Un ex maggiordomo che sposò una nobildonna arrestato per la rapina alla fioraia di Novara
Un ex maggiordomo che sposò una nobildonna arrestato per la rapina alla fioraia di Novara Le indagini sulla drammatica aggressione di domenica notte Un ex maggiordomo che sposò una nobildonna arrestato per la rapina alla fioraia di Novara E' un giovane di 26 anni ora diviso dalla moglie, cinquantacinquenne - Decise dì compiere il « colpo » perché rimasto senza denaro - E' stato bloccato mentre passeggiava sul lungolago a Stresa - In arresto anche un altro dei rapinatori, un trentunenne novarese - Il terzo è riuscito finora a sfuggire alla cattura - Recuperata parte del bottino (Dal nostro corrispondente) Novara, 12 luglio. Due dei tre uomini che la notte di domenica scorsa hanno rapinato di 800 mila lire la fiorista Teresa Martorio, di 55 anni, nella sua abitazione di Badia San Lorenzo nel comune di Cameri, sono stati arrestati. Si tratta di Franco Giolito, di 31 anni, residente a Novara in via Sottile 38, diviso dalla moglie, e di un giovane sardo, Salvatore Puledda, dì 26 anni, sposato con una nobildonna cinquantacinquenne dalla quale da alcuni giorni si è separato. Il terzo rapinatore è tuttora latitante. Il Giolito è stato il primo ad essere fermato da carabinieri e polizia, che insieme hanno condotto le indagini, poche ore dopo la rapina. I sospetti erano caduti su di lui perché aveva motivi di rancore con la Marforio. La donna aveva raccontato: u Chiesi ai tre malvimenti, quando mi stavano picchiando a sangue, perché si accanivano contro di me. Uno di essi, quello col cappuccio, rispose: "per il male che ci hai fatto " ». Due anni fa il Giolito aveva preso in affitto dalla Marforio un recinto del cascinale Badia e vi aveva impiantato un allevamento di polli. Un po' perché gli affari non gli andavano tanto bene, un po' perché il Giolito aveva preso a corteggiare la figlia della Marforio, Carla, di 25 anni, la fiorista lo sfrattò. « E' stata la mia rovina — ha detto durante l'interrogatorio il Giolito —; non attraversavo un buon periodo, è vero, ma sono certo che gli affari, con i polli, sarebbero tornati a prosperare, se non mi avesse sfrattato. Per questo, volevo dare una lezione alla Marforio ». Di questa sua intenzione parlò ad un amico, il Puledda, un giovane aitante, balzato alla ribalta della cronaca per il suo stravagante matrimonio. Il Puledda, ex pastore, era stato assunto a servizio quale cameriere in casa del prof. Angelo Loschi, proprietario di una clinica a Novara. Alla morte del marito, la vedova, una nobildonna veneta. Maria Levada, elevò dapprima il cameriere, allora ventiduenne, al ruolo di maggiordomo e poi lo sposò. Lo scorso anno, dopo un violento litigio tra i coniugi, l'ex maggiordomo venne arrestato per estorsione e maltrattamenti alla moglie, ma al processo venne prosciolto. Una nuova violenta scenata tra i coniugi c'era stata la scorsa settimana. La nobildonna. lasciato il suo elegante appartamento di via Giùlietti, ha trovato ospitalità presso un'amica in attesa che il giudice sanzioni la separazione. Il Puledda, rimasto solo, ed a quanto pare senza un soldo, ha dato appuntamento in via Giulietti al Giolito e all'altra persona non ancora identificata, per combinare il « colpo ». « Avevo confidato al Puledda — ha detto nella sua confessione il Giolito — la mia intenzione di vendicarmi della Marforio: volevo solo farle prendere uno spavento, ma lui mi disse che ne avremmo potuto trarre un vantaggio. Sapevo che Carla, la figlia della fiorista, se ne sarebbe andata in vacanza in Val Vigezzo sabato, e che quindi domenica sera la Marforio sarebbe rimasta sola». Sempre secondo la confessione resa dal Giolitto, ci sarebbe stato domenica pomeriggio in casa del Puledda una riunione nel corso della quale sarebbero stati presi gli ultimi accordi. In serata, i tre sono andati in auto a Vercelli. Entrati in un cinema, ne sono subito usciti conservando il biglietto, che avrebbe potuto servire loro da alibi. Tornati a Novara, si sono recati sulla statale per Arona e lasciata l'auto sul piazzale antistante uno stabilimento si sono incamminati lungo un sentiero che costeggia il canale Elena, verso Badia San Lorenzo. Come era nei loro piani, hanno fatto tanto chiasso da far uscire di casa la Marforio, e quindi l'hanno aggredita. A bastonare a sangue la fiorista sarebbe stato il Puledda, dopo che un tentativo del Giolito di atterrare la donna era fallito. A condurre gli inquirenti sulle tracce del Puledda è stato il rinvenimento sul luogo dell'aggressione di una cintura di vestaglia femminile, del cappuccio di stoffa con il quale si era mascherato il Giolito, e delle calze di nailon usate dagli altri due banditi per nascondere il viso. Tutto è risultato appartenere alla nobildonna Maria Levada: come ha confessato il Giolito, gli indumenti erano stati prelevati dal Puledda. Durante una perquisizione nell'appartamento in cui i tre si erano dati convegno prima della rapina, sono stati sequestrati abiti macchiati dì sangue, che l'ex maggiordomo indossava al momento dell'aggressione e tutti i preziosi rapinati alla fiorista, per un valore dì 300 mila lire. Il Puledda, che sapeva del fermo del Giolito e si era allontanato da Novara, è stato arrestato la scorsa notte a Stresa, da una pattuglia di carabinieri ed agenti della polizia. E' stato sorpreso mentre passeggiava sul lungolago e non ha opposto re sistema. Nella camera d'albergo dove aveva preso alloggio, sono state trovate 350 mila lire provenienti dalla rapina. Cinquantamila le aveva già spese e centomila le aveva date al terzo uomo, che si sta ricercando. Condotto nella notte a Novara, il Puledda ha reso una piena confessione, conforme a quella del Giolito. Ha detto di aver gettato nel canale Elena una pistola calibro 6,35 ed un pugnale, di cui era in possesso al momento dell'aggressione, p. b. * Salvatore Puledda e Franco Giolito arrestati a Novara
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