Le Ferrari trionfano a Monza con Bandini-Amon a 197 di media

Le Ferrari trionfano a Monza con Bandini-Amon a 197 di media Nella 1000 chilometri terza prova di campionato mondiale di automobilismo Le Ferrari trionfano a Monza con Bandini-Amon a 197 di media Al secondo posto un'altra vettura italiana, guidata da Scarfiotti-Parkes - La gara era valevole per il Trofeo Caracciolo - Una Ford prende fuoco in piena velocità: il pilota riesce a fermarsi - Si allontana prima di essere raggiunto dalle fiamme - Rodriguez rompe una ruota urtando contro una barriera di protezione La Chaparral scatta bene, ma si ritira al ventunesimo giro (Dal nostro inviato speciale) Monza, 25 aprile. La Ferrari ha conquistato oggi a Monza nella * 1000 chilometri » la sua seconda vittoria stagionale nel campionato mondiale per macchine SportPrototipo (che altro non sono se non vetture da competizione con carrozzeria aperta o chiusa, a due posti, senza limitazione di cilindrata per i motori): al primo posto si è classificata la coppia BandiniAmon, al secondo ScarfiottiParkes. I 1000 chilometri (cento giri) sono stati divorati in poco più di 5 ore, la media generale ha sfiorato i 197 orari. La corsa era intitolata alla memoria del principe Filippo Caracciolo di Castagneto, presidente dell'A. C. d'Italia e suocero del dott. Giovanni Agnelli, presidente della Fiat, che era presente alla competizione. Le potenti e veloci « P 4 » della Casa modenese hanno riconfermato la superiorità emersa in febbraio nella 24 ore di Daytona; con la differenza che nella corsa americana avevano avuto come avversarie le grosse Ford e la Chaparral, mentre sulla pista lombarda la squadra del colosso di Detroit era assente, e l'unica Chaparral — pur dimostrandosi quasi altrettanto veloce delle Ferrari — ha ceduto dopo appena 170 chilometri di corsa, quando già le macchine italiane si erano insediate nelle due prime posizioni. Sicché l'interesse tecnico e lo stesso spettacolo, che nello sport del motore trae ragiono d'essere dall'incertezza della lotta, si si sono ben presto esauriti. Ciò non toglie che il pubblico — abbastanza numeroso e prevalentemente composto di giovani — abbia seguito con appassionata attenzione la bella prova delle Ferrari e dei piloti italiani e inglesi che vi si sono alternati alla guida. La mancanza di avversari temibili non dovrà comunque trarre in inganno sull'efficienza delle nuove «Prototipo» italiane. A favore di esse parlano chiaro le cifre: la già ricordata media di Bandini-Amon e il giro più veloce realizzato a 206,825 all'ora dallo stesso Bandini durante la fase iniziale della corsa, quando ancora la Chaparral di Spence-Phil Hill sembrava tenere il passo con le Ferrari. Si deve tener presente, per meglio valutare il significato di tali velocità, che come già nell'edizione dell'anno scorso, all'inizio di ciascuna delle due grandi curve sopraelevate, era stata sistemata una « variante » in balle di paglia (una specie di stretta S per ridurre la velocità di entrata nelle curve stesse, dove il fondo in cemento non è molto regolare; una sensata misura di sicurezza, insomma). Lorenzo Bandini è stato dunque il protagonista numero uno della giornata; ha compiuto i suoi turni di guida con autorità e decisione, senza rilassamenti neppure quando della vittoria era ormai certo, pienamente fiducioso in se stesso e nella macchina. La sua seconda guida, il ventitreenne neo-zelandese Chris Amon (vincitore con McLaren, sulla Ford, della 24 ore di Le Mans dell'anno scorso), lo ha coadiuvato benissimo, giustificando il fiuto di Enzo Ferrari che lo ha assunto nella sua Scuderia. Scarflotti e Parkes, battuti di 3 minuti e 15 secondi, avevano forse un mezzo meccanico lievemente meno efficiente