Colloqui politici col presidente turco Incontro per l'unità con Atenagora di Francesco Rosso

Colloqui politici col presidente turco Incontro per l'unità con Atenagora Colloqui politici col presidente turco Incontro per l'unità con Atenagora Il Papa è arrivato alle 10 all'aeroporto; erano ad attenderlo il Capo dello Stato turco e il governo al completo - Subito dopo l'auto del Pontefice, con mezzaluna e chiavi di S. Pietro, raggiunge la Nunziatura - Breve sosta tra i fedeli nella Cattedrale di Santo Spirito e lo scambio di visite col Presidente turco - L'escursione in battello sul Bosforo: Paolo VI e Sunay hanno conversato a lungo - A sera il commosso abbraccio col patriarca Atenagora: «Abbiamo ritrovato insieme il Signore», ha detto il Papa (Dal nostro Inviato speciale) Istanbul, 25 luglio. Puntualissimo, alle dieci, il quadrigetto su cui viaggiava Paolo VI ha arrestato i motori dinanzi all'edificio centrale dell'aeroporto di Istanbul, lo scalandrone è stato accostato'al portello e, accolto degli applausi del pubblico che affollava le terrazze, il Papa, in tonaca bianca e mantello scarlatto, si è affacciato con le braccia benedicenti a guardare per la prima volta questa terra di Turchia in cui sono così copiosi e solenni i ricordi, le vestigia, le tradizioni della chiesa cristiana delle origini. Il Presidente della Repubblica, Ccvdet Sunay, accompagnato dal primo ministro Suteyman Demirel, si è recato ai piedi dello scalandrone per porgere il benvenuto al Pontefice, poi, seguiti da un piccolo corteo, il Capo dello Stato turco ed il Papa hanno preso posto su una bassa pedana al centro del piazzale dove hanno ascoltato l'esecuzione degli inni nazionali durante la quale Paolo VI sì è tolto lo zucchetto di seta bianca rimanendo a capo scoperto. La cerimonia non aveva nulla di diverso da quella riservata ai Capi di Stato: la banda, in giacca scarlatta, calzoni neri e colletto bianco, dava una gaia nota di colore fra gli abiti scuri dei diplomatici e le uniformi grigiazzurre dei soldati che presentavano le armi. Qualcuno ha notato che il protocollo aveva organizzato le cose in modo, singolare, ìl Presidente della Repubblica, ad esempio, aveva presentato per prima tutto il governo al Papa, poi il corpo diplomatico e consolare, ed in ultimo il patriarca Atenagora e le altre gerarchie ecclesiastiche, tra le quali il patriarca armeno Batania ed il patriarca melechita Tapuni, entrambi con un grande velo di seta scarlatta sull'alto berretto prelatizio nero, ed il gran rabbino di Istanbul in toga e tocco neri orlati di viola. Comunque, anche se per ultimo, Atenagora è stato calorosamente abbracciato da Paolo VI ed i due Pontefici, che non si rivedevano da Gerusalemme, sono rimasti per alcuni istanti con le mani nelle mani scambiandosi frasi che la lontananza non ci ha consentito ! Paolo VI arriva all'aeroporto di Istanbul accolto dal presidente turco Cevdet Sunay (Teletoto « Ansa ») di afferrare. Ma non c'è da trarre maliziose conclusioni sulle disposizioni del protocollo né si devono prendere troppo sul serio le interpellanze fatte ancor ieri al Senato sull'opportunità che il governo turco abbia invitato il Pontefice dei cattolici in un paese musulmano. Il ministro degli Esteri ha risposto affermando che « la visita di Paolo VI riveste una importanza particolare per la Turchia, ed il prestigio del Paese non sarà certo compromesso durante la presenza dell'ospite gradito ». C'è però da osservare che il governo turco ha disposto le cose in modo che l'aspetto religioso del viaggio di Paolo VI passi un po' in sottordine ed abbia rilievo essenziale quello polìtico Ed è comprensibile che avvenga così, se si pensa che^la Turchia è un paese di religione musulmana, ed il governo si professa agnostico sui problemi della fede: la presenza del Pontefice cattolico ha generato non poche polemiche sui giornali, nell'opinione pubblica turca, ed anche in parlamento, polemiche dissipate però dalla presenza del Capo dello Stato e del Consiglio dei ministri al completo. Terminati gli inni, il Pontefice, accompagnato dal Presidente della Repubblica, ha passato in rassegna lo schieramento militare