Il duplice volto della nuova Romania comunista in casa, neutrale all'estero di Gigi Ghirotti

Il duplice volto della nuova Romania comunista in casa, neutrale all'estero UN CAPO DI CINQUANTANNI E IL «LEADER» DELLA GRANDE SVOLTA Il duplice volto della nuova Romania comunista in casa, neutrale all'estero Nìcolae Ceausescu, segretario del partito, è l'uomo forte del paese e gode di grande popolarità - Nato in campagna, ciabattino in gioventù, imparò la politica nelle prigioni della spietata « Guardia di ferro » - Vuole un'economia che funzioni, una severa vita morale, riforme interne in senso marxista, l'indipendenza da Mosca - La delegazione romena all'Onu non ha votato con i russi contro Israele - I cittadini possono imbucare in speciali cassettine bianche le loro proteste al governo, ma non chiedere la libertà - Due sposi non ottengono mai insieme il passaporto (Dal nostro inviato speciale) Bucarest, luglio. I romeni si divertono molto a raccontare storie e virtù del loro leader nazionale, Nicolae Ceausescu, il numero uno del partito, primo nell'ordine delle precedenze davanti al Presidente del Consiglio e allo slesso Presidente della Repubblica. Gli attribuiscono mil¬ le virtù, di segno contrario: astuto e prudente, ma anche spericolato e generoso, giusto e tenace, però anche sorridente, fantasioso; incorruttibile e insieme comprensivo. Al mattino, lo aspettano in ufficio, alla solita ora. Ma il Capo non arriva: senza dir nulla a nessuno se n'è andato in una fabbrica o n o della periferìa, a controllare certi documenti. Oppure: in una regione lo si attende, bandiere al ventq, per la visita ufficiale, tutte le autorità sul palco, con i discorsi di circostanza in tasca. Ma arriva un dispaccio: la visita è rinviata, Ceausescu ha cambiato idea, se n'è andato- a vedere una regione dove non lo aspetta nessuno e dove sorprenderà allibiti dirigenti nell'atto di rosicchiare colpevoli quarti d'ora di ricreazione supplementare, in barba alle scadenze del Piano quinquennale. «Oh, se queste cose le sapesse Iva!», sbuffano i romeni, quando affiora una pìccola contrarietà. Ci sono, in Romania, decine di migliaia di cassette metalliche, di color bianco, aperte in cima e sigillate in fondo, che servono all'uomo della strada per imbucarvi i suoi sbuffi. Veramente, sulla cassetta c'è scritto «suggerimenti», ma, si capisce assai bene, uno può anche suggerire il cambio del proprio direttore, del capufficio, del sindaco. Dicono a Bucarest che Ceausescu riceve chiunque, ascolta tutti, risponde a tutti. Più che un dittatore buono, ha l'aria d'un padre severo: giustamente severo. Il suo regime, divenuto tollerante con gli intellettuali, si conserva insofferente verso barboni e capelloni: li rapa a zero. In tema di morale j umiliare, propone a modello la' famiglia stessa del Capo: quattro figlioli, la moglie direttrice d'un grande laboratqrio scientifico. Dei figlioli, il primogenito s'è- licenziato quest'anno dal liceo con il massimo dei voti e lode'speciale per la matematica. « Un genio, un vero genio, tanto che i suoi genitori lo manderanno quest'anno a perfezionarsi a Cambridge! », mi dice un alto funzionario del partito. Ma subito si morde le labbra, forse ha parlato troppo. «Quel particolare di Cambridge, la prego, lo cancelli dalle sue note». In un paese che concede il passaporto con il contagocce (due sposi insieme non possono andare . all'estero: uno dei due rimane in patria, pegno del ritorno dell'altro), questo figliolo mandato in Inghilterra dovette sembrargli un neo nell'ideale ritratto della « sacra famiglia » nazionale. Nicolae Ceausescu è l'alfiere della «giovane guardia» del partito. Una gioventù che s'è consumata tra le purghe, le umiliazioni, le disfatte dell'età staliniana. L'uomo compirà tra pochi mesi i cinquant'anni. Il suo luogo di nascita — particolare d'una certa importanza — è l'Oltenìa, regione sudoccidentale della Romania che ha dato al mondo contemporaneo alcuni personaggi geniali ed estrosi, come il drammaturgo Ionesco e lo scultore Brancusi. In larga