Ginevra, alla Conferenza del disarmo, serve a puntualizzare molto chiaramente il punto di vista italiano sulla dibattuta questione del trattato di non proliferazione nucleare. Ed è un punto di vista — possiamo dirlo con la massima oggettività — molto equilibrato; se fosse condiviso dalle altre parti in causa, risulterebbe grandemente facilitato il cammino verso la conclusione dell'accordo. Il problema della non proliferazione, che da anni si trascinava stancamente fra discussioni platoniche, ha assunto concretezza da quando le due superpotenze, America e Russia, hanno raggiunto l'intesa sui punti fondamentali del' progetto di trattato. La svolta decisiva è avvenuta tra la fine de} '66 e i primi del '67, sicché il; 21y febbraio, alla ripresa dei'lavori del Comitato dei Diciotto (che si occupa appunto del problema), si è subito avvertito che questa poteva essere finalmente la volta buona per giungere al risultato tanto desiderato. Il progetto sovietico-americano non è noto ufficialmente, ma non è difficile farsi un'idea dei suoi tratti essenziali da quello che se ne sa ufficiosamente. Come di: ce la stessa denominazione, il trattato mira ad impedire la diffusione delle armi nucleari, dei materiali e delle conoscenze tecniche indispensabili per costruirle, dai paesi nucleari a quelli che ancora non lo sono. Esso prevede quindi gli obblighi relativi, da una parte per i nucleari, dall'altra per i non. nucleari: per i primi, di non trasmettere agli altri né armi, né materiali, né segreti di fabbricazione; per i secondi, di non intraprendere programmi atomici a fini militari. E' innegabile che cosi si tende a congelare di diritto la situazione attuale di fatto, cioè la supremazia dell'America e della Russia. Non sarà questa la sistemazione ideale dell'equilibrio internazionale, ma è ovvio che, trattato o non trattato, la realtà effettiva rimarrebbe sempre quella che è attualmente. D'altronde, poiché la Francia e la Cina non intendono firmare il trattato (lo farà invece la quinta ed ultima potenza nucleare, la Gran Bretagna), anche sotto questo profilo i problemi reali dei rapporti tra potenze nucleari non saranno modificati dal trattato. Il problema fondamentale è dunque quello della posizione in cui verrebbe a trovarsi quella decina circa di paesi cosiddetti «quasi nucleari», i quali, per le loro capacità scientifiche, tecniche e industriali, potrebbero facilmente varcare la soglia nucleare: fra gli altri, l'Italia, le due Germanie, l'India, il Giappone, Israele e l'Egitto (grazie all'opera degli scienziati nazisti ospitati da Nasser). Basta pensare alla guerra arabo-israeliana, per capire che cosa avrebbe potuto significare la presenza delle armi atomiche nel Medio Oriente. A questi paesi i «nucleari» chiedono un gravissimo impegno, che non riguarda solo la rinuncia a dotarsi di armi atomiche, ma investe anche, da un lato l'impiego dell'energia nucleare per usi civili, dall'altro il problema generale della sicurezza nazionale di fronte ad eventuali pressioni di paesi nucleari (il caso dell'India rispetto alla Cina). Come è congegnato il meccanismo di controllo, inoltre, esso si applicherebbe solo ai non nucleari, mentre i nucleari ne sarebbero esenti. I nucleari, infine, non si impegnerebbero neppure a dare inizio al pro¬ prio disarmo, restando cosi consacrata l'immensa disparità oggi esistente. E', naturale, quindi, che il progetto sovietico-americano abbia incontrato resistenze presso alcuni dei paesi non nucleari, anche i più favorevolmente disposti. In questa posizione si trova precisamente l'Italia, come risulta dal discorso di Fanfani: deciso favore per l'iniziativa, apertamente ribadito, ma accompagnato dall'elenco delle condizioni per un «trattato ideale» di non proliferazio¬ ne. In particolare: tutela della sicurezza dei paesi che volontariamente rinunciassero alle armi nucleari, cioè impegno congiunto sovietico-americano in questo senso, con la conseguente istituzione d'un vincolo concreto di collaborazione tra Mosca e Washington; garanzia che non saranno intralciati gli sviluppi dell'impiego pacifico dell'energia atomica; salvaguardia degli interessi dell'Europa comunitaria; limitazione del trattato nel tempo, dati gli imprevedibi¬ li progressi della scienza e della tecnica; infine, avvio dei paesi nucleari verso pratiche concrete misure di disarmo. L'Italia, insomma, apprezza come si deve il grande merito positivo, del trattato e intende firmarlo senza sottintesi nazionalistici, ma neanche, d'altra parte, con una accettazione a « scatola chiusa». Forse non si riuscirà a concordare il «trattato ideale» delineato da Fanfani; ma, se almeno ci si avvicinerà ad esso, avremo portato anche noi un valido contributo alla causa della pace mondiale. Ferdinando Vegas

Persone citate: Fanfani, Fanfara, Nasser, Pantani