La sedicenne di Cossato (rapita e violentata) rifiuta le nozze «riparatrici» con il seduttore di Giorgio Lunt

La sedicenne di Cossato (rapita e violentata) rifiuta le nozze «riparatrici» con il seduttore A colloquio con la vittima di La sedicenne di Cossato (rapita e violentata) rifiuta le nozze «riparatrici» con il seduttore Il responsabile dell'episodio (un immigrato di 23 anni) è in carcere con tre parenti - La giovane narra: « Eravamo fidanzati, ma io lo lasciai. Una sera, con la forza, mi fece salire sull'auto, mi portò in una cava e mi seviziò. Erano presenti due suoi cognati: ridevano» - Poi la ragazza venne condotta sull'Adriatico e tenuta prigioniera: volevano estorcerle il consenso al matrimonio - Ma, appena libera, denunciò il fatto alla polizia (Dal nostro inviato speciale) Biella, 27 luglio. Dal carcere di Biella — dove è rinchiuso insieme col padre e i due cognati — Rocco Mariano ha scritto una lunga (e sconclusionata) lettera alla sedicenne Giuseppina Sileo, da lui « rapita », violentata e tenuta prigioniera una decina di giorni per in- durla a sposarlo. Il muratore ventitreenne di Ruoti (Potenza) continua a definire « fidanzata » la ragazza, la supplica di andarlo a trovare e di farlo rimettere in libertà. Speranza inutile, perché Giuseppina e i genitori sono ter piamente decisi a vendicare — affidandosi alla legge, non alla pistola o al coltello, secondo i barbari sistemi in vigore in certe zone del Sud — il gravissimo ultraggio inferto all'onore della giovinetta e della sua famiglia. La squallida vicenda ebbe inizio la sera dell'll luglio. Ce la rievoca la stessa vit tima, nella casetta della frazione Mora di Cossato, dove abita con il padre Domenico di 36 anni, la madre Carmela Zuccarella, trentacinquenne, tre fratellini e una sorellina. «Io e Rocco — spiega — ci siamo conosciuti un paio d'anni fa. Siamo compaesani, ma io sono cresciuta in Piemonte e ho imparato a non considerarmi una specie di schiava, pronta a chinare la testa anche di fronte alle pretese più ingiuste e ridicole Un anno fa ci eravamo fidanzati ufficialmente. Gli volevo bene, ma a poco a poco ho capito che la vita con lui sarebbe stata un inferno ». « Era geloso in modo intollerabile, non voleva che andassi dalla pettinatrice, mi proibiva perfino di uscire con mia madre. In primavera l'ho lasciato. Non ha fatto troppe storie, forse si sarebbe rassegnato a non cercarmi più. Suo padre, invece, non ci dava requie. Veniva in casa ad insistere, a minacciare. Per non dare un dispiacere ai miei, ho accettato di riprendere il fidanzamento. Le cose non cambiavano, ho dovuto troncare di nuovo, questa volta per sempre ». Giuseppina non parla volentieri della drammatica avventura di cui è stata protagonista. Il ricordo è troppo recente e penoso, tuttavia finisce per sfogarsi con noi, chiamando a testimone la madre sulla verità di quanto afferma. « Quella sera ero rimasta fino alle 22 nella filatura dove lavoro. Mio padre veniva sempre a prendermi, quella volta era rimasto a casa perché il padre di Rocco (era di lui che avevamo paura, non del mio ex fidanzato) era partito per il paese. Mentre m'incammino verso la borgata, arriva una "1100". Scendono il Mariano e i suoi cognati Vito Nardiello e Giuseppe Potenza. Mi costringono a salire nella macchina, mi portano in una cava in mezzo alla campagna. Piango, supplico, mi dibatto. Niente da fare. Mi minacciano di ammazzarmi, di sterminare anche la mia famiglia. Rocco mi getta a terra, approfitta del terrore che mi paralizza. I cognati assistono ridendo, mi scherniscono: "Tuo padre non c'è, stasera. Adesso che sei disonorata dovrai sposarlo per forza, il tuo Rocco" ». Scarmigliata, gli abiti in disordine, tremante di paura e di odio. Giuseppina spera soltanto che la riconducano a casa. Invece l'aggressore e i complici partono verso l'autostrada, con la loro preda. La ragazza ha perduto le scarpe, nessuno si preoccupa di cercarle. « Ero stordita, ad un certo punto devo essere svenuta. Lungo l'autostrada la macchina s'è fermata per un guasto, siamo scesi e andati a piedi fino ad un vicino casello. Ho visto una pattuglia della polizia, stavo per gridare che mi liberassero. Rocco ha capito le mie intenzioni, mi ha afferrata rinnovando le minacce più atroci ». Sembra impossibile che episodi simili capitino in una regione civile, lungo una strada percorsa dal traffico anche di notte. Comunque, Giuseppina assicura di non aver avuto modo di sottrarsi ai rapitori, di dare l'allarme. 1 quattro arrivano a Ravenna, si fermano presso uno zio del Mariano. Alla sera rapitore e rapita dormono in un albergo, senza che il proprietario si preoccupi di chiede re i documenti alla ragazza « Per far credere alla gente che ero sua moglie, mi ha comperato una " fede ", insieme ad un vestito e una I borsetta ». Da Ravenna si j spostano a Cervia, in casa di I altri parenti del giovane. Giuseppina — sempre secon- \ do la sua versione — si rende conto di essere in balìa di Rocco e dei cognati. Finge di acconsentire al matrimonio, purché ne vengano I informati i genitori. Dopo qualche giorno arriva a Cervia il padre. Rocco cerca di scappare in auto. Poi c'è una « spiegazione » piuttosto burrascosa, Domenico Sileo si rassegna a ripartire da solo per Cossato Con la promessa che Giuseppina gli sarà riconsegnata il giorno successivo. Il 20 luglio Rocco e la prigioniera sì rimettono in viaggio, la sera stessa sono a Cossato. Forse Rocco comprende di essersi caccuito in un guaio; per sventarlo invita Giuseppina ad andare con lui dai carabinieri. Se è vero che accetta le nozze, basterà che ló confermi per iscritto davanti al brigadiere e tutto andrà a posto. In caserma avviene invece il colpo di scena. Giuseppina non solo rifiuta di sposare il seduttore, ma racconta quello che è successo. Rocco Mariano è trattenuto in arresto, poco dopo lo seguono in cella i cognati. L'inchiesta coinvolge anche il padre del gio vane. Francesco Mariano, 58 anni, che pare sia stato l'istigatore del ratto e il più accanito persecutore dei Sileo dopo l'« affronto » latto al j falii). i L'altro giorno Francesco Mariano era andato alla Procura della Repubblica per ottenere un colloquio con il figlio. Il magistrato, dott. Tacconi, aveva già spiccato l'ordine di cattura e l'uomo è stato subito trasferito alle carceri. Giuseppina e i genitori — come abbiamo detto — non si lasciano commuovere né intimorire dai Mariano. « Ci hanno perfino offerto dei soldi — dice la ma óre della ragazza —. in cambio del ritiro della denuncia e delle nozze riparatrici. Ma nulla ci farà tornare indietro. Quello sciagurato ci h? rovinato l'esistenza, è giusto che paghi le sue colpe insieme a quelli che gli hanno tenuto mano ». Giorgio Lunt La sedicenne Giuseppina Sileo racconta- la drammatica vicenda del suo rapimento vissuta nei giorni scorsi