Finora quadrano i conti dell'Italia con l'estero di Ferdinando Di Fenizio

Finora quadrano i conti dell'Italia con l'estero Finora quadrano i conti dell'Italia con l'estero I primi cinque mesi del '67 registrano un disavanzo di 127 miliardi nella bilancia dei pagamenti, eontro un attivo di 124 alla stessa data ilei '66 - Il «deficit» non preoccupa, perché è dovuto alla ripresa economica che ha fatto salire le importazioni di merci - Le altre voci: turismo e rimesse degli emigrati, sono in grado di riequilibrare la situazione - Qualche perplessità nei prossimi mesi, per i noli e il movimento dei capitali (e forse il turismo), per la crisi nel Medio Oriente Così, anche attraverso quell'insieme coordinato di dati, che s'intitola alla « bilancia dei pagamenti valutaria » (ed è pubblicata ogni mese, per merito della Banca d'Italia) possiamo seguire l'andamento dei nostri conti con l'estero, durante i primi cinque mesi del '67. L'andamento congiunturale italiano ne è illuminato. Si hanno talune indicazioni sulle probabili ripercussioni di certi grandi eventi esterni (ad esempio, la tensione araboisraeliana!) sulla nostra economia. Segni ben più significativi s'attendono per il futuro. Innanzi tutto, badiamo al cosiddetto Saldo merci della bilancia valutaria; quanto a dire, alla differenza fra il valore delle importazioni ed il valore delle esportazioni correnti. Nei primi cinque mesi del '67, il disavanzo commerciale è stato pari a 322 miliardi, quasi il doppio di quello osservato nello stesso periodo del '66 (182 miliardi). Ragione di questo più marcato sbilancio? Innanzi tutto, al solito, il rafforzarsi della ripresa economica all'interno, """"rante 'o scorso anno, in conseguenza del basso tasso di sviluppo del nostro sistema, avevamo limitato le ostre importazioni, non solo di beni strumentali, ma anche di materie prime, per la ricostruzione di scorte. Oggi, nel '67, ci troviamo in condizioni opposte. Le importazioni hanno dovuto esser espanse rapidamente. Quanto alle esportazioni, pur vigorose, risentono delle difficoltà che vanno attraversando nostri grandi mercati di sbocco, come la Germania. Di qui, l'aumentare del disavanzo merci che in futuro verrà aggravato: per esempio in dipendenza dei più elevati oneri, per gli acquisti dì olii minerali. Comunque, per ora i risultati commerciali dei primi cinque mesi del '67 sono in linea con un saldo passivo della bilancia merci pari, in capo all'anno, a 700800 miliardi di lire. Un saldo che, secondo l'esperienza più recente, l'Italia, in periodi di normalità, può agevolmente coprire, mediante le cosiddette « partite invisibili ». * * Per ora, le partite invisibili assolvono pienamente al loro normale ufficio. I «viaggi all'estero » sono più o meno all'attivo, come lo scorso anno. Altrettanto si può dire per le « rimesse emigrati a, nonostante le uifucuilù. di collocamento dei nostri lavoratori in Germania. Di conseguenza, il saldo delle partite correnti, a tutto il maggio '67, è ancora positivo per 139 miliardi di lire: cifra inferiore a quella, pure attiva, dello scorso anno (283 miliardi di lire). Il divario però non genera preoccupazioni. Le vicende del Medio Oriente — ed in particolar modo la chiusura del Cariale di Suez — permetteranno al gettito della bilancia noli di mantenersi al livello normalmente elevato? E' questa una delle molte incognite, che i prossimi mesi ci permetteranno di risolvere, osservando documenti non dissimili da quello che ci sta sott'occhio. Altro interrogativo, è offerto dai saldi attivi dei « viaggi all'estero ». Avranno ragione gli ottimisti che, dalla tensione in Medio Oriente, anticipano incrementi del turismo straniero a favore dell'Italia; o non piuttosto i pessimisti che sostengono l'opposto, per il fatto che i turisti non possono andar dall'Italia in Medio Oriente? E' difficile prevederlo. * * Lo studio dei cosiddetti movimenti di capitale autonomi, in questi primi cinque mesi dell'anno, non è di minor significato: anche per quanto riguarda le prospettive p breve scadenza. Avvertiamo subito però che le conclusioni ultime non si possono giudicare, se non si lamio precedere da qualche breve nota sull'evolversi di questi fenomeni, nel tempo. Sino a tutto il '64, i movi¬ menti di capitale autonomi (quelli cioè che dipendono da decisioni di singoli operatori; e non, per esempio, dalle Autorità monetarie) furono favorevoli al nostro paese. Abbiamo chiuso, giust'appunto, quell'anno con un saldo attivo, in questo comparto, di 261 miliardi di lire. Il '65, per questi flussi, ebbe scarso significato. Con il '66, invece, si cominciò ad osservare un marcato deflusso di capitali verso l'estero: pari, in ragione d'anno, a circa 500 miliardi di lire in cifra tonda. Fattore determinante: l'elevato divario fra i saggi monetari e finanziari, rispettivamente all'estero ed in Italia. Ebbene, non sembra che questi deflussi finanziari si siano attenuati nel '67, tutt'altro. Nei primi cinque mesi di quest'anno, l'uscita di capitali autonomi fu pari a 266 miliardi di lire, contro 159 miliardi di lire nel '66. In queste ultime settimane poi — anche per il conflitto in Medio Oriente — i saggi finanziari all'estero hanno mostrato maggior elevatezza dei tassi italiani. Non dovremo assistere, nei prossimi mesi, ad un ulteriore incremento nel deflusso di capitali, ai danni del nostro paese? Potrebbe anche esser conseguenza inevitabile dei più stretti rapporti che uniscono i mercati finanziari europei; ma il processo di maggior investimento all'interno, ne potrebbe essere egualmente danneggiato, almeno a breve. * * In definitiva, in seguito a tutti questi movimenti: per quanto riguarda le merci, le partite correnti; oppure, infine, i movimenti di capitale, la bilancia dei pa¬ gamenti valutaria, a fine maggio '67, muta segno al suo saldo finale. Lo scorso anno, essa si chiudeva in attivo per 124 miliardi di lire, nei primi cinque mesi dell'anno. Nel '67, si chiude al passivo con una cifra analoga: 127 miliardi. Sopravvengono però i movimenti monetari, influenzati indubbiamente dal nostro istituto di emissione. In particolar modo, le aziende di credito riducono le loro attività nette sull'estero e le ripercussioni dell'anzidetto disavanzo sulle riserve auree e valutàrie divengono trascurabili. Si direbbe che pure la Banca d'Italia attende gli eventi destati dal conflitto nel Medio Oriente. E si prepara a fronteggiarli. Ferdinando di Fenizio