dei due compagni di squadra, almeno a giudicare dal maggior tempo che sostavano ai box per i rifornimenti e ouegli altri piccoli controlli affidati alla febbrile attività dei meccanici. Dopo i primattori, una gara molto buona hanno compiuto le Porsche del nuovo tipo «Carrera 10», terza e quinta assolute (con Mitter-Rindt ed Herrmann-Siffert) e vincitrici della classe 2000 crac; si prevedeva un bel duello tra le auto tedesche e la Dino «ufficiale» di Williams-Klass. In realtà la lotta c'è stata, ma è durata neppure 20 giri: la 2000 italiana, mentre precedeva le Porsche, si è ritirata per la rottura di un raccordo dell'impianto di raffreddamento a causa dei sobbalzi su una delle piuttosto sconnesse curve sopraelevate. La cronaca della «1000 chilometri - Trofeo Filippo Caracciolo » non ha insomma offerto troppi spunti, pur non essendo mancati gli episodi interessanti o spettacolari. Tra i primi si può menzionare la tenacia di Vaccarella e Muller, al volante di una Ferrari del modello '66 di proprietà della Scuderia svizzera Filipinetti. Al 60" giro 1 due erano terzi assoluti; poi Vaccarella affrontava con troppo ardore la prima curva di Lesmo e urtava con una certa violenza contro il guard-rail, danneggiando la carrozzeria; riprendeva e si fermava subito ai box per qualche riparazione di fortuna e la sostituzione delle guarnizioni di attrito dei freni. Così la Ferrari n. 7 veniva superata dalle due Porsche, e il pilota palermitano doveva prodursi in un vivace inseguimento che si concludeva proprio all'ultimo giro con il superamento della seconda vettura tedesca e la conquista del 4" posto assoluto. Di momenti emozionanti era protagonista Pedro Rodriguez, che metteva fuori uso la sua Ferrari (in quel momento, 49" giro, era terzo) finendo contro le protezioni esterne della S artificiale all'inizio del curvone successivo al rettilineo delle tribune. Neppure una scalfittura, per fortuna, e il messicano se ne tornava a piedi ai box, certo non molto soddisfatto di se stesso. Più drammatica, ma anche questa volta senza conseguenze, era l'avventura vissuta dal corridore svizzero Denis Borei, la cui Ford «GT40», nel rettifilo che segue la «curva Ascari » prendeva improvvisamente fuoco (mancavano pochi giri alla fine), forse per un ritorno di fiamma; il pi¬ lota aveva la prontezza di fermarsi in breve spazio, togliere il contatto e gettarsi fuori dalla macchina prima che le fiamme lo investissero. Lo spettacolo era impressionante, un gran fumo si levava al cielo mentre gli altri concorrenti continuavano a sfrecciare a pochi metri dal fuoco. La notizia rassicurante non tardava però ad arrivare alle tribune: nessuna vittima. E il pubblico poteva serenamente applaudire gli ultimi vittoriosi chilometri dei suoi beniamini. Ferruccio Bernabò L'ordine d'arrivo 1) Rondini Amon su Ferrari « P 4 », che compiono 100 giri in ore 5,7'43", alla media oraria di km. 196,934; 2) Scarfiotti-Parkes su Ferrari «P4» in ore 5,10'59"2; 3) Mitter Itiiiili su Porsche « Carrera 10 », a quattro giri (primi della categoria prototipi fino a 2000 cmc.) ; 4) Mueller - Vaccarella su Ferrari « P 3 », a cinque giri; 5) Herni.inn-SifTert su Porsche «Car¬ rera 10», a cinque giri; li) Schlesser-Ligler su Ford «GT 40», a cinque girl (primi della categoria Sport oltre 200(1 cmc); 7) Spoerry-Steinemann su Porsche « Carrera 6 », n sette giri; 8) Schritz-Necrpasch su Porsche « Carrera 6», a otto giri (primi della categoria Sport fino a 2000), Giro più veloce: il 13* di Bandini su Ferrari in 2'55" e 8/10, alla media oraria di km. 206,825. A Monza pochi istanti dopo il via: la Ferrari n. 3, che vincerà-la corsa, e la Chaparral che si è dovuta ritirare

Luoghi citati: Detroit, Italia, Lesmo, Monza