Alto Adige di Luigi Salvatorelli

Alto Adige IL BUON DIRITTO DELL'ITALIA Alto Adige Giunge al momento giusto questa noderosa (settecento fitte pagine) Storia diplomatica della questione dell'Alto Adige di Mario Toscano (Laterza, Bari, 1967). L'autore — questa volta non è frase di prammatica, ma traduzione modesta della realtà — noti ha bisogno di presentazione. Da decenni studioso assiduo e insegnante universitario di storia diplomatica internazionale; da più anni esperto e consigliere ufficiale della nostra diplomazia; rappresentante più volte dell'Italia alle Nazioni Unite: infine, « last nat least », presidente insuperabile di quella raccolta ufficiale dei Documenti diplomatici italiani dal 1861 ad oggi che, se procede più lentamente del desiderabile — e non certo per minor impegno del capo — costituisce tuttavia già una raccolta imponente di cui nessuna biblioteca del mondo rivolta, in tutto o in parte, alla storia del nostro tempo, può e vuole fare a meno. Tanto che la fama della raccolta, e con essa del suo direttore, può ben dirsi assai maggiore all'estero che in Italia. Mario' Toscano, studioso rigorosamente metodico se altri mai, ha voluto fare in questo libro storia diplomatica, e nient'altro che questa: e l'ha fatta con quella esattezza e completezza d'informazione, con quella scrupolosa imparzialità e vastità d'indagine, con quella chiarezza obbiettiva di esposizione che hanno fatto di lui da decenni un maestro della materia, in Italia, in Europa e oltre Oceano. Proprio per questo rigore di metodo e compiutezza di esposizione, la sua storia diplomatica è fondamento sicuro, inconcusso, di Storia, con la maiuscola. Contro questo libro s'infrangerà miseramente, d'ora in poi, qualsiasi tentativo — e Dio sa quanti e quali ne sono stati fatti — di « cambi rc le carte in tavola ». Sia detto da un recensore — che non ha gli obblighi di riserva dell'autore, alto diplomatico ufficiale — sia, ripeto, lecito a me dire che tutta l'azione del governo austi iaco nel risollevare una questione dell'Alto Adige — dopo l'accordo De Gasperi-Gruber liberamente concluso e lealmente attuato — non è stata fino ad oggi (vorrei sperare: fino ad oggi « escluso ») se non un ostinato, infelice tentativo di cambiare le carte in tavola. Il documentatissimo libro del Toscano — che, anzi, non se non una serie di documenti (riassunti o testuali), collegati, inquadrati, interpretati come a uno storico spetta — non enuncia mai, in questi termini, una tale conclusione; e anzi, non la mette neanche tra le righe filo di Arianna della sua esposizione. Toccati brevissimamente — ma non inutilmente -v i precedenti storici del periodo napoleonico, il Toscano ci espone come il possesso dell'Alto Adige entrasse nel programma italiano per la guerra del 1914, fino dalle ultime settimane di attività del Di San Giuliano. E qui mi sia lecita ancora una volta la constatazione di come e quanto la ricerca documentaria odierna abbia rivendicato la fama di quest'uomo — morto letteralmente sul lavoro eroicamente continuato, può dirsi, fino all'agonia — contro le accuse e i vituperi di cui credettero caricarlo taluni invasati dell'interventismo. Dal programma Di San Giuliano l'Alto Adige passò al programma Sonnino, entrando a far parte del Trattato di Londra. Più minutamente — come è giusto — il Toscano fa la storia di quel nostro postulato nelle trattative con gli alleati e con il socio per la pace con l'Austria: e dalla sua esposizione esce sostanzialmente confermato che quel postulato fu il meno controverso, e passò senza serie difficoltà. Segue il periodo fascista, esposto nel suo spirito e nella sua infelice e odiosa opera di antigermanicità: opera sostanzialmente unitaria, ma, con