Boumedienne, l'estremista di Giorgio Fattori

Boumedienne, l'estremista ESIGE ARMI E ODIO PER LA RIVINCITA CONTRO ISRAELE Boumedienne, l'estremista Nella guida della «rivoluzione araba», Nasser ha trovato un rivale pericoloso nel presidente algerino - Unico capo islamico che non ami i discorsi (era soprannominato «il muto di Algeri»), è un-guerriero religioso, puritano e dominato da una furia segreta e silenziosa - Figlio di braccianti, studiò teologia coranica a Tunisi e letteratura araba al Cairo; poi comandò i reparti più efficienti nella guerriglia antifrancese - Scapolo, vive con austerità monacale - Ha due sole passioni, l'esercito e la rivolta dei «popoli poveri»; ma nessuno può dire che cosa voglia esattamente oltre la distruzione di Israele - « E' l'uomo più solo che abbia mai conosciuto », dice di lui un sUo amico (Dal nostro inviato speciale) Algeri, luglio. «Ecco l'uomo che complotta contro di me » disse una volta Ben Bella presentando il ministro Boumedienne a un giornalista egiziano. « Huari, come vannj gli intrighi?» aggiunse con allegria. Boumedienne, racconta il giornalista, restò impassìbile e si inchinò leggermente. «Molto bene, grazie » rispose. L'anno dopo in una notte di giugno Ben Bella veniva tirato giù dal letto da alcuni soldati armati e da allora nessuno, tranne la vecchia madre, l'ha più rivisto. Quel profetico dialogo fra Cesare e Bruto della rivoluzione algerina, riassume il passato enigmatico di Huari Boumedienne fatto di lunghe attese e di imprevisti voltafac¬ cia. Contro chi complotta ora, quali sono l reali obbiettivi del suo intrigo politico fra Nasser, Kossighin e Mao? Boumedienne è il solo capo arabo che non ama i discorsi, e non dialoga mai teatralmente con il popolo. Lo chiamarono il muto di Algeri. Solo adesso si è deciso ad affrontare la folla, sempre evitata forse per il ricordo di Ben Bella, o for se per quella chiusa e orgogliosa timidezza che contribuisce a fare di lui un pessimo oratore. Nel suo primo discorso popolare ha parlato come un cinese, di guerriglia permanente e dei diseredati del mondo, ma non è certo che sia dalla parte di Mao. Nessuno sa bene che cosa vuole al di là della fanatica intransigen- za di guerra per la distruzione dì Israele. Dire che lo spinge l'ambizione di soppiantare Nasser alla testa della crociata araba, è forse troppo semplice. La sua fredda e silenziosa furia sembra guardare più lontano. Huari Bakharruba (Boumedienne è il nome di guerra) è nato quarantadue anni fa in un villaggio del dipartimento di Bona. Figlio dì braccianti, ha conosciuto la desolata miseria delle campagne algerine, gli stracci, la fame. Anche Ben Bella è figlio di contadini, ma gli anni nell'esercito coloniale l'avevano francesizzato e orientato verso la lotta delle'città, fra i sindacati e i partigiani della Casbah. Boumedienne è rimasto arabo, profondamente segnato dall'origine di « dannato della terra ». La sua faccia è scavata e febbrile: dicono che la tubercolosi lo tormenti da quando era un affamato ragazzo di campagna. La storia della sua vita ha lacune e leggende. Studiò teologia alla moschea Zitouna di Tunisi e si diplomò in letteratura araba all'università islamica El Azhar del Cairo. L'austero fanatismo della sua azione polìtica ha la radice in quegli anni di studi fra i teologi Ulema. E' un guerriero religioso, un musulmano con una visione socialista ■dei problemi economici. Non ha moglie, non ha lussi, dorme su un letto di tavole in una specie di cella monacale; le sigarette sono il suo unico vizio: fuma senza interruzione a dispetto dei polmoni malati. Sulla moderna e sofisticata Algeri pesa lo sguardo severo di Boumedienne, nemico del sesso, dei film « decadenti », del mito occidentale della ricchezza. Vorrebbe un'Algeria senza peccati e debolezze, tesa soltanto allo scopo missionario della rivolta dei popoli poveri. E' meno occidentalizzato di Nasser che parla bene l'inglese, crede nel progresso tecnologico e sa muoversi con disinvoltura nel mondo. Ma nel carattere, Boumedienne è meno arabo di Nasser, né sentimentale né emotivo. Una volta aveva un altro soprannome, a lo svedese », per i capelli rossicci e quell'aria silenziosa e sprezzante di straniero. In Egitto per breve tempo fece il professore, poi conobbe Ben Bella e si votò all'indipendenza del suo paese. Nel 1954, a ventinove anni, sbarcò in Algeria su una spiaggia deserta con una decina di uomini. Non più numerose erano le prime colonne con cui Fidel Castro e Che Guevara iniziarono la guerriglia nelle montagne cubane. Che Guevara, Lin Piao, il generale Giap sono i teorici della guerra popolare che Boumedienne lesse più tardi con attenzione. In quegli anni disperati e confusi fece da solo, conquistando a poco a poco l'esperienza di comandante. Si creò presto la piccola leggenda di questo taciturno professore di arabo che mar- dava infaticabile tutto il giorno e la sera tremava sotto la coperta da campo scosso dalla febbre maligna, senza lamentarsi mai. Comandò da colonnello la famosa brigata « Villaja cinque »: non portava i gradi, vestiva spesso come un contadino. Divenuto capo dell'esercito nazionale, l'addestrò in Tunisia: quando la guerra finì, le truppe di Boumedienne sfilarono intatte ad Algeri, solo reale strumento di potere di una vittoria già lacerata dai contrasti personali. « L'esercito è la lancia della rivoluzione» disse una volta Boumedienne parafrasando Mao. Mise la lancia a disposizione di Ben Bella e cominciò il lungo intrigo. Forse non scavalcò il vecchio amico per sete di potere, ma per la puritana intransigenza che ha sempre dominato la sua vita. Ben Bella amava il fasto di governo, sperperava milioni in spese di rappresentanza, fiere africane, convegni internazionali. Boumedienne spazzò via questa ostentazione di falsa ricchezza, ma non è che abbia speso molto meglio i magri fondi algerini. La sua passione è l'esercito, che ha armato e preparato senza risparmio, mentre nelle, campagne continua la fame, la riforma agraria è ancora da tare, la disoccupazione resta altissima. La guerra lampo di Israele ha ferito il prestigio del suo capolavoro militare. Lo scoppio di furore anti-occidentale di Boumedienne è cominciato lì, quando ha visto mortificata e malconcia, quasi senza combattere, la prediletta creatura. Boumedienne è il nuovo profeta che esìge armi e fanatico odio per la rivìncita degli arabi. Ma nessuno si fida troppo del misterioso professore algerino: né i vicini di frontiera che temono t suoi sogni di potenza, e tanto meno Nasser. malgrado i fraterni abbracci; non si fidano i russi, insospettiti dal suo estremismo fanatico, e forse nemmeno i cinesi, bruciati da altre esperienze africane. E' uscito all'improvviso dall'ombra, ma chi siano veramente i suoi amici non è chiaro. Vale forse per la sua politica, quanto mi disse di lui ad Algeri una persona che lo ha incontrato spesso in passato: « E' l'uomo più solo che abbia mai conosciuto. Ascolta tutti, ma non è legato a nessuno ». Giorgio Fattori Il presidente dell'Algeria, Huari Boumedienne (Tel.)