«Perché l'ha fatto ?» di Sandro Volta

«Perché l'ha fatto ?» I FRANCESI PREOCCUPATI PER LA POLITICA DI DE GAULLE «Perché l'ha fatto ?» (Dal nostro corrispondente) Parigi, 28 luglio. Perché lo ha fatto? Dimostrerebbe di conoscere male il generale De Gaulle chi credesse che le vicende del suo viaggio canadese siano dovute ad un'improvvisa esaltazione, ad una di quelle momentanee ubriacature a cui vanno soggetti tanti oratori quando si trovano davanti ad una folla entusiasta. L'oratoria gollista non è soggetta a quelle influenze passionali: i suoi discorsi sono sempre scritti in precedenza ed imparati a memoria, ogni parola vi è minuziosamente pesata, e, anche quando l'espressione può prestarsi a interpretazioni contrastanti, si tratta di una nebulosità voluta, al servizio d'un disegno politico ben definito. D'altra parte, anche se, una volta tanto, la parola avesse tradito il pensiero del Generale, sarebbe stato facile chiarirlo nei colloqui che avrebbe dovuto avere ad Ottawa con il Primo ministro canadese, Lester Pearson. Ma De Gaulle si è coscientemente sottratto ad ogni chiarimento; ha voluto, anzi, confermare il grido « Viva Quebec lìbera » e le altre ingerenze nei fatti interni del Paese di cui era ospite quando, nel momento di partire da Montreal per ritornare in Francia, ha affermato: «Era utile andare fino in tondo alle cose ». L'improvvisa decisione di annullare la visita alla capitale federale è, forse, l'offesa più grave al governo canadese, perché prova la precisa intenzione di portare lo scandalo alle estreme conseguenze. «Si sperava almeno — scrive "Le Monde" — che dopo l'incidente una conversazione privata permettesse di calmare le passioni o di dissipare i malintesi. Questa franca spiegazione non ha avuto luogo. Stimandosi offeso dalla risposta data al suo discorso, mentre era lui stesso l'offensore, il Generale ha rotto nettamente rifiutandosi di andare al di là della provincia francofona ». Tutto lascia dunque credere che De Gaulle sia partito per il Canada con il preciso intento di creare l'incidente e di insistere per renderlo irreparabile. Di fronte ad un atteggiamento così imprevedibile, e, apparentemente, gratuito, ci si domanda: perché lo ha fatto? E' quanto si chiede, senza tuttavia trovare una risposta coerente, anche Louis Gabriel-Robinet nell'editoriale di «Le Figaro»: «E' col cuore serrato che, indirizzandoci a colui al quale la Francia deve tanto, noi gli chiediamo di spiegarsi, di rispondere: perché? Sì, per che? ». E' stato annunziato uffi cialmente che il Presidente della Repubblica renderà conto del suo viaggio in Ca nada nel Consiglio dei Ministri di lunedì prossimo, ma ci sono poche speranze che in quell'occasione darà le spiegazioni che il Paese attende con ansiosa inquietudine: può darsi che, in sistendo nel suo atteggia mento, aggravi ancora la situazione, come pure che, sensibile alle reazioni unanimi dell'opinione pubblica, ricorra ad una di quelle for mule ambigue con le quali riesce a superare le situazioni più difficili lasciandosi aperta ogni possibilità. Perché se, come tutto lascia pensare, il generale De Gaulle è andato nel Canada con un disegno politico premeditato, potrà magari accantonarlo ora per un certo tempo, ma si può essere si curi che egli lo riesumerà, magari fra qualche mese qualche anno, quando gli sembrerà che sia venuto il momento opportuno. Non è uomo che parla a vuoto o che si ricrede quando ha sbagliato: nonostante tutti gli insuccessi della sua politica estera, non si è mai smentito ed ha sempre proseguito con assoluta coerenza quella politica. E' questa coerenza dell'uomo che allarma oggi i francesi, i quali incominciano a valutare i pericoli che comporta affidare tutto il potere ad una sola persona. Per la prima volta, dal ritorno del Generale alla direzione degli affari pubblici, questo allarme si è esteso anche ai suoi più fedeli se¬ guaci, e non è senza significato che si legge su un organo del gollismo incondizionato, come « Paris-Jour »: « L'atteggiamento del generale De Gaulle, anche per quelli che l'hanno sostenuto dal 1958, diventa sempre meno comprensibile». Tutta la stampa, di Parigi come delle province, è estremamente severa, da « Le Figaro », in cui André Frangois-Poncet scrive: «E' permesso di meravigliarsi e di affliggersi per la straordinaria ed umiliante disavventura sopravvenuta, per sua colpa, al Capo dello Stato, nel corso della sua visita al Canada», a « L'Humanité », che, incurante della polemica gollista contro Washington, afferma che « si può temere che la visita del generale De Gaulle venga sfruttata come una cauzione e come un alibi dai reazionari di Quebec: non è in questo modo che le aspirazioni nazionali dei canadesi francesi verranno soddisfatte ». Tutti condannano l'iniziativa del Generale, ma nessuno riesce a rendersi conto dei suoi moventi, e, costernati, si domandano: perché lo ha fatto? Sandro Volta

Persone citate: André Frangois-poncet, De Gaulle, Lester Pearson, Louis Gabriel-robinet

Luoghi citati: Canada, Francia, Ottawa, Parigi, Washington