I temi assurdi della maturità di Carlo Casalegno

I temi assurdi della maturità LA RIFORMA PIÙ' NECESSARIA ALLA SCUOLA I temi assurdi della maturità Pensi- -io che la scuola compirà un grande progresso, ancor prima delle profonde e necessarie riforme che si stanno discutendo, il giorno in cui i temi di italiano per gli esami di maturità e di abilitazione saranno concreti, modesti, adeguati alla preparazione vera degli studenti. Quando, per esempio, si chiederà agli alunni di terza liceo, senza paura di offendere la dignità degli studi classici, di dire schiettamente e semplicemente come « vedono » i personaggi dei Promessi sposi o l'opera di Ga ribaldi; o quando le aspiranti maestre saranno invitate a parlare di un qualsiasi romanzo che abbiano letto davvero, a indicare come spiegherebbero ad una classe di bambini i valori essenziali del Risorgimento. Invece si continua ad esigere dai futuri ragionieri che riassumano in una sintesi critica la politica delle grandi potenze nell'Ottocento; o dai maturandi del liceo scientifico che affrontino, in quattro facciate protocollo, argomenti come il senso sociale della letteratura romantica e la crisi del Medio Evo nella Divina Commedia. Anche quest'anno, i temi scelti dal ministero della P. I. erano quasi tutti assai belli. A leggerli, un giornalista pensava istintivamente ehe offrono ottimi argomenti ad articoli di Luigi Salvatorelli, di Mario Fubini, di Nicola Abbagnano: fallimento e valore dei moti rivoluzionari 1820-48, vocazione filosofica e poesia in Leopardi, il concetto di civiltà... Ma erano troppo belli per affidarne lo svolgimento a studenti degli istituti medi, sia pure superiori. Si direbbe che al ministero non abbiano pratica diretta della scuola, o che non osino ribellarsi alla tradizione assurda che vuole solenni, dottorali, pieni di grandi idee e di grandi sentimenti, t temi di italiano per la maturità. Bene o male, la maggioranza dei candidati li svolge arrivando alla sufficienza. Ma non è una cosa seria. Basta aver letto nel passato un certo numero di quei componimenti, per poter dire con certezza come i candidati di questa sessione estiva abbiano scelto nella terna dei temi e che cosa abbiano scritto nei loro « elaborati ». Otto volte su dieci, le preferenze vanno al tema più vasto, più generico, non importa se intrinsecamen te difficile, o che meglio offre la possibilità di un discorso pieno di buoni sentimenti Se l'argomento è ampio ed elastico, come « Vita sociale e solitudine dell'uomo nella letteratura del primo Ottocento » (liceo classico), diventa tacile riempire qualche pagina riassumendo quello che si è letto sul libro di testo, o torse su qualche riassunto per alunni pigri. Ed è altrettanto tacile non restare a corto di argomenti, quando il brano di un grande scrittore, come quello del Croce sul dovere pedagogico di ogni uomo (liceo scientifico), si presta ad uno svo! gimento nutrito di oneste banalità. Ed i commissari, se le informazioni sono esatte e la forma corretta, debbono dare almeno il sei. Però con questo metodo non si saggia la maturità vera dei candidati, né si offre agli studenti una lezione di moralità. Quei temi troppo vasti ed ambizii ,i non solo consentono, ma impongono ai ragazzi di sproloquiare su cose che non sanno, scambiando l'informazione posticcia per cultura: quale studente ha letto tanti libri da poter dimostrare con un minimo di serietà che il romanzo italiano, dal Nievo in poi, ha tratto dalla vita regionale l'ispirazione più viva (abilitazione magistrale)? Ma forse sono ancor più diseduca tivi gli altri temi, quelli che incoraggiano il vizio nazionale della rettorica, delle parole gròsse, dell'omaggio ipocrita alle grandi idee. Gli uni e gli altri, comunque, tanno del male; né ci si deve meravigliare che tanti componimenti abbiano la serietà delle chiacchiere da caffè sulla strategia atomica, o ricordino la peggior oratoria dei comizi domenicali. E* possibile che un tempo, quando il liceo era una scuola di élite, e con tutti i suoi difetti ne uscivano degli studenti idllsamiqliotusrencd in grado di leggere, molti anni dopo, un testo latino o greco, la preparazione fosse tanto solida da consentire un discorso serio, se non originale, su temi ambiziosi, e che i componimenti fossero scritti in buon italiano. Oggi anche il liceo è quasi una scuola di massa, con larga percentuale di professori incaricati; e s'incontrano ad ogni passo studenti universitari che fanno del Foscolo un contemporaneo dell'Ariosto, candidati all'insegnamento respinti ai concorsi per troppi errori di sintassi, laureati che non sanno scrivere una lettera chiara e corretta. Persistere sulla vecchia strada, è assurdo e dannoso: un minimo di realismo e di modestia gioverebbe agli studenti, alla società italiana ed alla cultura. Non avvilirebbe il decoro degli studi superiori dare agli alunni dei temi che educhino all'osservazione delle cose ed all'esattezza del discorso; che li abituino ad esprimere con sincerità dei sentimenti veri e dei giudizi alla misura della loro preparazione; che non consentano le genericità, le frasi fatte, la rettorica. Meglio imparare a scrivere una bella lettera od un rapporto preciso, che un cattivo discorso. Non si preparano degli uomini colti indulgendo alla faciloneria ed alla falsa cultura. Carlo Casalegno

Persone citate: Ariosto, Foscolo, Luigi Salvatorelli, Mario Fubini, Nicola Abbagnano, Nievo