misura, il successo di Ceausescu nasce da una furibonda volontà di vivere e costituisce un capolavoro di pazienza e di scaltrezza. Figlio di contadini, ciabattino negli anni dell'adolescenza, Ceausescu scopre la sua vocazione rivoluzionaria negli anni 1933 e 1934, quando sì scatena sul Paese l'ira reazionaria delle « guardie di ferro » del dittatore Antonescu. Lo arrestano, lo torturano (gli vien forata la lingua), lo condannano. In prigione, il giovane ha la ventura di condividere la cella con un altro sovversivo di rango: Gheorghiu Dei. il futuro eroe della lotta di liberazione. Alla sua ombra, l'ex ciabattino diventa intellettuale e rivoluzionario di professione. Dal grigiore della trafila di partito emergerà però solamente nel dopoguerra: vice-ministro, generale, membro del Politburo, incaricato di missioni a Mosca. Muore Palmiro Togliatti e Ceausescu è incaricato di tes sere l'elogio funebre davanti al suo feretro, a Roma, a nome dei comunisti romeni. Muore, l'anno dopo, anche Gheorghiu De) e Ceausescu è incaricato anche di quest'elogio funebre. Prometterà, sulla tomba del fondatore della nuova Romania, l'assoluta continuità ideologica e la direzione collegiale. Della seconda promessa si dimentica quasi subito: a piccoli colpi di gomito si fa largo tra ì più navigati competitori e, affermata la priorità del partito sullo Stato, per sé tiene il partito; a Maurer affida la presidenza del Consiglio, a Chivu Stoica quella della Repubblica. Quanto all'impegno ideologico, i suoi discorsi vibrano soprattutto su due note: un « passo » di Lenin (Opere complete, volume 41", pagine 301-302, edizione di Bucarest 1966), in cui è detto che il proletariato non saprebbe che farsene di « fanfaroni comunisti che ripetano meccanicamente quello che hanno letto sui libri »; e una considerazione derivata dall'esperienza: il comunismo di ciascun paese deve battere una sua strada autonoma. Con un colpo di timone, la Romania si stacca dal Comecon (Mercato comune dei Paesi dell'Est), cerca mercati ad ovest, e in Cina l'amicìzia. E' un ancoraggio ideologico più a sinistra di Mosca, il più lontano possibile da Mosca. La Romania non vuol far « la pecorella smarrita» del capitalismo: più la sua politica estera si sgancia da quella sovietica e più la sua politica interna preme sull'acceleratore socialista. Tutti i canoni della pianificazione imperativa, rigida, statalista sono confermati. Ceausescu tuona condanne contro « gli aggressori imperialisti del Vietnam», ma, quando Mosca lo chiama a dar l'ostracismo ad Israele, rifiuta di unirsi al coro dei Paesi comunisti: spedisce il primo ministro Maurer all'Onu, a parlare con Johnson e con il ministro israeliano Eban. Sulla via del ritorno, Maurer incontra a Parigi il presidente De Gaul- le. Tappa a Bucarest e poi Maurer è di nuovo in volo: stavolta per Pechino, con un messaggio confidenziale del presidente Johnson a Mao. E' il colpo maestro della politica di Ceausescu. All'Onu si profila la candidatura del rappresentante romeno alla presidenza dell'Assemblea. Questa è la favola dell'exciabattino dell'Oltenia, che lega con lo spago del cinismo l'Est e l'Ovest, Marx e Kiesinger, Lenin e i buoni affari, le ragioni patriottiche e la morale della produzione e dei consumi. Ceausescu è ingegnere-economista, cioè culturalmente propenso a tingere il sol dell'avvenire con i colori della prosperità borghese. I prezzi, i costi, la qualità e la quantità delle merci son problemi che fanno aggio sulla speculazione ideologica. Sotto la sua guida il partito ha perduto la grinta degli anni staliniani, ma ha acquistato iscritti: vent'anni fa eran poche migliaia, ora un milione e seicentomila, i Una cosa sola Ceausescu e il suo regime mostrano di non poter soffrire: la libertà. Non si conosce, in tutta la Romania, un solo oppositore politico. I giornali pubblicano ampie cronache sulle magagne dei vicini, ma nemmeno un rigo di cronaca nera dall'interno, non un resoconto giudiziario, non il più vago accenno a un eventuale dissenso tra ministri. Gigi Ghirotti