Il governo militare controlla la Grecia ma forse l'intesa con il re è precaria

Il governo militare controlla la Grecia ma forse l'intesa con il re è precaria Poche e incerte notizie Mirano per ora da Atene Il governo militare controlla la Grecia ma forse l'intesa con il re è precaria Costantino intenderebbe comunque dissociare parte delle sue responsabilità da quelle dei generali - Nella Capitale la vita appare normale, il coprifuoco è abolito, il movimento turistico notevole - Tuttavia si parla di ottomila arresti tra esponenti politici del centro - L'ottantenne Giorgio Papandreu (tuttora piantonato nella sua residenza) sarebbe stato colpito da infarto, suo figlio Andreas (percosso e ferito al momento della cattura) verserebbe in gravi condizioni Ieri Sofia, sorella del sovrano e moglie del pretendente al trono di Spagna, ha lasciato in aereo Atene - I prigionieri raccolti nello stadio della Capitale Su quindici giornali che si pubblicano in Atene, ne sono usciti solo tre. Il Vima, già fiancheggiatore di Papandreu, pubblica soltanto i comunicati ufficiali del governo militare e poche notizie estere e di varietà. Il suo direttore è alla macchia. Sono invece in galera, verosimilmente per essersi rifiutati di firmare, la signora Vlakos, che dirige il Katimerini, di destra, e il direttore di Elefteria, c?ie appoggiava i dissidenti del partito di Papandreu. E' uscito anche J'Elefterecosmos, monarchico di estrema destra, con un editoriale dal titolo: « Sbocco fatale », che sostiene come il colpo di Stato fosse indispensabile per salvare la nazione dal caos. Sul giornale figurano le fotografie del nuovi ministri, ma nemmeno una immagine del re. Pure i'Acropolis, di destra, pubblica fotografie dei ministri riuniti pe! gitoramento nella residenza reale di Tatoi. dalle quali stranamente manca il sovrano. I due quotidiani in lingua straniera, francese e inglese, sono senza foto del re e con le stesse identiche notizie degli altri. La gente chiedeva nelle edicole giornali esteri, ma si sentiva rispondere che non erano arrivati, che non si sa quando e se verranno distribuiti. La Grecia sta vivendo uno dei pia difficili momenti della sua tormentata storia. Il regime parlamentare è rimasto travolto dai carri armati dei «.giovani ufficiali». I principi basilari della vita democratica vengono messi in discussione. La Corona, anziché uscire rafforzata dal colpo di Stato militare, si trova in una situazione assai delicata. Molti segni autorizzano a credere che la fulminea presa del potere da parte dell'esercito non sia il risultato di precisi piani a suo tempo elaborati col beneplacito del sovrano, quanto la conseguenza di un putsch che, strada facendo, è diventato un colpo di Stato per il successivo avallo reale. Ieri mattina al ministero delle Informazioni i giornalisti sono stati riuniti dal signor Farmakis, un giovane ex-deputato di destra, portavoce della giunta militare. Le risposte che egli ha dato alle nostre domande, non hanno dissipato i dubbi circa il ruolo effettivamente giocato da Costantino. « Il sovrano era al corrente di quanto è accaduto? », abbiamo domandato. « So solo che ha firmato il decreto che autorizzava l'esercito ad assumere il controllo del Paese. So solo che ha anche ricevuto il giuramento dei ministri. Se volete, potete riproporre la domanda al signor primo ministro (il quale dovrebbe tenere una conferenza-stampa oggi o martedì) ». « Lei dice che il sovratto ha firmato il decreto, ma dove è questo decreto, nessuno l'ha visto ». «Il governo non è tenuto a mostrare il documento originale. Il re ha firmato il decreto e tanto basta». « Ma perché non si fa vedere, perché non ha ancora parlato al suo popolo, come mal non b stato affìsso nessun proclama reale alla nazione, com'era lecito attendere? ». «Il re può fare e fa quello che vuole ». Il signor Farmakis ha poi smentito che il segretario del re, Arnaudis, e il suo consigliere diplomatico, l'ambasciatore Byzios, siano stati tratti in arresto. Altri invece sostiene che i due sono stati « fermati » coi pretesto di « proteggerli », ma nell'intento di addossare le responsabilità della « gravissima situazione venutasi a determinare nel paese in conseguenza della battaglia elettorale », soltanto ed esclusivamente a loro. Insomma, i militari si preoccupano di cancellare in ogni modo l'impressione che essi, come da più parti si sostiene, abbiano agito, se non proprio contro la volontà di Costantino, certo forzandogli la mano. Trova credito, anche in autorevoli ambienti diplomatici, la tesi che il sovrano, seguendo in ciò i suoi consiglieri, anziché mettere in gioco il trono autorizzando la soluzione di forza sollecitata dai militari, preferisse continuare a manovrare politicamente per impedire una schiacciante affermazione di Papandreu, mirando a ^un governo di centro-destra. Il re, in linea di principio, non avrebbe scartato il ricorso ai militari, pensando tuttavia di deciderlo solo dopo le elezioni se « gravi circostanze l'avessero imposto ». Questa linea di condotta del sovrano si ha motivo di credere fosse approvata anche dagli alti gradi dell'esercito, e lo confermerebbe l'arresto di tre generali e le dimissioni di altri sei generali sui nove che compongono il Consiglio superiore della difesa. Del resto, la stessa « giustificazione » di colpo di Stato data dal portavoce signor Farmakis ai giornalisti, sembra escludere Costantino