Gli italiani in ritardo a Jambes Pingeon vince ed è Maglia gialla

Gli italiani in ritardo a Jambes Pingeon vince ed è Maglia gialla Sfavorevole al nostri ciclisti la 5* tappa del Tour Gli italiani in ritardo a Jambes Pingeon vince ed è Maglia gialla L'atleta della « nazionale » francese ha staccato tutti gli avversari -1 nostri corridori non hanno voluto accollarsi da soli il peso dell'inseguimento ed hanno perso oltre sei minuti, arrivando nel gruppo - In serata gli italiani sono stati sconfitti anche in una prova a cronometro a squadre - La posizione di Gimondi si è fatta difficile: dovrà attaccare per guadagnare le posizioni perdute (Dal nostro inviato speciale) ! Jambes, 4 luglio. Inutile mendicar scuse o girar l'ostacolo con dei giochi di parole, oggi la Nazionale di Francia ci ha inferto un duro colpo. Maglia gialla è Roger Pingeon, il ciclista che, alla vigilia della partenza, ii signor Bidot aveva designato come « terzo uomo » della sua compagine, dopo Poulidor ed Aimar. Sulla strada che ci ha portati da Roubaix a Jrmbes, nella tappa in linea del mattino, il francese ha compiuto una grande impresa, e, nei confronti di Gimondi e degli altri favoriti, si è presentato al traguardo con un vantaggio superiore ai sei minuti. I « tricolori » di Pezzi non hanno accettato la battaglia. Un po' per la stanchezza di ieri (e nulla, in proposito, c'è da obiettare), un po' per un senso quasi di fastidio e di ribellione di fronte all'andamento della corsa. « Perché dovremmo sempre lavorare noi? » ha dichiarato Pezzi dopo l'arrivo. Reazione umana, comprensibile al momento. Ma, secondo noi, oggi bisognava comunque raccogliere la sfida. Perché, alla resa dei conti, Pingeon è tutt'altro che elemento di secondo piano. E non basta: adesso la Nazionale di Francia guida la gara, adesso è più libera di imporre la sua attica. Prima, a noi bastava difenderci aspettando i momenti decisivi. Adesso difenderci non basta più, adesso bisogna attaccare. Una sconfitta netta, ma la strada del Tour è ancora lunga e la porta resta spalancata ad ogni sorpresa. La nostra Nazionale, però, dovrà cambiar tattica, in particolare senza continuare a ripetere ai quattro venti d'aver tutti contro. E' logico che sia cosi. Ed oggi, del resto, la condotta della Nazionale di Francia è stata impeccabile e non serve raccontare che toccava anche agli altri — ai belgi che difendevano la maglia gialla di Spruyt, agli olandesi di Janssen, agli spagnoli di Jimenez — il dividere con noi la fatica dell'inseguimento. L'abbiamo accennato tante volte e lo ri petiamo: il giorno in cui Gimondi ha deciso di partecipare al Tour ha lanciato una sfida. I suoi rivali l'hanno raccolta. E, per battersi, è meglio rimboccarsi le maniche, senza badar in modo eccessivo ai piccoli e grandi giochi delle alleanze. Nulla di irrimediabile, insomma. Ma è ora di svegliarsi. La fuga che ha dato un volto nuovo al Tour è cominciata verso il sessantesimo chilometro. Sono scappati Riotte, Van Looy, Cadiou e Van der Vleuten, ai quali sisono aggiunti Pingeon, Ignolin, Letort, Peffgen, Polidori, Theillière. Van De Kerkhove e Schleck. Anche Manzaneque e Tosello si sono portati in testa e ia pattuglia, animata dai francesi, ha preso, piano piano, ad aumentar il vantaggio. Pezzi risaliva all'altezza del gruppo, segnalava a Gimondi i rischi dell'episodio. Gimondi gli rispondeva: « Sempre noi? Che si arrangino un po' gli altri ». Chiuso. Gli altri aspettavano la riscossa degli italiani, gli italiani aspettavano un'Iniziativa altrui. Dal gruppo, èva sero figure di poco conto. I favoriti rimasero a montar la guardia a Gimondi e gli unici a sorridere e con ragione erano gli uomini del signor Bidot. Nel drappello d'avanguardia, pedalava Polidori, che, ad un certo punto, si trovò di nuovo maglia gialla. Sarebbe stata una soddisfazione, piccola, ma pur sempre tale. La giornata però male era cominciata e male doveva finire. Pingeon, a sessanta chilometri dal traguardo, ruppe gli indugi e si tuffò in un tentativo che sembrava destinato al fallimento. Pure, gli riuscì di tener duro sino alla conclusione. Tanto di cappello, applausi a scena aperta, tutti meritati. Pingeon giungeva a Jambes trionfante, precedendo Riottr, Van Der Vietiteli, Schleck e Polidori di l'24". Di quel tanto cioè, che, considerando anche l'abbuono, gli garantiva, oltre al successo di tappa, pure il primato in classifica generale. A 2'27" s'affacciavano Van Looy, Tosello, Peffgen, Van De Kerkhove, Ignolin, Garcia, Letort, Theillière e Manzaneque. A 4*29" era la volta di Van Schil, Harings, Delisle e Cadiou. Quindi il gruppo. Una prima parte, con Gimondi, Balmamion, Poulidor ed Aimar a 6'22", una seconda parte con Janssen a 6'38". una terza parte, con Jimenez a 6'46". Non era ancora finita, il programma odierno prevedeva pure, per il tardo pome- rtdsl«irltlv riggio, una prova a cronometro a squadre, in circuito di diciassette chilometri. La spuntava il Belgio. Seconda la Francia, poi l'Olanda e la « Primavera ». La Nazionale italiana all'ottavo posto. Per regolamento ai componenti la compagine prima arrivata toccavano 20" di abbuono, e 10" toccavano ai componenti la compagine seconda arrivata. In tal modo, per Gi¬ mondi, un colpetto in più, appunto quei 10" nei confronti di Pingeon, di Poulidor e di Aimar. Badando alle cifre, il ritardo su Pingeon, in classifica generale saliva a 6'24", quello su Poulidor saliva a 18", mentre il vantaggio su Aimar scendeva a 24". Una parentesi poco lieta. Stasera qualcuno sostiene che oggi il bergamasco ha fatto bene a non rispondere all'at¬ tacco di Pingeon, nell'intento di risparmiare le maggiori energie possibili per il futuro. Non siamo della stessa idea, pur se riteniamo che, per Felice, il Tour non sia certo compromesso. Domani, sesta tappa, da Jambes a Metz, 238 chilometri attraverso il Belgio ed il Lussemburgo, con arrivo in Francia. Gigi Boccacinì Pingeon (a sinistra) e Riotte, della Nazionale francese, si felicitano per essere giunti 10 e 2C a Jambes (Tel.)