I "capelloni,, di cent'anni fa di Sandro Volta

I "capelloni,, di cent'anni fa LA BOHÈME LETTERARIA I "capelloni,, di cent'anni fa (Dal nostro corrispondente) Parigi, luglio. Una sera dell'inverno 1835, un giovanissimo poeta arrivato da qualche mese a Parigi nell'illusione di incontrarvi la gloria, prima di stendersi sul pavimento della soffitta in cui abitava per lasciarsi asfissiare dalle esalazioni della stufetta a carbone accesa al suo fianco, scrisse questo biglietto: « 5; leggeranno forse i miei versi quando si saprà che il loro autore è morto come Chatterton e che, seguendo il suo esemplo, non ha potuto sopportare a lungo Si vivere in una società abietta in cui soltanto i profani trionfano e il vero talento rimane sempre sconosciuto ». Chatterton è il protagonista 4i un dramma di Alfred de Vigny, che era andato in scena da poche settimane: il più romantico personaggio creato dallo scrittore. E' un poeta diciottenne che si avvelena dopo avere scrìtto un capolavoro: « La bataille d'Hastings ». Genio e sfortuna dominano il destino di Chatterton; nessuno lo capisce, si sente perseguitato, la società per la quale conta soltanto il denaro lo mette al bando e il povero ragazzo, che non ha nessun altro mestiere per vivere, si aggira gesticolando o declamando nei logori panni che vestono la sua triste figura di affamato. Soltanto il suicidio può concludere il suo destino, dopo aver baciato per la prima ed ultima volta la fronte immacolata della donna che ama. Il dramma di Chatterton ebbe un'influenza enorme sulla bohème di quegli anni: « Non udite il rumore delle pistole solitarie? La loro esplosione è pia eloquente che la mia voce », aveva scritto De Vigny, e, infatti, le pistolettate risuonarono frequenti per diverso tempo nelle soffitte, quando i geni incompresi non preferivano ricorrere al veleno, alla asfissia o all'impiccagione. Abbandonare questa terra immonda diventò l'ideale di una generazione, ma si voleva farlo nel modo più clamoroso, e, possibilmente, più originale. E' a questa tragica volontà di scandalo che si deve la scoperta, fatta da un passante all'alba, del cadavere di Gerard de Nerval, impiccato all'inferriata d'un vicolo del centro di Parigi, col cilindro sul capo. Non sempre, però, la bohème era stata così drammatica. Alla sua origine, al principio del secolo, la gioventù rivoltata professava l'ideale della Jeune Trance, ossia il rifiuto di ogni regola della vita borghese per riesumare l'eroismo dell'epopea napoleonica. Ma a poco a poco, col montare dell'infatuazione romantica, la rivolta giovanile assunse tutt'altro carattere. I giovani abitanti di Montparnasse presero un aspetto tenebroso e incominciarono a sognare impossibili amori con donne dal collo di cigno, che sembravano nutrirsi di petali di rosa. Quei giovani, ha scritto Théophile Gautier, hanno «.un'aria fatale, byroniana, sono divorati dalle passioni e dai rimorsi. Le donne sensibili li trovano interessanti e, impietosendosi sulla loro prossima fine, abbreviano l'attesa della felicità perché pos io almeno approfittarne finché sono in vita'*. Essi preferivano, tuttavia, le orge fra camerati: riuniti intorno ad un immenso recipiente pieno di punch, si sfogavano lanciando maledizioni contro la società infame e l'ordine tradizionale. Ancora diversa fu la bohème alla fine del secolo, perché la bohème, se ha avuto le sue più clamorose manifestazioni all'epoca del romanticismo, sempre esistita: dai tempi di Villon agli attuali capelloni I suoi diversi aspetti sono ora raccontati in uno spiritoso libro di Pierre Labrachexie, « La vie quotidienne de la bohème littcraire au XIX sièclc », uscito nei giorni scorsi nelle edizioni Hachette. Contro Chatter¬ ton e la disperazione romantica, considerata la malattia del secolo, reagì, infatti, Balzac, quando scrisse: « Come? Si tratta d'un rivoltante scioccherello che corteggia la moglie del suo ospite, si uccide, e, morendo, dice ogni sorta di stupidaggini contro l'ordine sociale del suo Paese. E' tre volte falso e assurdo*. La bohème non era comunque più la stessa all'epoca di Henri Murger, l'autore di Scènes de la vie de bohème », che ha fornito la trama al famoso melodramma di Puccini. I giovani poeti e artisti del 1830 erano figli di borghesi o di alti funzionari; quelli della metà del secolo erano invece quasi tutti di umile origine, a cominciare dallo stesso Murger, che era figlio d'un portinaio. Se trascorrevano i primi anni della loro esistenza parigina nella stessa miseria dei loro prede¬ cessori e ne avevano adottato le stravaganze, il loro ideale non era, certo, il suicidio, ma la carriera, la disperata volontà di affermarsi. Qualcuno poteva finire sotto la cupola degli Immortali, gli altri, quelli che non riuscivano, ritornavano nella propria provincia, si mettevano dietro il bancone della drogheria paterna e cercavano, magari, di concludere un matrimonio conveniente. «Tutto ben pesato, — ha scritto Sainte-Beuve, — genere per genere e traversia per traversia, la bohème del 1833 era d'un grado più elevato ». E, finalmente, l'anticonformismo dei giovani assunse un impegno politico e sociale con la dittatura di Napoleone III. I bohémiens di quegli anni prepararono la Commune e molti di loro conclusero la propria esistenza davanti al « muro dei fucilati », nel cimitero del Pére Lachaise. Sandro Volta

Persone citate: Alfred De Vigny, Balzac, De Vigny, Gautier, Gerard De Nerval, Henri Murger, Napoleone Iii, Puccini, Villon

Luoghi citati: Parigi