Tutti possiamo diventare operatori e cine-registi

Tutti possiamo diventare operatori e cine-registi Tutti possiamo diventare operatori e cine-registi E' un'arte difficile, cogliere dal vivo, con l'immediatezza della macchina da presa, gli aspetti, scene, episodi più belli della nostra vita - L'intervista con un esperto, un avvocato torinese che ha vinto il concorso per il miglior «passo ridotto» italiano - Attrezzatura e «trucchi del mestiere» In Spagna, alla corrida, gli « ole » ed i « paso doble » dell'orchestrina s'odono appena soffocati dal sordo ronzio delle migliaia di macchine da presa dei turisti. Cineprese elettriche ed a molla, costose ed economiche, superautomatiche e rudimentali, tutte in funzione per eternare gli attimi più belli delle vacanze. E lo stesso avviene a Siena per il Palio, o in Piazza San Marco per riprendere il volo dei colombi. Si spendono somme ingenti per biglietti d'aereo e per gli alberghi, si prenotano magari i posti migliori, e poi si osserva « El Cordobés » e il toro, cavalli e fantini, o paesaggi meravigliosi, scorrere lontani ed indistinti nel mirino « reflex ». Solo al ritorno, quando ili film verrà proiettato sul piccolo schermo di casa potremo ammirare gli splendidi colori e gli spettacoli suggestivi delle nostre vacanze. Ma quante saranno le pellicole riuscite? Dinanzi agli amici avremo sempre una scusa pronta: il materiale difettoso, il sole troppo forte, una passante che ci ha urtato, la macchina che ha « qualcosa che non va », ma la colpa sarà unicamente nostra. Gli apparecchi in vendita, anche i meno costosi, sono così perfezionati da rendere, in pratica, impossibile sbagliare. Con una comune cinepresa ad 8 millimetri, a saperla usare, si possono ottenere, tecnicamente, gli gli stessi risultati d'un Fellini, d'un Antomoni o, per chi ama il documentario, di un Folco Quilici. La differènza tra passo ridottole il 35 millimetri si nota solo nella proiezione su grande schermo (ma con speciali proiettori la differenza diventa quasi inavvertibile). Per esserne convinti basta osservare le pellicole di alcuni cineamatori: dopo non si ha più il coraggio di andare in giro con la macchina da presa, ma sbagliamo. Basta seguire qualche consiglio, qualche norma elementare e, abbastanza presto, potremo raggiungere i loro stessi risultati, o quasi. Un cine club di Torino, il « Regina Margherita », ha vinto in questi giorni il primo premio per la produzione complessiva al Concorso Nazionale di Montecatini, il più importante d'Italia, una specie di Premio Oscar per dilettanti. (Il successo d'equipe va distribuito tra i vari realizzatori, Renato Germonio, Alberto Basso, Luisa Bozzi, Franco Sabbadini, Nanni Bertorelli, Aldo RapicBVOli, Alberto Canonica, Franco Sabbatini, Giorgio Treves, Anna e Tullio Rolandi, Gian Cardellini, Corrado Farina, Giorgio Buronzo, Italo Carrone e Nino Castello). « Parecchi non osano iscriversi ad un cineclub per paura del ridicolo — ci dice l'avvocato Canonica, i cui documentari di viaggio sono stati selezionati per il prossimo Festival di Cannes — Temono di essere presi in giro presentandosi con i film girati durante le vacanze. Ma sbagliano: è quello che abbiamo fatto tutti all'inizio. Solo con il consiglio di chi e più esperto possiamo evitare di ripetere sempre gli stessi errori ». La cinematografia, malgrado le apparenze, è un hobby complesso: girare il film, montarlo e sonorizzarlo richiede molto tempo, passione ed abilità. Presso un'associazione ci si può avvalere dell'esperienza del gruppo e sfruttare le attrezzature, che sarebbe troppo costoso comprare in esclusiva. Per gli appassionati le sequenze del nostro bimbo che muove i primi passi, o una ripresa da gran premio hanno lo stesso valore: in fondo la tecnica da usare ' la stessa. Per raggiungere risultati soddisfacenti non occorre molto tempo: il cine club « Regina Margherita », ad esempio, ha solo due anni di vita. L'avvocato Canonica ha comprato la sua cinepresa sei anni fa, e Nanni Bertorelli, che quest'anno ha ottenuto il terzo posto assoluto con « La piena terrà duro », appena l'anno scorso aveva presentato la sua « opera prima » vincendo la speciale categorìa. Questi cineamatori adoperano comuni apparecchi in commercio, e non sempre dei più cari. Per non sfigurare al loro confronto dovremo cercare di non « violare » alcune norme elementari. La regola basilare, conosciuta da tutti ma seguita da pochi, è di muovere il meno possibile la macchina da presa. La maggior parte di noi non fa che spostare l'obiettivo a destra e a sinistra, su e giù, ed usa di continuo lo « zoom »: alterna primissimi piani di un orecchio a vastissime panoramiche, con risultati grotteschi. Al momento della proiezione 1 nostri malcapitati spettatori rischiano il mal di mare. « Ogni movimento della macchina ha un suo. preciso significato, come la punteggiatura in un testo letterario. Useremo il primo piano solo quando il soggetto 10 richiede per il suo particolare interesse ». spiega l'avvocato Canonica. Mentre stiamo per andare in vacanza con.cinepresa e metri e metri di pellicola chiediamoci cosa vogliamo riprendere, cosa vogliamo dire. DI avere, cioè, in mente, una specie di rudimentale soggetto, una sceneggiatura sommaria da realizzare poi in fase di montaggio. La cinepresa è oggi quel che era il taccuino d'appunti per il viaggiatore dell'Ottocento. Dobbiamo riprendere ciò che ci colpisce realmente: se attira noi desterà la curiosità anche degli altri. Il passo ridotto ha un vantaggio enorme sul cinema professionale. Quest'ultimo richiede un'attrezzatura complessa ed una troupe abbastanza numerosa. In queste condizioni diventa difficile « girare » un documentario « vero ». n cineamatore, con il suo piccolo apparecchio, può riprendere quel che gli pare, magari nascosto in un cespuglio, senza che nessuno lo scopra: le sue riprese saranno più vive, ed egli potrà giungere dove il professionista si arresta bloccato da difficoltà materiali od economiche. « JVotz si creda che per un bel documentario sia necessario andare nel Mato Grosso o nel cuore dell'Africa — dice Canonica. — Anche sotto casa si può scoprire qualcosa di estremo interesse. Basta avere spirito di osservazione ». Questa è la unica cosa che nessun cine club può insegnare. Girare 11 mondo con l'occhio incollato al mirino della cinepresa non basta. L'obiettivo migliore è sempre la nostra sensibilità. Roberto Giardina

Luoghi citati: Cannes, Italia, Montecatini, Siena, Spagna, Torino