La concorrenza mondiale impone un salto di qualità all'industria

La concorrenza mondiale impone un salto di qualità all'industria Il presidente della Fiat alla Commissione della Camera La concorrenza mondiale impone un salto di qualità all'industria L'Italia è di fronte a scadenze decisive: dal lc luglio 1968 abolizione delle dogane nel Mec; dal 1969 riduzioni tariffarie previste col « Kennedy round » - Molti settori (aerospaziale, elettronico, nucleare), sono inadeguati ad un Paese evoluto - Oggi la « novità », afferma il dott. Agnelli, è l'elemento determinante per la conquista dei mercati - La programmazione prevede nel 1970 per la ricerca IT/o del reddito nazionale: è poco - Nel 1966 la Fiat ha dedicato alla ricerca oltre 38 miliardi, pari al 3,750Zo del fatturato - Tre problemi fondamentali: legislazione sui brevetti, finanziamento pubblico della ricerca e agevolazioni fiscali per le spese delle aziende a questo scopo (Nostro servizio particolare) Roma, 20 luglio. La Commissione Industria della Camera, per iniziativa del suo presidente Antonio Giolitti, sta conducendo da alcuni mesi un'indagine sui rapporti fra ricerca scientifica e produzione industriale in Italia. Nel quadro di quest'indagine vengono chiamati a testimoniare dinanzi alla Commissione i dirigenti delle maggiori imprese pubbliche e private. Oggi è stato interrogato il presidente della Fiat, dott. Giovanni Agnelli. Prima d'illustrare l'attività svolta dalla Fiat, Agnelli ha parlato del problema generale della ricerca in Italia. Si tratta di un problema d'importanza decisiva in un periodo come l'attuale in cui ci si trova di fronte a scadenze come il completamento dell'unione doganale fra i paesi del Mec (V luglio 1968) e l'inizio (1969) delle riduzioni tariffarie concordate in sede di Kennedy round. L'integrazione in mercati sempre più ampi darà luogo ad una concorrenza sempre più acuta che potrà essere affrontata solo con uno sforzo concorde fra operatori economici e uomini politici. « Gli operatori economici italiani — ha detto Agnelli — hanno in primo luogo da risolvere il problema della produttività delle loro aziende per portare la nostra industria al livello degli altri Paesi del Mec e degli Stati Uniti; mentre forte è ancora il divario tra settori diversi dell'economia italiana, alcuni dei quali (come quelli dell'industria aerospaziale, dell'elettronica e nucleare) sono ancora inadeguati alle esigenze di un Paese evoluto. Gli uomini politici, a loro volta, devono prendere cognizione che un complesso di fenomeni nuovi investe l'economia italiana e la obbliga ad un salto di qualità ». Bisogna rendersi conto che la ricerca scientifica applicata è oggi alla base dell'innovazione e che questa, da fatto eccezionale, è diventata la caratteristica principale dell'industria contemporanea. La novità, ha osservato Agnelli, è sempre più « elemento determinante nella conquista del mercato: tra i prodotti oggi venduti, due su cinque non hanno più di tre anni di vita e nel 1970 il rapporto salirà a tre su cinque. Un cosi accelerato invecchiamento dei beni prodotti è stato prima effetto, in seguito cau- sa ed effetto dell'eccezionale incremento delle spese di ricerca applicata che si constata nei maggiori Paesi industrializzati ». In Italia, si è tardato troppo ad avvertire l'importanza della ricerca applicata; solo nel 1956-60 ci si cominciò ad occupare di due temi generali come l'energia nucleare e l'automazione. Solo nel 1962, Ita ricordato Agnelli, « la ricerca scientifica viene a far parte del più ampio discorso della programmazione ec lomica: e ciò costituisce un notevole risultato ». Ma sarebbe pericoloso ritenercene paghi, per vari motivi. Anzitutto, perché la quota di reddito nazionale programmata per la ricerca nel 1970 sarà dell'l'/c, cioè di gran lunga inferiore a quella che sarà dedicata ad esempio da Francia e Germania. Questo divario percentuale avrà conseguenze negative sia sullo sviluppo dell'industria nazionale, sia sulla partecipazione dell'Italia ad una politica comunitaria della ricerca. Inoltre, ha proseguito Agnelli, « una politica della ricerca, per essere tale, deve tendere in primo luogo a sviluppare l'organizzazione industriale della ricerca: perché questo avvenga è indispensabile che tale politica conservi una sua propria logica, oltre che sul piano dei costi-ricavi anche su quello degli obiettivi delle scelte e dei tempi. Una politica della ricerca scientifica coraggiosa e moderna potrebbe recare un contributo decisivo agli squilibri tradizionali della nostra economia, ove riuscisse a colmare o, almeno, a ridurre il ritardo nei settori di punta della nostra economia rispetto a quelli delle economie dei Paesi più sviluppati ». Il presidente della Fiat Ita quindi tornito una serie di cifre e Oi notizie sullo sforzo compiuto nei vari campi dal gruppo, mettendo in luce come la società non si limiti ad acquistare all'estero brevetti e know how ma sia anche esportatrice in tale campo. Agnelli Ita precisato che la Fiat nel 1966 ha speso complessivamente per ricerca fondamentale, applicala e di sviluppo 38,3 miliardi di lire pari al 3,75 Vi del fatturato complessivo. Di questi, 20,7 sono stati assorbiti dal settore automobilistico; 9,4 dall'aviazione e dalle attività spaziali, 2,5 dalla siderurgia, 2,4 dai grandi motori, 1,1 dall'energia nucleare. Il personale addetto alla ricerca nel 1966 è stato di oltre 7.000 unità a tempo pieno, di cui circa 2000 specialisti ad alta qualificazione. A queste cifre è necessario aggiungere l'apporto dato dalla Fiat alla ricerca in compartecipazione e alla ricerca indiretta con altri enti (complessivamente circa mezzo miliardo di lire nel 1966). Quanto all'organizzazione all'interno del gruppo, essa fa capo ad un comitato studi e ricerche, che coordina l'attività dei centri specializzati nei singoli campi: automobilistico, aerospaziale, elettrico ed elettronico, locomozione ferroviaria e navale, nucleare ecc. Il personale viene selezionato ed addestrato con motta cura; talvolta lo si trasferisce dai reparti di rieerca a quelli di produzione per sperimentare direttamente le nuove tecniche. Alta fine della sua esposizione Agnelli ha insistito su tre problemi sui quali è già stata attirata l'attenzione del Parlamento: la legislazione sui brevetti, il finanziamento pubblico della ricerca scientifica mediante appositi « contratti di ricerca », il trattamento tributario delle spese di ricerca sostenute dalle imprese, ar. ba.

Luoghi citati: Francia, Germania, Italia, Roma, Stati Uniti