alti e bassi dipendenti dal corso dei rapporti con la repubblica austriaca nei diversi momenti. Dovuto risalto è dato alla posizione rinunciataria assunta da Hitler; ma ne sono anche indicate (ed è uno dei contributi storici più notevoli) le ombre proiettate su di essa dalle resistenze che la rinuncia trovava in seno al nazismo, e altresì dall'incremento irredentistico inevitabile, portato ai tedeschi dell'Alto Adige dalla stessa esistenza del Reich hitleriano. La questione dell'Alto Adige, cioè, non scompare adatto per la creazione dell'Asse, e anzi raggiunge una nuova acutezza quando si tratta di passare dal'Asse al Patto d'acciaio. Il contrasto fra la necessità di una rinunzia tedesca definitiva a quel territorio, e il persistente, o anzi inacerbito irredentismo tedesco, porta al disperato espediente delle opzioni: ed è aui un altro, particoarmcnte importante e nuovo, contributo storico del Toscano. Egli lumeggia benissimo il con trasto tra la direttiva fascista della * volontarietà » (mirante a mantenere il maggior numero possibile di cittadini italiani altoadigesi) e la direttiva nazista dell'assorbimento totalitario, almeno moralmente coercitivo, a prò del Reich. La vittoria spettò alla seconda; venne poi il periodo di Salò ad annullare di fatto ogni contrasto, con l'annessione apertamente impiantata di Trento, Bolzano, Belluno al Reich, alla quale Mussolini non oppose che qualche piagnisteo. Con questo, siamo a poco più di un terzo del libro; ma impossibile mi sarebbe esporre con lo stesso ritmo il resto, che è poi la parte più importante e, anche in via storica, definitiva. Fortunatamente, essa (anche per la maggior notorietà della materia) si presta a essere esposta per sommi capi. Primo punto: la restituzione incondizionata all'Italia dell'Alto Adige era già un fatto giuridicamente compiuto quando si iniziarono le trattative De Gasperi-Gruber: anche se il nostro governo aveva assunto precedentemente un generico impegno morale di larghezza verso l'elemento tedesco. Nelle lunghe trattative la direttiva austriaca, mirante sostanzialmente alla creazione dell'Alto Adige in ente politicamente autonomo, fu completamente sconfitta dalla direttiva italiana per una semplice autonomia amministrativa, di cui il contenuto specifico e i limiti geografici rimanevano nella sfera sovrana dell'Italia. Con tutto ciò, l'accordo De GasperiGruber si concluse liberamente, e liberamente fu riconosciuto dall'altra parte nella sua effettuazione concreta. Segue il periodo dei tentativi austriaci, attraverso i ricorsi alle Nazioni Unite, di sostituire (pur non confessandolo apertamente) un nuovo accordo, mirante precisamente a quella trasformazione dell'autonomia amministrativa in politica non riuscita nella trattativa fondamentale. Il tentativo fallisce, ambedue le volte: l'Onu richiama l'Austria entro il quadro dell'accordo De Gasperi-Grùber, invitandola a trattare con l'Italia per i miglioramenti desiderati, entro il quadro medesimo. Si apre così l'ultima fase, ancora in corso, da un quinquennio almeno. Tutta la questione si riduce a specificare gli ampliamenti di potere della provincia di Bolzano, rimanendo poi ogni questione di applicazione del nuovo accordo entro il quadro della sovranità italiana, senza inserimenti o riattacchi a un quadro internazionale, al di fuori di quelli — come la Corte internazionale dell'Aia — già appartenenti alia prassi internazionale odierna Mario Toscano, rigorosamente fedele fino all'ultimo al suo metodo e al suo stile, non si pronunzia sul prossimo futuro. Ci pronunzieremo noi. che non abbiamo l'obbligo di quei suoi — Iceittimi " sani — criteri. E ci pronunzieremo con cinque parole: è ora di tarla finita. Luigi Salvatorelli