che rendeva gli onori. Tornati sulla bassa pedana, il Pontefice ed il Capo dello Stato turco si sono scambiati brevi discorsi dì cortesia e saluti, quindi si è formato il. corteo pontificio, mentre quello presidenziale prendeva una direzione diversa. L'automobile del Pontefice, su cui sventolavano il rosso orifiamma turco con mezzaluna e stella gialla, e quello Vaticano bianco e giallo con le chiavi di San Pietro sormontate dal triregno, si è diretta alla sede della Nunziatura apostolica, in via Olcek 87. La pavimentazione stradale era stata terminata ieri sera, e la bitumazione si scioglieva sotto il sole caldissimo. Il Pontefice è entrato rapidamente nel basso e modesto edificio, dinanzi al quale sostava una piccola folla. Dalle case vicine, grappoli di persone pendevano dalle finestre per assistere all'inconsueta visione, e benché fossero musulmani, hanno applaudito a lungo il Papa. Dopo un brevissimo riposo, ed una conversazione con le gerarchie cattoliche presenti, tra cui i cardinali Tisserant, Cicognanì, il nunzio apostolico monsignor Zupi e monsignor Dell'Acqua, il Papa è nuovamente uscito e, percorsi a piedi cinquanta metri di strada, si è recato nella cattedrale di Santo Spirito per un incontro con i fedeli di Istanbul. Cori e suoni d'organo hanno salutato il suo ingresso nella chiesa. Seduto su un tronetto posto dinanzi all'altare. Paolo VI ha rivolto una breve allocuzione in francese, ricordando quanto aveva fatto Benedetto XV. di cui c'è un grande monumento bronzeo dinanzi al sagrato, per alleviare le sofferenze provocate dalla prima guerra mondiale, e ricordando quanto aveva fatto Giovanni XXIII in Turchìa quando venne come nunzio apostolico. Poi, mettendo in evidenza lo scopo principale del suo viaggio, egli ha detto: « Aiutateci tutti nella grande opera, che è stata uno dei motivi determinanti di questo viaggio, la ricomposizione della unità cristiana. Voi ne sentite qui più che altrove la necessità, e ne vedete più degli altri i progressi ». Ancora salutato da applausi. Paolo VI è uscito dalla cattedrale e, salito in automobile, si è recato a rendere vìsita al Capo dello Stato nella sontuosa dimora alta sul Bosforo, dove un tempo i sultani trascorrevano l'estate. Parte in muratura e parte in legno, il palazzo di Yildiz rivela il gusto dell'esotico che ave¬ vano gli antichi monarchi ottomani, una commistione di stili tra l'orientale ed il floreale. Sfilate di saloni tappezzati in damaschi azzurri, rossi, d'oro, poi, in fondo ad una lunga galleria sorretta da snelle colonnine di legno, il salone dei ricevimenti, anch'esso di stile composito, un po' moresco, un po' liberty. Su un divano in damasco celeste a fiori chiari e legni dorati, il Papa ed il Capo dello Stato turco hanno posato per i fotografi, a lungo, quindi hanno pronunciato discorsi che avevano allusività politiche ben dissimulate. Il Papa, dopo avere ringraziato per le accoglienze ricevute, ha ricoidato l'opera svolta da Giovanni XXIII per migliorare ì rapporti tra il Vaticano e la Turchia, ed il gesto fatto due anni or sono dal Vaticano della restituzione alla Turchia della bandiera di Lepanto, un segno, ha detto, che i dissensi del passato erano finiti e che egli, messaggero dì pace, intende intrattenere, specie con la Turchia, « relazioni improntate all'amicizia più sincera e cordiale ». Poi ha parlato dei ricordi, delle vestigia, dei monumenti storici che la Turchia conserva in questi luoghi che ricordano ai cristiani le lettere di San Paolo ed i numerosi Concila ecumenici ed ha lodato la moderna Turchìa per gli sforzi che compie per valorizzare questi segni della religione cristiana. Il Pontefice è poi tornato alla Nunziatura per il pranzo ed un breve riposo. Alle 15.30 si è recato all'imbarcadero di Dolmanbahce sul Bosforo e, salito su un panfilo messo a sua disposizione dal governo turco, ha compiuto un giro lungo il favoloso scenario dominato dalle più celebri moschee dell'islamismo. La gita sul Bosforo aveva, però, solo apparentemente carattere turistico, in realtà è stata l'occasione per una conversazione di un'ora tra il Papa ed il Presidente della Repubblica turca. Fino