Viaggio nel delta del Danubio paradiso della caccia in palude di Gigi Ghirotti

Viaggio nel delta del Danubio paradiso della caccia in palude Viaggio nel delta del Danubio paradiso della caccia in palude , ,,, Fonila zona lunga una cinquantina di chilometri e larga altrettanto - Un intrico di canne e giuncheti, con pochi villaggi di pescatori lungo i bracci del fiume che si getta nel Mar Nero - Ovunque uccelli, stanziali e di passo, selvaggina grossa, maiali ridiventati selvaggi che stanno accovacciati nell'acqua lenta E' un paese vergine, primordiale, rigorosamente protetto dalle autorità romene contro ogni abuso (Dal nostro inviato speciale) Talee» (Mar Nero), luglio. Il Delta del Danubio si apre quest'anno alla scoperta del turismo internazionale, dopo essere per lungo tempo rimasto chiuso, quasi Inaccessibile, per consentire il ripopolamento. E' un'enorme, inesplorata riserva, un mondo colmo- di misteri vegetali e animali, che la scienza non è riuscita a spiegare che in parte. Il cacciatore e il pescatore, da quest'anno, potranno spingersi nei canali interni: la Romania ha deciso di aprire le porte del Delta anche a loro. Pesci e selvaggina sono talmente abbondanti che non c'è davvero alcun rischio di restame senza. Si parte in battello da Tulcea, piccola città di traffici fluviali e marittimi, posta sulla sponda destra del Danubio, a pochi chilometri dalla foce, sul Mar Nero. Si risale la corrente. Il sole è caldo, il fiume scorre maestoso: nelle sue acque giallo-oro si tuffano da barche e canotti centinaia di bagnanti, soprattutto bambini. Sono i figli dei pescatori, i cui villaggi, allineati lungo la sp /nda del fiume, sfilano sotto lo sguardo dell'osservatore, sdraiato in poltrona sul ponte del battello. Le piccole case, quasi tutte di legno e con il tetto di paglia, sono disposte l'una accanto all'altra, in una serie ininterrotta. «Questa è la nostra Venezia», dice la signora Emma Tanasescu, che, a bordo, per cura dell'azienda turìstica di Stato, intrattiene i visitatori e addita loro i fenomeni culturali e naturali che appariranno. La « piccola Venezia danubiana » (una modesta Venezia, in verità, la cui facciata scompare, a volte, tra il folto delle canne palustri) è lunga molti chilometri: ogni tanto, una piccola chiesa, un campaniletto, un cimiterino, un cantiere per le riparazioni delle barche o delle reti. Battelli a ruota scendono lungo la corrente; flottiglie di pescherecci a remi, a vela e a motore si disperdono per i canali secondari. Ogni casa ha davanti a sé un breve spiazzo erboso che strapiomba nel fiume: e questi cortiletti sono il trampolino d'una moltitudine di bambini che in continuità si precipitano a. capofitto nelle acque del Danubio. E' l'ora del bagno, evidentemente: un'ora che (dato il caldo soffocante) si protrarrà fino al tramonto. Percorsi venti o trenta chilometri, il battello abbandona il « nuovo » Danubio (cioè il canale artificiale, navigabile anche ai grossi bastimenti, che sfocia al mare) ed entra nel « vecchio »: e qui la scena appare come un j i impressionante amalgama di tèrre "é d'acque indivise, come alla vigilia della biblica separazione. I canali si aprono a destra e a sinistra della corrente principale. JSul filo dell'acqua galleggiano strani isolotti, che, al passaggio del battello, ondeggiano sulla scia, come animati di vita propria. Sopra questi isolotti, vivono singolari quadrupedi d'aspetto porcino, ricoperti di folta lanugine rossastra, che sovente si lanciano in acqua, grufolando, a caccia di qualche pesce fuggiasco. Sono maiali che, giunti dal Nord con le alluvioni, nei corsi dei millenni, hanno conservato la pelliccia, ma si sono adattati alla nuova condizione: erano animali terragni, e sono diventati nuotatori, pescatori, sommozzatori, per metà cinghia¬ li e per metà ippopotami. Ecco un'altra apparizione: una mandria di vacche beatamente naviga, a testa alta sull'onda, da un'isolotto all'altro, con l'aria di prendere il fresco. E altre apparizioni sorgono improvvise dal folto della vegetazione (salici, pioppi, querce, giunchi): qui s'alza un volo d'anitre selvatiche, più avanti appare l'elegantissima cicogna, stridono passerotti di palude, il pellicano batte l'ala. Sul Delta, nei pressi del lago Tempesta, esistono le più grandi riserve di pellicani e di storioni che si conoscano nel mondo. Ogni pellicano si nutre con quindici chili di pesce al giorno, e pare che gli storioni non siano poi del tutto scontenti del fatto, che fra poco si aprirà la caccia al suo naturale antagonista. Rimane da vedere se in Romania non sarà aperta ai pescatori anche la riserva degli storioni. Tutte queste cose saranno rese note in tempo, agli interessati, attraverso l'ufficio turistico che lo Stato si propone di impiantare a Roma, confidando che, delusi dalle sparatorie casalinghe, i nostri cacciatori si affideranno all'Italturist per una evasione venatoria tra gli infiniti stagni, le paludi, i canali e gli isolotti del Delta danubiano. Per ora, questa ricognizione in battello soltanto un assaggio, un'anteprima destinata a svelare alcuni aspetti tra i più inattesi e suggestivi del paesag gio e della fauna che lo anima. La gita costa circa 10 mila lire, compreso il trasporto in pullman da Marnala (un centinaio di chilometri), la visita ad un mu- seo di storia naturale, due pasti — del mezzogiorno e del tramonto — a bordo del battello. E l'aperitivo, di ruvida grappa di prugna selvatica, con tartine di caviale rosso. Gigi Ghirotti Uno stormo di pellicani in volo su un'isola del Danubio, a valle di Tulcea Caratteristica barca di pescatori rivieraschi, su un braccio secondario del Danubio

Persone citate: Emma Tanasescu

Luoghi citati: Roma, Romania, Venezia