dal grande gioco. A sua volta, il generale Tzoitakis (comandante della guarnigione di Salonicco, ora nel governo) era stato infor- La prima riunione del nuovo governo «militare» greco. Da sinistra: il colonnello Patakos, ministro degli Interni; il «premier» Kollias; il col. Papadopoulos, vice primo ministro; il col. Makarezos, Economia; Il generale Spantldakis, Difesa mato che dalla Jugoslavia continuavano ad entrare clandestinamente pericolosi agitatori. Tutto faceva temere lo scatenarsi di moti talmente gravi che per stron¬ carli il generale Tzoitakis avrebbe dovuto sparare. Sicché, per evitare uno spargimento di sangue, l'esercito decideva di marciare bruciando i tempi. Così prende¬ va il potere, ristabilendo l'ordine senza colpo ferire. Questa la versione, ufficiosa, se non ufficiale dell'esercito. In realtà, come dicevamo prima, più che un colpo di Stato, in Grecia si è avuto un putsch di « giovani ufficiali », capitani e colonnelli, che al tempo della guerra civile erano aspiranti o tenenti, che dopo quattro anni di lotta in montagna non hanno visto realizzarsi neanche una delle proprie aspirazioni. La loro psicologia ha dei punti di contatto con quella degli ufficiali dell'Algeria francese. Si sentono defraudati dei riconoscimenti cui ambiscono, tenuti in poca considerazione dagli alleati della Nato, costretti ai margini della società greca che guarda con sempre maggiore distacco alla monarchia e alle forze armate. Nazionalisti e orgogliosi, li amareggia anche dover dipendere in tutto e per tutto dagli Stati Uniti: se cessassero i rifornimenti americani, in quarantotto ore l'esercito greco rimarrebbe paralizzato. Questi giovani ufficiali, il cui leader pare sia il tenente colonnello Giorgio Papadoupulous (oggi ministro delle Informazioni con poteri di vice primo ministro), dopo un accurato studio delle prospettive elettorali di ogni partito e un sondaggio in tutte le cinquantacinque circoscrizioni elettorali del paese, raggiungevano la certezza che la prosshna consultazione sarebbe in effetti divenuta un referendum istituzionale. In conseguenza della vittoria scontata del centro con le sinistre, si sarebbe fatalmente arrivati alla repubblica. Per i « giovani ufficiali ». la monarchia è una necessità nazionale, la salvaguardia delle istituzioni. La stessa patria s'identifica con la monarchia di cui l'esercito è il braccio. Se cade la monarchia l'esercito diventa nulla. Così, paventando quanto sarebbe accaduto, hanno inviato il capo di Stato maggiore dell'esercito dal re per convincerlo a farla finita «coi comunisti». Il re ha esitato ma i «giovani ufficiali » si sono mossi lo stesso mettendolo di fronte al fatto compiuto. E oggi arrestano soprattutto quelli che considerano i nemici più pericolosi della monarchia: gli uomini — leaders e militanti di base — dell'Ena, i'uttione delle sinistre. Come ci ha confermato il signor Farmakis, il novantanove per cento degli arrestati sono comunisti o sovversivi o individui che Jianno preso parte alla guerra civile. L'uno per cento invece è formato da personaggi che occorreva proteggere, come il primo ministro Canellopulos, il ministro della Difesa e uno dei fratelli Rallis, ministro delle Informazioni (tutti liberati ieri sera ma peraltro costretti a domicilio, mentre Giorgio Papandreu sarebbe stato trasferito al quartier generale). Il signor Farmakis ci ha sollecitati a smentire la notizia del ferimento di Andrea Papandreu e l'ha fatto in maniera tale die non possiamo, nelle circostanze attuali, esimercene. Tuttavia dobbiamo dire che la moglie e il figlio confermano il ferimento del deputato, mentre cercava di sottrarsi alla cattura. Ora davanti alla casa di Andrea Papandreu montano la guardia un poliziotto dell'ambasciata degli Stati Uniti (la moglie del deputato è americana) e numerosi agenti di polizia in divisa. Non è più possibile entrarvi. Il portavoce ha definito eccessiva la cifra di ottomi la arresti in tutta la Grecia, ma solo tra l'ippodromo e lo stadio di Atene ci sono ot tocento persone in stato di arresto e continuano ad arrivare camion carichi di persone. Si tratta in maggior parte di militanti di base dell'Ena e i familiari sono stati avvertiti di portar pacchi, vestiti e letti da campo presso un commissariato rio naie. Scene strazianti avvengono di fronte al commissariato Lambda-Gamma, dove si affollano donne e bambini Scoppi improvvisi di disperazione, crisi di pianto, invettive. I militari ieri mattina hanno disperso al Pireo gruppi di donne che protestavano contro gli arresti. I figli di Glezov, l'eroe della Resistenza, sono rimasti affidati alla portinaia perché anche la madre è stata arrestata. Una donna è andata in carcere col proprio figlio. Suo marito era già in galera. Il musicista Theodorakis è stato arrestato con tutta la sua orchestra. Abbiamo domandato al portavoce signor Farmakis: «Pensate che il popolo sia con voi? ». Igor Man DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ATENE, lunedì mattina. All'apparenza nulla è cambiato, ieri è stata una domenica come le altre, forse un po' più tiepida e soleggiata. Gli ateniesi sono andati in chiesa, hanno passeggiato; i turisti hanno sciamato dal Pireo all'Acropoli. Ma basterebbe soltanto prestare orecchio ai discorsi che si fanno al calìe, per rendersi conto che la situazione è mutata: nessuno infatti parla più di politica, come finora aveva sempre fatto. l h