Arrestato a San Mauro Torinese il conte che uccìse il commerciante di francobolli

Arrestato a San Mauro Torinese il conte che uccìse il commerciante di francobolli Il commerciante di francobolli Battista Zani fu ucciso in una villa di Manerba, sul Lago di Garda. Il cadavere venne gettato nelle acque dell'Iseo, a Marone. Il grafico mostra l'itinerario della fuga del conte Tebaldo Martinengo. Subito dopo il delitto il giovane patrizio, a bordo della sua « Citroen DS-19 », si diresse in Piemonte percorrendo l'autostrada da Brescia a Milano e da Milano a Torino. Qui raggiunse S. Mauro Torinese e chiese ospitalità ad un lontano parente quel piedestallo di cemento che faceva da àncora. Hanno deciso h. fretta di fare qualcosa. Sono corsi fino ad un vicino paese e hanno preso a noleggio da un pescatore una barca a motore. Si sono procurati un pezzo di tronco d'albero qualche grosso arbusto, col quale avrebbero coperto il corpo. Hanno caricato tutto e hanno puntato verso il luogo dove era sommerso il cadavere. Ma era troppo tardi: cominciava ad arrivare gente, operai che lavorano in un vicino cantiere. Sono dovuti tornare indietro e forse in quel momento hanno capito che il fallimento di quel tentativo era la loro condanna. Quando è stato arrestato, Tebaldo Martinengo Cesaresco aveva in tasca circa ventimila lire. Finora non si sa dove sia finita la collezione di Battista Zani. Il giovane patrizio conosceva la sua vittima, perché la conosceva bene suo padre. Il conte Riccardo, solerte e coscienzioso impiegato del Comune, si dilettava a collezionare qualche francobollo, ma senza tante pretese. Soltanto un passatempo. Ogni tanto il conte Riccardo si incontrava con Battista Zani, l'uomo più influente a Brescia in fatto di francobolli; quando poteva, gli dava anche una mano a sistemare la sua collezione. E probabilmente qualche volta gli parlava di quel figlio che non si decideva a mettere la testa a posto : un ragazzo indolente, propenso a girare stancamente da un bar all'altro, piuttosto che sedersi ad un tavolo di lavoro. Maglioni sgargianti, giacca dal taglio sportivo, una bella macchina, Tebaldo andava in giro a cercare di far quattrini in un modo o nell'altro. Spesso era accompagnato da qualche vistosa ragazza. E aveva amici come Giuseppe Piccini, trentaduenne, nella cui villetta è stata trovata refurtiva per qualche decina di milioni. A casa il patrizio non c'era quasi mai, era sempre fuori, chissà dove, magari impegnato in un certo affare che doveva concludere per riempire di denaro le tasche della sua giacca sportiva. Ha continuato così fino alla notte del 14 marzo scorso. Poi il feroce delitto. La vittima era conosciu ta anche all'estero. Ieri è giunto a Brescia un barone tedesco, Ludwig Stoeckel : ha 64 anni, stringe accigliato un limpido monocolo e nei suoi occhi c'è un velo di pianto. « Ero amico da più di vent'anni di Battista Zani — dice — veniva spesso a casa mia quando giungeva in Germania per i suoi affari. Io sono un appassionato filatelico, ho fatto con ilui lunghe e piacevoli chiac¬ chierate ». Il barone Stoeckel era venuto proprio per vedere lo Zani, per rimanere un poco con lui. Non sapeva della tragica vicenda. Appena arrivato, ha fatto il numero di telefono dell'abitazione del commerciante di francobolli, ha chiesto di Battista. E s'è sentito rispondere con voce rotta dal pianto : « Mio padre non c'è più. E' morto assassinato ». Giuliano Marchesini Piena luce sui feroce defitto scoperto nel Lago d'Iseo Arrestato a San Mauro Torinese il conte che uccìse il commerciante di francobolli La cattura alle 3 del mattino di ieri - Il patrizio, trentenne, era nascosto nella villa di un lontano parente : in tasca aveva 20 mila lire ; nessuna traccia dei francobolli rapinati (valore 50 milioni) Portato subito a Brescia, confessa calmo e senza dare segni di emozione : « Ho preso parte al " colpo ", col mio complice. Volevamo impadronirci della borsa del commerciante. Ma io non l'ho ucciso. E' stato l'altro a colpirlo in testa con un