Gli aerei non hanno più spazio per atterrare negli Stati Uniti
Gli aerei non hanno più spazio per atterrare negli Stati Uniti Qualche volta capita che debbano attendere un'ora per poter scendere Gli aerei non hanno più spazio per atterrare negli Stati Uniti L'anno scorso la congestione del traffico è costata alle Compagnie oltre 17 miliardi di lire - All'aeroporto Kennedy di New York il ritardo medio è di 20 minuti - Lo scalo O'Hare di Chicago ha raggiunto il ritmo di un arrivo o di un decollo ogni 43 secondi Tra poco più di un anno, dice un esperto, è da temere la saturazione completa (Nostro servizio particolare) New York, 26 luglio. Tra poco più di un anno l'aeroporto Kennedy, uno dei tre di New York e quello dove fanno scalo tutti i voli provenienti d'oltre Atlantico, raggiungerà la completa saturazione. Allora potrà accadere che gli aerei che dovrebbero atterrare non potranno farlo — neanche aspettando un'ora o più come già accade qualche volta — per mancanza dì spazio a terra e gli aerei in partenza non riceveranno il permesso per il decollo, a causa dell'eccessivo affollamento del cielo. Questo grido d'allarme è lanciato da Oscar Bakke, direttore per il settore orientale dell'Ente Federale per l'Aviazione ed è raccolto dalla rivista « Business Week » che dedica nel suo ultimo numero un ampio servizio ai problemi del traffico aereo. Molte città americane stanno ampliando le installazioni già esistenti, ma ciò è solo una goccia in un mare di necessità: occorrono buona volontà e finanziamenti adeguati, due cose — dice «Business Week » — che spesso mancano. Sarebbe necessario un più massiccio intervento del Governo federale e già si parla di due o tre miliardi di dollari (da 1250 a 1875 miliardi di lire) da investire, entro il 1971 nella costruzione di nuovi aeroporti. Nel 1966, afferma Oscar Bakke, nei 23 più grandi aeroporti americani i ritardi dovuti alla congestione del traffico sono costati complessivamente alle compagnie circa 28 milioni di dollari (17 miliardi e mezzo di lire), spesi per la maggior parte per gli straordinari del personale e per il carburante consumato volando sulle città in attesa di un «posto libero». All'aeroporto Kennedy il rì: tardo medio è di 20 minuti, ma tra 18 mesi potrà anche raddoppiare. Naturalmente, sì tratta di ritardo medio: molti voli che arrivano o partono a metà giornata o a tarda sera sono in perfetto orario, ma quelli delle ore dì punta — dalle 16 alle 20 — subiscono ritardi notevoli, specialmente se le condizioni atmosferiche non sono buone. Il movimento di altri grandi aeroporti americani ha raggiunto limiti insuperabili. L'anno scorso, allo scalo O' Hare di Chicago si sono re¬ gistrati 540.000 decolli o attcrraggi; ciò significa che, senza contare ì 43 giorni di sciopero, ogni 58 secondi partiva o arrivava un aereo, per ventiquattr'ore su ventiquattro. E recentemente l'O'Hare ha raggiunto la punta massima di traffico giornaliero, con oltre 100.000 persone e un atterraggio o un decollo ogni 43 secondi. Per l'O'Hare e gli altri aeroporti di Chi¬ cago, così come per l'aeroporto internazionale di Los Angeles (400 mila voli nel 1966). sono previsti lavori per varie centinaia dì miliardi in modo da metterli in condizione di sostenere un traffico di 40 o 50 milioni di passeggeri all'anno, quando entreranno in servizio i grandi supersonici ed i «Jumbo jets ». c. n.
Persone citate: Hare, Kennedy, Oscar Bakke
Luoghi citati: Chicago, Los Angeles, New York, Stati Uniti
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