Franco Balmamion, il corridore al quale sempre «tutto va bene»

Franco Balmamion, il corridore al quale sempre «tutto va bene» Franco Balmamion, il corridore al quale sempre «tutto va bene» Il ventisettenne ciclista di Noie Canavese domenica ha concluso il Tour al terzo posto, dopo essersi piazzato secondo al Giro d'Italia - Tranquillo, ma non "musone", conosce i suoi limiti e si batte con intelligenza - E' raro sentirlo protestare: nella corsa francese ha agito nei confronti di Gimondi con correttezza - Ora è impegnato all'estero in una tournee Al Tour, la sera di Pau. Il Giro di Francia, in pratica, è deciso. Gimondi, sui Pirenei, per colpa di un'indisposizione, ha dato un addio a tutte le speranze di trionfo e Pingeon, invece, ha tenuto duro, Pingeon ha conservato la maglia gialla ed è ormai quasi sicuro d'aver vinto la corsa. E' sera tardi, davanti all'albergo che ospita gli azzurri della « Primavera » — la seconda squadra italiana — incontriamo Nencini, direttore sportivo della nostra formazione B. Si parla della corsa, si parla, naturalmente, di Gimondi. E Nencini- « Se non ci fosse stato lui, forse Balmamion sarebbe riuscito ad imporsi ». La frase è accolta dal silenzio degli astanti. Nencini si anima e prosegue. « Si, proprio così, Balmamion si è infilato in un paio di fughe che avrebbero potuto essere buone e sono stati i nazionali italiani ad inseguire ». Il toscano prende un boccone di fiato. Ripensa a quel che ha detto e precisa: « Intendiamoci, si chiacchiera per passar il tempo, proprio non intendo crear delle polemiche. Ciascuno fa la sua gara ed è giusto che sia così. Piuttosto credo sia certa una cosa: se Balmamion e Gimondi avessero corso per gli stessi colori, ecco, allora, Franco sarebbe stato in grado di vincere il Tour. Avrebbe potuto essere il nostro Pingeon, ecco tutto ». Nencini, quella notte, forse aveva ragione. Perché Balmamion, con l'aiuto di un po' di fortuna e con l'appoggio di ima squadra capitanata da uno dei favoriti della corsa, sarebbe magari'riuscito a centrar bersaglio, mettendo a profitto una di quelle azioni a sorpresa che talvolta sanciscono il risultato quando meno lo si aspetta, così come è successo a Roger Pingeon. Date a Balmamion sei minuti di vantaggio in una prova a tappe. E Balmamion starà al gioco. Né più e né meno dell'atleta francese che, cogliendo al volo l'occasione, ha trionfato superando fior di campioni. Balmamion non ha le doti del fuoriclasse. Ma è duro, tenace, furbo quanto basta per sfruttare una ormai lunga esperienza. Non è l'atleta destinato a suscitar entusiasmi travolgenti a furor di grandi imprese. Ma Poulidor, qualche giorno fa, ci diceva di lui: «E' incredibile-. Il gruppo va tranquillo a venticinque all'ora e nessuno si accorge che Balmamion esista. Però, non appena il gruppo si agita, e si imbastisce una fuga e le acque si muovono, allora ti volti e ti trovi Balmamion a ruota, che ti guarda con quel suo volto sornione e tranquillo ». Franco è canavesano, ha del piemontese il carattere chiuso, tanto da apparir quasi scontroso. L'atteggiamento del divo, che conosce l'arte di farsi pubblicità da solo, lo sconcerta. Nel mondo dello sport, esistono atleti che hanno combinato poco o nulla addirittura e che sono famosi. Hanno la parola facile, il sorriso pronto a fiorir sulle labbra, sanno capitar a tiro dei giornalisti per offrir la battuta scherzosa o l'episodio inedito. Balmamion si stringe nelle spalle. Se trova un interlocutore che discute con lui, risponde a monosillabi; la scorsa settimana, Fernand Albaret, sull'« Equipe » si è dichiarato sconfitto. Ha scritto d'aver sottoposto una serie di quesiti al corridore di Noie. E si è trovato con una serie di risposte tutte uguali, all'insegna della più grigia monotonia. Franco aveva ritenuto le domande ben poco interessanti e s'era sbrigato a liquidare l'intervista con poche parole. Il giorno dopo, un altro collega francese, incuriosito, ci chiese la cortesia che lo accompagnassimo da Balmamion. Combinò un appuntamento per il pomeriggio, alla fine della tappa. Balmamion si fece trovare non in camera, disteso a letto, ma nella « hall » dell'albergo. I due si scoprirono interessi comuni, ne fiorì, per il nostro collega un servizio curioso, divertente, fuori dall'ordinario. Perché Balmamion è riservato sì, ma non « musone ». E, se la gente, se la massa dei tifosi non lo acclama con il clamore riservato ad altri ciclisti meno forti di lui, non s'arrabbia. Ha vinto due Giri d'Italia nel '62 e nel '63 e ci fu chi sostenne che erano Giri d'Italia di poco conto, proprio perché era stato Balmamion a vincerli. Poi, ha pa tito un paio di stagioni in sordina. Ma, nel '67, pur non più giovanissimo (ha 27 anni, ormai) è finito secondo al Giro d'Italia e terzo al Tour. Qualcuno s'arrabbia, qualcu¬ on intelligenza, sfruttando utto lo sfruttabile. Perché precar energie sulle rampe el Puy-de-Dòme, quando c'è, 'ultimo giorno, la tappa a ronometro? E' nella tappa a ronometro che Balmamion gioca le sue carte. E, da quaro in classifica, diventa terzo. Ed i francesi battono le mani a quell'italiano dal volto strano da orientale, a quell'itaiano silenzioso che, però, e empre con i primi. Adesso, Balmamion è in giro per l'Europa a trarre i rutti del suo buon piazzamento, in una serie di riunioni. Tornerà in Italia sabato per disputare domenica l campionato italiano, poi andrà di nuovo oltre frontiera a correre altre kermesses. Ragazzo di buon senso, senza alse pretese, senza dichiararionl reboanti, sbriga il suo dovere con la semplicità dele persone serie. Non era facile, per lui, questo Tour. L'avevano promosso capitano della seconda squadra italiana e, in modo più o meno evidente, in molti lo invitavano a schierarsi agli ordini della « Nazionale », per aiutare Gimondi. Il regolamento mpediva simili alleanze, che, se si fossero verificate, avrebbero causato grossi guai. Un altro corridore, approfittando della situazione, si sarebbe asciato tentare ed avrebbe detto chissà che cosa, in un senso o nell'altro, prò o conro Gimondi. Balmamion, invece, non ha perso la sua proverbiale tranquillità. Ha fatto la sua corsa, com'era giusto. Ma, nel tempo stesso, non ha pestato i piedi a nessuno. Non sarà un fuoriclasse. Però è una persona per bene. Ed i quattrini che guadagna, se li merita, uno per uno, a forza di pedalate che costano fatica e sudore. Con l gusto di scender di sella e di rispondere a chi vorrebbe chissà che dichiarazioni esplosive: «Grazie, tutto va bene ». Gigi Boccacini Franco Balmamion, uno dei corridori italiani più regolari

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