bastone » - Gli inquirenti chiedono : « Chi legò e trasportò il cadavere? » - Il conte risponde : «Non lo so. Mi sono sentito male e sono dovuto uscire. Poi me ne sono andato, non ricordo più dove » - Nella villa del delitto è stata rinvenuta refurtiva per alcune decine di milioni - Forse oggi i due arrestati verranno messi a confronto in carcere Satfate barone BERGAMO oY'àF MBnl*aj#^ Érbuseo ìRESCÌr? TORINO Il conte Tebaldo Martinengo (al centro) accompagnato da agenti in borghese entra in questura à Brescia dopo l'arresto a San Mauro (Telefoto) di rari francobolli a un industriale che lo attendeva nella villetta di Manerba sul Garda. Quel presunto acquirente era in realtà il Piccini: i due giovani avevano predisposto ogni cosa per impossessarsi della preziosa valigetta di Battista Zani, contenente « pezzi » rari per oltre 50 milioni. Ma ora sembra che Tebaldo Martinengo Cesaresco sostenga che nessuno dei due aveva intenzione di uccidedere: il complotto avrebbe dovuto limitarsi soltanto al raggiro, o, semmai, al furto. Ad un certo momento il' commerciante, uomo accorto e quindi difficilmente ingannabile, si sarebbe reso conto dell'imbroglio e avrebbe reagito con energia, minacciando anche una denuncia. « A questo punto — dice il patrizio —, Giuseppe Piccini afferrò il bastone e lo calò con forza sul capo dello Zani ». Poi vi fu il trasporto del cadavere per l'occultamento. «Ma io non so niente di questa faccenda — ripete il giovane conte —. Io non c'entro, ha fatto tutto lui ». Dove era allora Tebaldo Martinengo Cesaresco quando il corpo venne avvolto le legato, poi portato verso ! l'auto? A quanto sembra 'egli dà risposte vaghe, con¬ fuse: «Non lo so, mi sono sentito male, sono uscito e sono rimasto là fuori un po co. Poi me ne sono andato, ma non ricordo dove, non capivo più nulla ». Si è scoperto che il mat tino dopo, molto presto, due giovani sono tornati sul posto ove era stato gettato nel lago il cadavere. Erano evidentemente preoccupati : nel buio non avevano potu to accertarsi se quel fonda le potesse tenere sufficientemente nascosta la salma infagottata. Quando sono arrivati là, devono avere avuto un sussulto: il corpo si vedeva: dondolava lenta mente sott'acqua, legato i dichiarazioni, non avrebbe nemmeno preso parte alla tragica corsa in auto di notte, con a bordo il cadavere, alla ricerca di un posto dove farlo scomparire, Dal canto suo il Piccini, subito dopo l'arresto, aveva attribuito al patrizio il maggior peso in questo crimine. Difficile quindi è stabilire quale sia la verità. Forse un confronto tra i due potrà consentire di chiarire gli interrogativi. Ieri il sostituto Procuratore della Repubblica dottor Giannini ha interrogato per alcune ore il patrizio, che è stato rinchiuso nel carcere di Canton Mombello. Sull'arresto di Tebaldo Martinengo Cesaresco sono circolate voci discordanti : si è detto che il conte avrebbe portato la sua auto (una « Citroen ») nei dintorni di Torino per fare perdere le proprie tracce e, tornato a Bergamo, sarebbe stato preso in casa di una ragazza sua amica; secondo un'altra versione il patrizio sarebbe stato arrestato durante una massiccia operazione di polizia, mentre vagava nella campagna al confine della provincia bresciana. Ieri sera il questore di Brescia, dottor Manganiello, ha dichiarato che Tebaldo Martinengo Cesaresco è stato arrestato a San Mauro Torinese nell'abitazione di un parente, ma il funzionario non ha voluto fornire maggiori dettagli sull'operazione. Il giovane conte cerca ora di sfuggire a una pesante incriminazione. Il suo contegno, a quanto si dice, è abbastanza controllato: risponde con calma alle ■ domande, forse è capace di non tradire emozioni nel rievocare la sinistra notte quando Battista Zani fu selvaggiamente aggredito e poi trasportato, ormai cadavere, fin sulla riva dell'Iseo per finire in fondo al lago. tuto apprendere, il patrizio ammette di avere teso il tranello al commerciante il pomeriggio in cui gli propose di vendere una serie Secondo quanto si è po¬