Mancini ricorda i limiti per le aziende di Stato
Mancini ricorda i limiti per le aziende di Stato li discorso dei ministro al Comitato socialista Mancini ricorda i limiti per le aziende di Stato Come i generali debbono fare solo i generali, ha detto, i superdirigenti statali non debbono cedere alla tentazione di sconfinare in campi non propri - Il passato ammonisce che si sono creati troppi doppioni tra aziende di Stato e industria privata con danno all'economia Roma, 1 luglio. Al Comitato Centrale Socialista il ministro Mancini ha parlato della politica di partito, in rapporto alla conferenza di organizzazione, e della polìtica delle aziende a partecipazione statale, particolarmente in relazione al problema dell'Alfa Sud. Mancini si è innanzitutto compiaciuto che la riunione sia stata aperta da una unica relazione fatta da 'Panassi a nome della segreteria. Ciò potrebbe essere — ha detto — l'annunciò di quello scongelamento necessario per la piena riattivlzzazione della vita del partito. « Se ciò avverrà — ha proseguito — at compagni della segreteria e della direzione non mancherà l'appoggio della grande maggioranza del partito ». Dopo avere detto di concordare con Tanassi sul fatto che « dobbiamo proporci di ottenere il rafforzamento politico ed organizzativo del partito », il Ministro ha aggiunto che uno del temi della conferenza dovrebbe essere quello delle aziende di Stato. E' uno dei problemi più urgenti se si vogliono dare contenuti efficienti e democratici alla programmazione e garantire il corretto funzionamento degli istituti rappresentativi parlamentari. Ciò perché « non deDono né possono esistere in uno Stato democratico, caratterizzato dalla presenza socialista, zone e settori incontrollati e incontrollabili, dotati di capacità e influenze particolari e tali da sovrapporsi a volte alle autorità costituzionalmente legittimate a dirigere e a determinare l'indirizzo politico ed economico del Paese ». ' a Tremelloni — ha proseguito il ministro dei Lavori Pubblici — di recente ha detto: i politici facciano i politici, i generali facciano i generali, (.'esortazione va rivolta con fermezza a molti superdirigenti delle aziende di Stato che non sempre sanno resistere alla' tentazione di sconfinare in campi non propri -e, di.intervenire nel settore politico in modo diretto e indiretto. Proprio perché siamo convinti che l'industria a partecipazione di Stato ha una funzione insostituibile, esprimiamo la nostra preoccupazione e vogliamo, come partito, evitare che esorbiti dai suoi compiti e dalle sue funzioni ». Mancini ha poi affermato di rendersi conto che se deviazioni sono avvenute, la responsabilità « è dei politici che hanno lasciato correre ». Ma se non si cerregge la disarmonia attuale, che sarà anche più evidente « se un giorno sottoporremo a rigorosa verifica la politica delle partecipazioni statali e degli enti di Stato », la programmazione si svuoterà di contenuto. Quanto all'Alfa Sud — secondo Mancini — la posizione dei socialisti dovrebbe distinguersi da quella di altre forze politiche meridionali. «Cos'è — ha detto — questo fragore meridionalista che tutti abbraccia e fa identici?». La mia preoccupazione — ha proseguito — è « che possa avvenire di trovare sotto le bandiere dell'Alfa Sud non soltanto meridionalisti di tan-, te battaglie coraggiose e sfortunate, ma i responsabili veri e principali del ritardo dello sviluppo del Mezzogiorno, coloro che sono stati contro la riforma agraria nelle campagne e per la speculazione edilizia nelle città e che di volta in volta hanno inventato ricette miracolose per ■risolvere la questione meridionale ». « I socialisti — ha aggiunto — non possono accodarsi a queste processioni». Dopo avere affermato che « non può essere consentito a nessuno e nemmeno ai dirigenti delle aziende statali comportarsi come è avvenuto per il caso dell'Alfa Sud, cioè in modo tale che dovrebbe essere pubblicamente censurato », Mancini ha detto che c'è da chiedersi quali obiettivi si perseguano e che per fare ciò non basta dire che il discorso dell'Alfa Sud va collocato in una visione globale della politica meridionale. « Diamo pure la nostra adesione — ha concluso il ministro — ma discutiamo, verifichiamo, distinguiamoci, e teniamo l'occhio su quanto è avvenuto in passato nel campo delle partecipazioni statali. Altro che doppioni di cui parla Carli tra industria ' privata e di Stato. I doppioni ci sono, purtroppo, nell'industria di Stato e nel Sud. Sono verifiche che vanno fatte se si vuole agire pensando agli interessi del Mezzogiorno che non può consentire altri esperimenti sulla sua pelle. E' da augurarsi che il Cipe si muova e così pure le commissioni parlamentari. Io mi auguro che così si muova il partito socialista e che, in ogni caso, il suo "sì" sia motivato e responsabile».
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