II fìtto programma di Locarno non dà tregua ai critici del cinema di Gigi Ghirotti

II fìtto programma di Locarno non dà tregua ai critici del cinema II fìtto programma di Locarno non dà tregua ai critici del cinema Si inizia alle 8,30 con le «retrospettive» - Nel primo pomeriggio, i documentari - Alle 17, le pellicole «sperimentali» - Alla sera, la proiezione di gala (Dal nostro inviato speciale) Locamo, 25 luglio. Ombrello in pugno, impermeabile con il bavero rialzato, ogni sera si va al cinema. Il Festival internazionale cinematografico di Locamo è un festival laborioso: s'incomincia al mattino, alle otto e mezzo precise, in una sala della città, con qualche buon vecchio film da rivedere, alle dieci, puntuali, ci aspettano in un'altra sala i film della retrospettiva sovietica: tutti in lingua originale, si capisce, e niente sottotitoli. Si sa come disturbano e guastano la purezza delle immagini le didascalie. Nel pomeriggio incalzano alle ore 15 i documentari,. alle 17 gli « sperimentali » e finalmente alle ore 21,30 si arriva al (i pezzo grosso » della giornata. Lo schermo panoramico del parco, al cospetto del lago (grandi alberi frondosi fan da sentinella allo schermo, sullo sfondo le montagne si disegnano nere nell'ombra) si accende, per la proiezione di gala. Per tutto il pomeriggio tecnici diligenti hanno lavo rato a mettere a punto le loro attrezzature. Si sono provati 1 suoni, le voci, le luci: tutto è finalmente a posto precisa, dietro la gobba scura delle, montagne comincia un tempestoso brontolio, le luci del temporale schiantano il cielo,- e. subito un rovescio d'acqua si riversa e mette il Festival in fuga, con le sue bobine, con i suoi affezionati, i suoi tecnici e i suoi organizzatori con l'ombrello aperto. Non c'è la giuria: il Festival di Locamo, come sapete, non premia e non boccia nessuno, è solo un'accademia, una pregevole e austera rassegna di valori cinematografici, un ciclo di esperienze culturali e filmiche di alto valore artistico e spirituale. Prendiamo le cinematografie dell'Est. Grqndano lacrimile, traboccano di buoni sentimenti. Oggi abbiamo visto un patetico film ungherese, Apa (« Il padre »). diretto da Istvan Szabo, che racconta la storia di un orfano che dolorosamente scopre, dopo molti anni di dolci illusioni, che il proprio padre era, dopo tutto, solo un brav'uomo, semplice, schivo, onesto, ma senza quell'alone d'eroismo che nel racconto della madre e nella fantasia del figlio si era formato intorno alla sua figura. Altri film del calendario locarrtese di quest'anno: Cuore "?J mamma ! finalmente a posto stanno: Cuore ? mammaSi parte. Ecco, in quell'ora! (Urss), La vergine miracolo¬ sa (Polonia) (nulla che vedere con la storia sacra), I martiri dell'amore -(Cecoslovacchia), Il sogno (Jugoslavia), Tenerezza (Urss), Il primo maestro (Urss). Per domenica, in « fuori programma », Il ritorno del figliol prodigo, di Evald Schorm (Cecoslovacchia), un film che è arrivato fortunosamente a Locamo e che non uscirà mai (quasi di sicuro) per gli schermi del mondo: ih esso, infatti, si descrive un fenomeno di alienazione, la fine dell'uomo, nel suo passato e nei suoi sentimenti, negli ingranaggi della società socialista. Vedrà mai il pubblico normale questi film, nei quali vibrano gli accenti d'una profonda umanità, per tanti anni negletta, respinta, persino, a volte, condannata nel cinema e nella vita, come pericoloso residuato borghese? Gli organizzatori del festival di Locamo ne dubitano, ne dubitano gli stessi autori, che qui arrivano alla spicciolata, evitando i clamori della pubblicità, paghi soltanto d'aver trovato udienza in quest'angolo di ascetismo cinematografico che impropriamente continua a fregiarsi del titolo di festival. Gigi Ghirotti

Persone citate: Istvan Szabo

Luoghi citati: Cecoslovacchia, Jugoslavia, Locarno, Polonia, Urss