De Sade sogna per l'uomo un'impossibile felicità dei sensi di Gigi Ghirotti

De Sade sogna per l'uomo un'impossibile felicità dei sensi Il film sullo scrittore libertino al Festival di Locamo De Sade sogna per l'uomo un'impossibile felicità dei sensi Perplessità sulla pellicola dell'inglese Peter Brook "Marat-Sade", tratta dall'opera teatrale di Weiss Questo il motivo del dramma (che si svolge in manicomio): Marat spera nella rivoluzione sociale, nel futuro del popolo; il marchese crede solo nell'individuo e nella lieta libertà del divertimento (Dal nostro inviato speciale) Locamo, luglio. Abbiamo trascorso iersera alcune - ore tra le sbarre (sbarre carcerarie, sbarre di gabbia manicomiale! in compagnia del marchese de Sade, l'aristocratico libertino vissuto tra la fine del '700 e l'inizio dell'800 del quale un poeta, Guillaume Apollinare, settantanni or sono, scrisse: « Quest'uomo parve non contar nulla per tutto il secolo XIX, /na potrebbe dominare il secolo XX». Profezia che si è avverata: il marchese de Sade, le cui opere, in vita, uscirono tutte clandestine, gode di un'imponente fioritura di traduzioni, di studi critici e di riedizioni, alcune delle quali invadono persino le edicole. E anche il teatro, anche il cinema si uniscono nell'omaggio allo scrittore irreducibile, condannato dal re di Francia, dai giacobini della Rivoluzione francese e infine dallo stesso Napoleone per le sue tesi pessimistiche sull'uomo e distruttive sulla virtù. La prima parte dello spettacolo offerto iersera dal festival di Locamo era costituito da un cortometraggio francese, Un prisonnier exemplaire, che guida lo spettatore attraverso i luoghi (carceri, castelli ora ridotti in rovina, vecchi manicomi) tra le cui mura il marchese per trent'anni condusse randagia la sua vita disperata. Ma il fulcro della serata era nel film di Peter Brook intitolato MaratSade, e avente per sottotitolo La persecuzione e l'assassinio di Jean-Paul Marat interpretati dagli ospiti dell'asilo di Charenton sotto la direzione del marchese de •Sade. Il film è tratto dall'opera teatrale di Peter Weiss (l'autore de L'istruttoria) messa in scena in Inghilterra e portata anche negli Stati Uniti con successo dalla « Royal Shakespeare Company », sotto la guida del regista Brook. Prima di iniziare le riprese di quest'opera, il regista ha visitato numerose cliniche psichiatriche a Londra e a Parigi. In effetti il realismo con cui è resa la situazione della follia permanente e immanente sulla vicenda è il primo carattere che va sottolineato in quest'opera singolare. S'immagina che il marchese de Sade, dannato a consumare i suoi giorni tra paranoici e prostitute dell'asilo di Charenton, li abbia istruiti a recitare una commedia, o un dramma, di cui il protagonista è JeanPaul Marat, il rivoluzionario più acceso, il giacobino più intemerato e — oggi si direbbe così — il « più duro » di tutta la vicenda rivoluzionaria. Marat è animato da una grande fede nei destini della società: per lui, il popolo deve vincere, costi quel che costi, per incidere nei destini dell'umanità e per cambiare il corso della vita e della natura stessa. Ma il popolo vuole tutti i suoi diritti, e li vuole subito, e li vuole in modo anarchico: e se per un certo tempo segue con entusiasmo Marat, s'abbandona poi ad altre chimere: s'impietosisce per la morte del re, lacrima per le molte vittime che la Rivoluzione esige e che ogni giorno manda spietatamente alla ghigliottina. Marat è già morto, quando sorge l'astro napoleonico, ma il film Marat-Sade (e naturalmente anche l'opera del Weiss di "ui è la fedele trasposizione cinematografica) non tien conto di quest'importante circostanza. Marat, infatti, incarna semplicemente un simbolo: la cieca e disinteressata fiducia nella rivoluzione etema, e, accanto a lui, il marchese de Sade rappresenta la contestazione vivente di quei principi. « Io credo in me soltanto », dice Sade. E Marat: « Io nella rivoluzione, io grido il mio disaccordo con la società, io voglio cambiare il mondo e vedere le cose con occhi nuovi! ». Per il rivoluzionario, sarà 10 Stato il supremo guaritore dei mali dell'uomo: medicine, ospizi, scuole, benessere per tutti. Per il marchese, che pure ha partecipato delle grandi speranze della Rivoluzione francese, agli inizi, tutto si riduce a nulla se il prezzo è la sparizione dell'individuo e la fine della libertà. Tra tutte le libertà, suprema è quella di godere: « Senza di che — ammonisce 11 marchese libertino — la rivoluzione non è che un ammutinamento nell'interno di una prigione ». In realtà, tutto il significato dell'opera sembra consi¬ stere in questo richiamo alla prigione e alla follia degli umani. Dietro i due dialoganti (Marat è vestito in un pigiama manicomiale) si agita'la folla orrenda degli ospiti di Charenton, Per tre volte il dramma si avvicina alla soluzione, e sempre il marchese trattiene la mano di Charlotte Corday proprio per consentire allo sventurato Marat di assistere alla dimostrazione completa che tutte le sue speranze rivoluzionarie sono fallite. Carlotta infine immerge il pugnale (« Svegliati, Carlotta, prendi il coltello del destino ») eseguendo una vendetta che storicamente le sarebbe imposta dalla folla medesima che, anni prima aveva acclamato Marat. Nel dialogare drammatico dei due protagonisti, Car¬ lotta s'inserisce quindi come l'elemento risolutivo della storia: lo scrittore tedesco Peter Weiss, che l'ha immaginata e descritta per le scene, ha voluto lasciare libero lo spettatore di decidere se abbia ragione il rivoluzionario oppure il raffinato e perverso marchese raziocinante. Ma si avverte in tutto il dramma una confusa indicazione verso temi che sono attuali nella sociologia dei nostri giorni: verso quali destini s'è incamminata l'umanità? Non sarà necessario restituire all'uomo le sue responsabilità, nel bene e nel male, piuttosto che cercare di correggerlo per meglio guidarlo, come un automa, verso traguardi impossibili di felicità collettiva? Il film ha ottenuto un ap¬ plauso finale: di cortesia, di consenso? E' difficile interpretare un battimano a Locamo, la platea è tra le più guardinghe e autocontrollate del mondo. Ma finita la proiezione si sono subito accesi i dibattiti intorno al significato dell'opera, tra gli amatori si disputava se fosse « un indimenticabile esperimento drammatico » ( cosi il Marat - Sade fu salutato dalla critica a New York), oppure un ennesimo esperimento di teatro filmato. Non è possibile nessuna risposta a questi quesiti, e tuttavia, cinema o teatro, è apparsa Un'opera vivida d'idee, provocante nelle tesi esposte, animata nelle sue forme espressive da un'interpretazione efficace e da una regìa estrosa, fervida e tesa. Gigi Ghirotti

Persone citate: Charlotte Corday, Guillaume Apollinare, Paul Marat, Peter Brook, Peter Weiss, Royal Shakespeare, Weiss

Luoghi citati: Francia, Inghilterra, Londra, New York, Parigi, Stati Uniti