De Gaulle ha convinto Kiesinger a seguirlo nella sua politica? di Tito Sansa

De Gaulle ha convinto Kiesinger a seguirlo nella sua politica? Conclusa la visita del presidente trancese a Bonn De Gaulle ha convinto Kiesinger a seguirlo nella sua politica? Il generale, durante una riunione alla Cancelleria, lancia un violento attacco contro l'«egemonia americana» e l'ingresso di Londra nel Mec - Nessuno, neanche Kiesinger, ha replicato o fatto riserve - Deciso uno studio comune sulla situazione politica e strategica europea - I francesi « molto soddisfatti » dei colloqui; i tedeschi parlano di « sviluppi incoraggianti » - Secondo alcune voci, Johnson, adirato, avrebbe annullato la visita del Cancelliere a Washington (Dal nostro corrispondente) Bonn, 13 luglio. Le speranze di alcuni uomini del governo tedesco di far cambiare opinione a De Gaulle su alcuni dei principali problemi di politica internazionale, durante i due giorni di colloqui con lui a Bonn, si sono rivelate illusorie. Il generale non soltanto è rimasto inamovibilmente arroccato sui suoi punti di vista, ma li ha anzi rafforzati, accentuando con argomenti e tonalità nuovi la sua vecchia avversione all'ingresso dell'Inghilterra nel Mec e la sua ostilità alla presenza americana in Europa. Si ha l'impressione semmai, che il presidente sia riuscito, in sole ventiquattr'ore, a conquistare gli interlocutori tedeschi. Al termine della « visita di lavoro » di De Gaulle, accompagnato da cinque ministri, i francesi si sono dimostrati assai soddisfatti, i tedeschi parlano di « risultati non spettacolari », ma di uno « sviluppo soddisfacente e incoraggiante ». Come sono cambiate le interpretazioni e le dichiarazioni, nel giro di un anno! Basterebbero le dichiarazioni di oggi, per spiegare il risultato dei colloqui. Ma è meglio che parlino i fatti, invero inattesi, avvenuti oggi al termine di questa visita il cui esito era stato ritenuto incerto e che era cominciata in sordina, con accenti di insoddisfazione tedesca. Oggi, dopo due colloqui a quattr'occhi tra Kiesinger e De Gaulle, si è svolta a palazzo Schaumburg (sede della Cancelleria) una seduta plenaria delle due delegazioni, con cinque ministri e molti segretari di Stato per parte, intorno al grande tavolo ovale. Ha parlato De Gaulle e — riferiscono — è stato come se avesse presieduto una seduta del proprio governo. In casa dei tedeschi il generale ha attaccato gli Stati Uniti, ha attaccato l'Inghilterra, ha chiesto al governo di Bonn l'appoggio per tener Londra fuori del Mec e per allontanare un giorno Washington dal suolo europeo. I tedeschi sono stati ad ascoltare in silenzio, senza fiatare, il cancelliere Kiesinger non ha replicato, non ha fatto alcuna riserva. Evidentemente — si dice in ambienti diplomatici — De Gaulle, giocando abilmente con l'ipersensibilità dei tedeschi in fatto di riunificazione della Germania, deve avere allettato Kiesinger con promesse di mediazione presso il Cremlino in cambio di un allentamento dei legami di Bonn con Washington e con l'Alleanza atlantica. « Gli Stati Uniti — ha detto tra l'altro De Gaulle, precisando due volte di non ave¬ re "né ostilità né avversione " verso l'America — non devono estendere ulteriormente la loro potenza e dominare, cioè esercitare un'egemonia ». Per De Gaulle vi sono due possibilità: o accettare le cose come sono, cioè far parte di un raggruppamento di Stati dominato da Washington, oppure « salvaguardare ciascuno la propria personalità nazionale, i francesi là loro, i tedeschi la loro, ciascuno la sua». La presenza di truppe americane in Europa è accettabile soltanto fino a quando sia indispensabile alla difesa. Dell'Inghilterra il Generale ha detto, durante il suo discorso rimasto senza replica (e la si aspettava, dopo le promesse fatte a Wilson), che essa potrà entrare nella Comunità Europea « soltanto se, come speriamo, diventerà veramente europea non solo nel modo di pensare e di vivere, ma anche nel modo di trattare con gli Stati Uniti ». Nelle relazioni con la Nato qualcosa è avvenuto oggi a Bonn. E' la decisione presa dai governi tedesco e francese (e annunciata dal portavoce Von Hase) di « elaborare uno studio comune franco-tedesco sulla situazione politica e strategica degli anni '70, con particolare riferimento alla sicurezza e alla pace ». Per la parte militare di questo studio è stato designato l'ex ispettore generale delle forze armate tedesche, generale Heinz Trettner, coinvolto nell'agosto dell'anno scorso nella cosiddetta « rivolta dei generali ». In ambienti vicini alle ambasciate americana e inglese l'accordo sullo « studio per gli anni '70 » (annunciato per ultimo dopo la decisione di costituire una commissione per la collaborazione economica, industriale e tecnologica) viene questa sera valutato come un probabile primo passo, quasi inavvertibile, verso lo sganciamento della Germania dagli impegni dell'Alleanza Atlantica. La mossa farebbe parte di un piano elaborato da tempo per attivare l'interesse di Mosca. Non a caso — si dice — la settimana scorsa il governo di Bonn stralciò oltre 9 miliardi di marchi (circa 1500 miliardi di lire) dal bilancio della Difesa dei prossimi quattro anni, senza informarne gli alleati. La reazione di Washington è stata rapidissima e violenta. Il ministro della Difesa McNamara atteso a Bonn per lunedì prossimo, ha disdetto la visita (la rinuncia è stata confermata oggi, al termine dei colloqui Kiesinger-De Gaulle); il presidente Johnson sarebbe « talmente adirato » — riferisce la «Frankfurter Rundschau» — che avrebbe rinviato « a tempo indeterminato » la visita che Kiesinger avrebbe voluto e dovuto fargli a settembre. Kiesinger — si è saputo oggi — ha scritto a Johnson una lunga lettera per rassicurarlo che le forze armate tedesche non verranno indebolite. La politica « pendolare » di Bonn — perennemente incerta e oscillante tra Parigi e Washington — continua. Stasera sembra a Bonn di essere tornati all'atmosfera di quattro anni fa, all'estate dopo la firma del trattato di amicizia franco-tedesco. Con la differenza che allora l'interlocutore di De Gaulle era Adenauer e il futuro della Nato e dell'Europa non erano incerti come in questi giorni. Tito Sansa