a questo momento non si sa che cosa si siano detti nel colloquio privato cui ha partecipato anche il ministro degli Esteri, ma non è dif ficile immaginare che la crisi del Medio Oriente ed i luoghi santi di Palestina siano stati gli argomenti del colloquioRitornato all'approdo, Paolo VI è salito in automobile e, accompagnato dal mini- ! stro degli Esteri, si è recato a visitare il palazzo Topkapì, l'antico Serraglio, residenza dei sultani sul Bosforo, ora trasformato in museo nel quale sono raccolte preziose collezioni di gioielli, soprattutto di smeraldi dì valore inestimabile. Nel giardino dell'ex Serraglio, una banda in costumi antichi ha eseguito per il Pontefice un concerto particolare, una Mehter, la musica che con ritmo scattante precedeva i soldati dell'impero ottomano. Dal palazzo Topkapì, il Pontefice si è recato alla basilica di Santa Sofia, la celebre chiesa fatta costruire dall'imperatore Giustiniano intorno al 540, poi trasformata in moschea quando gli ottomani conquistavano Costantinopoli e declassata infine a museo nel 1935 da Kemal Ataturk. La basilica, ornata di preziosi mosaici bizantini, è sconsacrata, ma Paolo VI si è fermato dove anticamente sorgeva l'altare e, inginocchiatosi, ha sostato in preghiera. Tornato alla Nunziatura per mutare l'abito talare, indossati il rocchetto bianco e la mozzetto di seta scarlatta, si è recato al Patriarcato ortodosso per visitare Atenagora. La scena aveva tutto lo sfarzo d'Oriente, coi vescovi ed i diaconi ortodossi rivestiti di cotte, stole e piviali di sete preziose ricamate d'oro, assistiti da popi che reggevano candelabri d'argento con candele accese. Il Papa ha salito i pochi scalini tra la folla plaudente ed è entrato nel breve giardino su cui si affacciano la cattedrale di San Giorgio e la sede del Patriarcato. Sulla soglia della chiesa lo attendeva il patriarca Atenagora, che lo ha abbracciato con calore, mentre all'interno il coro intonava il solenne Te Deum. Nella cattedrale sfavillante di luci, tra il clero orante, il Papa, ed il Patriarca ortodosso hanno messo un'altra pietra sull'edificio del riaccostamento delle Chiese. In una breve allocuzione, il Pontefice ha voluto sottolineare il significato di questa visita ricordando l'incontro che egli ebbe col Patriarca ortodosso a Gerusalemme. « Allora Vostra Santità — ha detto il Papa — ebbe a dichiarare: "avendo cercato di ricongiungerci l'uno all'altro, noi abbiamo ritrovato insieme il Signore". Ci ritroviamo di nuovo insieme per scambiarci il bacio della carità fraterna». Soffermandosi sulla identità della fede. Paolo VI ha aggiunto: « I punti sui quali divergiamo non devono impedirci di percepire questa unità profonda. » Mentre Paolo VI aveva pronunciato la sua breve allocuzione in francese, Atenagora ha risposto, in greco. Per troppo tempo, egli ha detto, siamo stati divisi ed ostili, e senza una vera causa che giustificasse questa separazione. Inglesi o francesi, americani o italiani, greci o russi, tutti siamo uniti dalla stessa fede in Cristo. Egli ha, cioè, sottolineato l'urgenza della riunificazione delle Chiese, cattolica ed ortodossa. Subito dopo Paolo VI, preceduto da Atenagora, è salito al secondo piano del Patriarcato dove nello studiolo disadorno che ho già descritto con l'intervista ad Atenagora, il Pontefice di Roma e quello di Istanbul sono rimasti a colloquio privato. Poco dopo, il Pontefice è tornato alla Nunziatura, dove Atenagora gli Ita restituito la visita. Al termine della cerimonia, partito Atenagora e le gerarchie ecclesiastiche che gli avevano fatto visita. Paolo VI sì è ritirato nel suo appartamento al primo piano della Nunziatura, e verso le 21 ha pranzato nella saletta spoglia come un refettorio monastico. Domani mattina alle 7,30, dopo aver celebrato la Messa nella chiesa cattolica di Sant'Antonio, il Papa renderà vìsita al Patriarca gregoriano, quindi si recherà direttamente all'aeroporto di Istanbul dove il Presidente della Repubblica ed i ministri andranno a salutarlo. Alle dieci, a bordo di un aereo messo a sua disposizione dal governo turco, egli partirà per Smirne da dove proseguirà per Efeso. Francesco Rosso