I mercenari circondati a Stanleyville minacciano di trucidare gli ostaggi
I mercenari circondati a Stanleyville minacciano di trucidare gli ostaggi iVou ancora sottocata la x*ivo Ita Imm Congo I mercenari circondati a Stanleyville minacciano di trucidare gli ostaggi I ribelli asserragliati nell'aeroporto - La loro situazione è disperata: non hanno aerei, le frontiere sono lontane ed i Paesi confinanti ostili - Ma chiedono la liberazione di Ciombè o uccideranno i prigionieri: donne, bambini e undici giornalisti europei - Mobutu dichiara: «Devono arrendersi o li attaccheremo, senza badare alle conseguenze» (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 10 luglio. La ribellione in Congo non è ancora terminata, come volevano fare credere le notizie ottimistiche diffuse ieri dal governo di Kinshasa. Lo stesso generale Mobutu l'ha ammesso, rivelando — in un'intervista concessa oggi all'agenzìa di stampa congolese — l'esistenza di un forte focolaio di resistenza a Kisangani (Stanleyville), cioè nella città in cui la rivolta è nata, mercoledì scorso, i « I mercenari che si sono ritirati verso l'aeroporto di Kisangani — ha dichiarato il Capo dello Stato congolese — hanno portato con sé parecchi ostaggi: è questa la ragione per cui ho preso la decisione di rimandare la liberazione dell'aeroporto ». Dopo avere detto che nel resto del paese la situazione è completamente in mano all'esercito nazionale, Mobutu ha dichiarato: « Gli ostaggi dei mercenari sono professori dell'Università libera del Congo che si trova a Kisangani, sono donne, bambini, e anche probabilmente gli undici giornalisti stranieri (9 sarebbero belgi, 2 congolesi) che erano giunti nell'ex Stanleyville mercoledì scorso ». Il generale ha poi detto: « Questi mercenari devono arrendersi, oppure devono almeno permettere ad aerei della Croce Rossa Internazionale di atterrare. Ma non mi aspetto purtroppo tanto. Nel caso che questo appello non sia' ascoltato, darò or- dine comunque all'armata congolese di attaccare, con tutte le conseguenze che ciò comporterà ». I mercenari dunque resistono a Kisangani. Mobutu per il momento non li attacca per paura delle rappresaglie contro gli indigeni e i bianchi che essi tengono in ostaggio, ma minaccia e sì prepara a sterminarli, « quali che siano le conseguenze »: I mercenari, d'altra parte, sembra non abbiano via di scampo: sono circondati, non hanno aerei per fuggire, le frontiere sono lontane da Kisangani, e in ogni caso gli Stati che potrebbero raggiungere sono loro ostili: il Congo Brazzaville, la Repubblica Centrafricana, il Sudan, l'Uganda, il Ruanda, il Burundi, il Kenia, la Tanzania e lo Zambia sono legati a Mobutu da trattati di amicizia e di cooperazione. Le operazioni belliche dei giorni scorsi, l'isolotto di resistenza a Kisangani, la presenza degli ostaggi sembrano finalmente spiegare con una certa chiarezza quali sono le ragioni della ribellione dei mercenari, quali gli obiettivi che essi intendono raggiungere. Bob Dinard e i suoi uomini non si sarebbero ribellati per una questione di paghe in ritardo, e neppure per saccheggiare banche e industrie, compiendo semplicemente un'azione di gangsterismo, come cerca di far credere la propaganda di Mobutu. I mercenari bianchi di Dinard e i colleghi hanno agito — pochi giorni dopo la cattura di Moise Ciombè da parte di Algeri — con un piano ben preciso, cioè per tentare di salvare l'ex presidente congolese, già loro padrone, possibile futuro loro ingaggiatore, e senza il quale la loro presenza non sarebbe più giustificata. Kisangani è l'arma di scambio: liberate il nostro « datore di lavoro » Ciombè, e noi vi ridiamo la città, gli ostaggi neri e bianchi che abbiamo preso in questi giorni. 8 j
Persone citate: Moise
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