La moda femminile non conosce vie di mezzo dopo la minigonna, i cappotti alla caviglia

La moda femminile non conosce vie di mezzo dopo la minigonna, i cappotti alla caviglia E' tramontata in fretta l'«èra» delle gambe scoperte La moda femminile non conosce vie di mezzo dopo la minigonna, i cappotti alla caviglia Il prossimo inverno, la signora elegante indosserà calzoni alla zuava e pesanti calze di lana - Obbligatori gli stivali e i gambali altissimi - Inventato il costume per il « bagno di neve », con calze e maniche lunghe - Ritorna il « montgomery » ma in «lamé». (Nostro servizio particolare) Roma, 17 luglio. La moda, si sa, trova lo spunto dei suoi continui mutamenti proprio giocando sovente alla rovescia con quegli stessi temi che le hanno j fruttato un successo; ma, in genere, il gioco si snoda nel giro di due o tre stagioni e talvolta passano anni prima che vengano rivalutati motivi di estetica diametralmente opposti. Ora invece, con lo stesso perentorio assolutismo con cui i mesi passati aveva dettato le leggi delle minigonne e dei colori d'arcobaleno, eccola pronta a rinnegare con un colpo di spugna quelle proposte, già diventate espressione di. costuma generale e colpevoli solò di essere ormai vecchie di un anno. Tale è l'impressione che ormai si avverte al terzo giorno delle manifestazioni romane. Il 1967 passerà dunque nella storia della moda come l'anno delle gonne cortissime, dei vestitellì yé-yé, degli accostamenti più vivaci e stridenti, dei capelli tagliati a caschetto geometrico? Ebbene, con un rapido tocco di bacchetta magica, il 1968 imporrà proprio l'antitesi di queste flgurinette androgine e sbarazzine. Per essere in stile t cappottini dell'inverno scorso diventeranno quindi cappottoni lunghi fino al polpaccio, o fino alla caviglia (se indossati sopra ai pantaloni in contrastante lana scozzese), o addirittura fino a scoprire soltanto la tomaia delle scarpe (se abbinati, al posto di pellicce, ai lunghi abiti da sera); senza contare la sconfitta delle gambe che, belle o brutte, dopo essere state abbondantemente in mostra, ora saranno pudicamente coperte da mattina a sera o da pantaloni lunghi, o da rudi calze di lana combacianti con il rimbocco dei calzoni alla « zuava », o da gambali in tessuto sintetico (morbido quan- to la nappa) usati come normali calze con tanto di giarrettiere. Irene Galitzine ha imperniato la sua collezione sul ritornello-base degli stivalighette, talvolta altissimi fino a formare pantaloni. Tali costantì apparizioni hanno accompagnato tutti i cappotti ampi, i tailleurs dalle giacche piuttosto lunghe, gli abiti da mattina con il punto di vita un po' basso, sottolineato dalla cintura sopra la gonna a pieghe stirate o a portafogli: una collezione sobria, di tonalità controllate in cui primeggiano il marrone e il nero. La vera mdttatrice del tema « Gambe al caldo e ghette in vista » è stata Biki, la sarta milanese di fama internazionale che, con la collaborazione dello stilista Alain Renaud, riesce ogni volta ad offrire uno spettacolo di raffinato buon gusto e di fantasia inesauribile. E' stato presentato anche il costume da « bagno dì neve » per le vacanze in montagna, e cioè un vero costume da bagno in maglia, corredato da maniche e calze lunghe dì lana vivacemente colorate. Graziosissimi anche i completi con gonne lunghe di lana scozzese a fondo rosso, camicetta candida di batista bianca inamidata con volantini, cintura di vernice, e grande nodo di vernice che trattiene sulla nuca della indossatrice un romantico mazzo di lunghi capelli lisci. In contrasto con queste immagini di adolescenti, invece, i capi da mattino dì tessuto bicolore, che si avvalgono contemporaneamente di una tunica, aperta sopra una gonna più corta, e di lunghe ghette abbottonate, realizzate nella stoffa della fodera double-face. Molti modelli sfruttano lo spunto dei pantaloni alla kniker-boker, mai però il tanto discusso ginocchio si permette dì occhieggiare, racchiuso com'è nel confortevole « guscio » o degli stivali o delle ghette. I cappotti sono ampi, senza collo, e le tasche hanno fatto spiritosamente dietrofront per ornare in modo insolito il dorso. Non manca inoltre il « montgomery » con gli alamari ed il cappuccio, che lo resero famoso nel dopoguerra: ma ora è risuscitato in un'edizione di lusso e si concede lane morbide e vellutate o, addirittura, preziosi broccati lamé per le sortite notturne. Patrick De Barentzen ha presentato una collezione molto indovinata, fatta di piccoli particolari di gusto ottocentesco, femminile e aggraziatissima. Il suo asso nella manica? Soprattutto tre colori, giocati insieme o isolatamente: grigio perla, nero e bianco. La sua donna ideale? Una giovane creatura, vestita con svelti tailleurs di lana scozzese con gonna a pieghe piatte e berrettino tipo basco, al mattino; ma, alla sera, sempre abbigliata di nero (lana, seta e molto, molto velluto rischiarato da volants di organza bianca). Savina Roggero Abito da sera ricamato a mano con disegni di color beige, arancione e tabacco

Persone citate: Alain Renaud, Irene Galitzine, Patrick De Barentzen, Savina Roggero

Luoghi citati: Roma