In Sicilia la scuola di Stato si difende e resiste alla mafia di Nicola Adelfi

In Sicilia la scuola di Stato si difende e resiste alla mafia LETTERE AL DIRETTO In Sicilia la scuola di Stato si difende e resiste alla mafia Il ministro della Pubblica Istruzione Gui risponde a Nicola Adelfi - Un lettore contesta l'affermazione di Mario Fazio che il turismo in Sardegna sia troppo caro - Con 8500 lire, dice, si vive in albergo di lusso Signor direttore, leggo in prima pagina del numero di domenica 16 corr. del Suo giornale l'articolo di N. Adelfi: « La mafia all'assalto della scuola ». Vi si commenta la relazione dell'On. Valitutti alla Commissione parlamentare antimafia o si citano episodi già riportati da "La Stampa" in una corrispondenza di venerdì 14. Senonché, mentre sia dalla relazione Valitutti che dalla corrispondenza stessa risulta chiaramente che l'assalto e gli sperperi denunciati non riguardano la scuola dello Stato, amministrata dal Ministero della Pubblica Istruzione, bensì le iniziative scolastiche della Regione, nell'articolo di N. Adelfi nessuna precisazione è contenuta al riguardo e la denuncia vi appare indiscriminata. Cosicché il lettore è inevitabilmente portato a ritenere che si tratti invece proprio della scuola dello Stato. Non voglio dire con ciò che questa funzioni alla perfezione nelle Provincie della Sicilia occidentale oggetto dell'inchiesta (e anche questa delimitazione era necessaria!). Anzi, il Ministero della P. I., consapevole dei riflessi inevitabili di un ambiente cosi difficile e delle iniziative molto discutibili che lo Statuto consente alla Regione, si sforza di sorvegliarla di continuo con ispezioni e interventi rivolti a sorreggerla e a migliorarla. Anche nel confronti di quanti rappresentano ivi la scuola, rimane tuttavia doveroso ribadire la verità dell'affermazione riportata nella citata corrispondenza da "La Stampa" di venerdì 14, secondo cui « la scuola statale, che è regolata dalle leggi statali, nel suo complesso si difende e riesce a resistere alle pressioni della mafia». La prego pertanto di voler pubblicare sul Suo giornale questa mia in modo che i lettori possano prenderne cognizione. Con distinti saluti. Luigi Gui Signor Direttore, Leggo su « La Stampa » dell'il luglio 1967 l'interessante articolo di Mario Fazio « La Sardegna non sa sfruttare le sue bellezze per il turismo ». Posso concordare su molte osservazioni e in particolare sulle grandi possibilità future della . Sardegna e su alcune attuali carenze. Tuttavia pen- so che Mario Fazio non sia sfuggito alla « impostazione mitica » che la Costa Smeralda ha dato all'intero turismo sardo, incorrendo in qualche inesattezza che può sviare il normale turista italiano e straniero. Innanzitutto è necessario premettere che il turismo sardo è cominciato per merito degli inglesi, che ben 11 anni fa iniziarono un flusso costante con voli «charter» tra Londra ed Alghero. Questa iniziativa fu seguita da altre, sempre sulla Costa del Corallo che ha per centro Alghero, per opera di società locali e continentali. La nostra Compagnia operava già da due anni prima che l'Aga Khan iniziasse la sua apprezzatissima impresa. Il risultato dì questo decennio è dato dalla lista degli alberghi esistenti: ben ventiquattro nel breve arco di mare tra Alghero e Porto Conte. Da una pensione minima. compreso servizio e tasse, di L. 3.400 per un albergo di II categoria; si sale alle L. 8.500 per l'albergo più di lusso nella Baia di Porto Conte. Il lusso è dato da cose concrete: ogni stanza ha un bagno ed una grande terrazza e un impianto singolo di aria condizionata. Libero e gratuito è l'uso delle attrezzature a mare. Siamo quindi sul terzo e al massimo a meno della metà della cifra di 25.000 lire indicate da Mario Fazio. Che il problema risieda nella soluzione dei trasporti, specie aerei, concordo invece completamente col giornale. Grato per l'ospitalità e coll'augurio che il nuovo servizio aereo dell'Alitalia, con partenza da Torino, possa portare in Sardegna molti turisti piemontesi. La prego di gradire i miei migliori saluti. Dr. Giuseppe Secchi Direttore della Compagnia Internazionale della Parabola d'Oro