Le tessiture del Biellese hanno superato la crisi

Le tessiture del Biellese hanno superato la crisi Ora il settore è in netta ripresa Le tessiture del Biellese hanno superato la crisi Le ultime riduzioni del personale erano dovute all'assestamento di due stabilimenti - Tutte le aziende lavorano a pieno ritmo - I disoccupati nella zona sono circa il 2,10 per cento della popolazione attiva (Dal nostro inviato speciale) Biella, 11 luglio. Recenti riduzioni di personale effettuate in due grandi aziende tessili (Lanifìci Rivetti e Lanifici Giletti di Ponzone) potrebbero far pensare a sintomi di crisi nel settore. Si tratta invece di fenomeni di assestamento limitati a queste due imprese, mentre nel suo insieme l'industria, tessile biellese sta consolidando la ripresa registrata l'anno scorso e prosegue nell'opera di rinnovamento tecnologico destinata ad accrescere la competitività sul piano internazionale. E' vero che negli ultimi sei anni, dal 1961 alla fine del '66, le aziende tessili biellesi hanno perduto 9146 dipendenti, pari al 18,3 per cento, però il periodo difficile è passato. Le più forti riduzioni di manodopera si sono registrate nel 1963-'64-'65. L'anno scorso il numero dei lavoratori è stato quasi stazionario ed a dicembre gli occupati nelle fabbriche tessili erano 36.579 (contro 36 mila 892 del 1965). Il segretario del sindacato di categoria aderente alla Cgil, Piero Fortunato, sintetizza così la situazione: «Nel corso del 1966, salvo casi sporadici, si è lavorato a ritmo pieno. Parecchie aziende hanno fatto ricorso allo straordinario in misura rilevante. L'intervento della Cassa integrazione è stato modesto. Nei primi sei mesi di quest'anno l'euforia si è attenuata. Però esistono buone prospettive anche per il futuro. Il rinnovamento tecnologico (maggiormente accentuato nei reparti di filatura e finissaggio, meno nella tessitura) ci mette in condizione di guardare senza paura alla concorrenza dell'industria laniera europea ». Sotto l'aspetto sindacale si dovrebbe avere un periodo di relativa tranquillità perché è imminente la firma del contratto nazionale di lavoro che avrà validità triennale con aumenti medi del 3,50 per cento all'anno. Problema sempre vivo per i sindacalisti è quello dei ritmi di lavoro che, in parecchi casi, sono ritenuti eccessivi. Si presta la massima attenzione anche ad un altro fenomeno: la polverizzazione aziendale. «Da qualche tempo — affermano i sindacati — le grandi fabbriche manifestano la tendenza a ridurre il personale. Sorgono, per contro, piccole imprese a carattere artigiano e anche il lavoro a domicilio (telaio in casa o rammendo delle pezze di stoffa) diventa più esteso. E' una polverizzazione disordinata che ci preoccupa ». La stessa Unione Industriale biellese ha segnalato il problema. Nella relazione che il presidente dott. Alberto Botto ha presentato l'altro giorno all'assemblea degli imprenditori è detto: « Si nota una diminuzione delle aziende con maggior numero di dipendenti ed una corrispondente sensibile espansione delle piccole imprese. La tendenza alla diminuzione delle dimensioni aziendali si rileva in particolare nel settore laniero ove la media dei dipendenti per azienda nel 1966 è risultata pari u 57 unità contro le 62 del 1961 ». Nell'insieme il giudizio è positivo. «I vari comparti dell'industria laniera biellese — dice la relazione — nel 1966 hanno registrato una discreta ripresa di attività. E' stato un ritorno alla normalità, dopo la crisi che da due anni travagliava il settore. Il risveglio delle attività è confermato da parecchi fattori: maggiore utilizzazione del macchinario (5-10 per cento in più) rispetto al 1965; crescente consumo di materie prime (10-15 per cento in più) sul 1965; progressi particolarmente importanti nelle esportazioni di tessuti di lana e misti», Si citano poi i dati sulla stabilità della occupazione nel '66 rispetto al '65, che abbiamo già ricordato e si sc'ftolinea la « caduta » della Cassa integrazione (che corrisponde agli operai inden nità in caso di sospensione dal lavoro). Nel 1965 la Cas sa integrazione aveva paga to agli operai dell'industrialaniera biellese 4 milioni e 200 mila ore. Nel 1966 l'integrazione è scesa a 250 mila ore. I disoccupati, nei comuni del Biellese, nel maggio scorso erano 2750 (3750 in gennaio) cioè meno del 3 per cento della popolazione attiva. Un valore che viene definito « tollerabile ». Se dalla cifra si tolgono le categorie speciali (quali i pensionati e le casalinghe in cerca di lavoro) «i disoccupati effettivamente disponibili » scendono a circa 2100, cioè il 2,10 per cento della popolazione attiva. Gli industriali tessili biellesi hanno superato la crisi con coraggio e intraprendenza. Nel quadro della programmazione regionale indicano ora alcune esigenze fondamentali per l'ulteriore sviluppo di tutto il settore tessile. Il direttore dell'Unione Industriale Biellese dottor Giuseppe Valetto ha completato lo studio del « Comprensorio laniero Biellese-Valle del Sesia ». Si tratta di una area che per le sue dimensioni assume importanza internazionale « in quanto espressione di una realtà economica operante in una fascia territoriale continua ben individuata, comprendente 100 comuni e 770 aziende laniere con 42.500 dipendenti ». Tra gli obbiettivi primari che la programmazione regionale deve porsi in queste zone si indicano: miglioramento delle comunicazioni e delle infrastrutture di base; favorire la riorganizzazione delle imprese esistenti per migliorare la produzione e accrescere la capacità competitiva; creare le condizioni per il sorgere di nuove industrie, anche in altri settori; completare, con i necessari finanziamenti pubblici, il « Centro di ricerche tessili laniere Oreste Rivetti ». . Sergio Devecchi — »—, 1 .

Persone citate: Alberto Botto, Giletti, Giuseppe Valetto, Piero Fortunato, Sergio Devecchi

Luoghi citati: Biella, Ponzone