Il re voleva il «putsch» militare ma non è stato lui a dirigerlo

Il re voleva il «putsch» militare ma non è stato lui a dirigerlo COSTANTINO TACE NELLA REGGIA DI TATOI Il re voleva il «putsch» militare ma non è stato lui a dirigerlo Veri autori del colpo di Stato sarebbero alcuni «giovani colonnelli» comandati dal gen. Styglianos, ora ministro dell'Interno - Costoro hanno agito di sorpresa, scavalcando Costantino che sperava di non compromettere la monarchia - I congiurati lo hanno informato a cose fatte - Nessuno si fa più illusioni: è comparso qualche manifesto contro la dittatura, ma l'opposizione è annientata, la democrazia è finita - Pugno di ferro dei militari - Tra le migliaia di arrestati, cinque italiani: un albergatore, due meccanici, un falegname e un disoccupato - Dura protesta presentata dalla nostra ambasciata (Dal nostro inviato speciale) Atene, 24 aprile. Oggi in un quartiere periferico sono comparse sui muri scritte contro la dittatura, ed è circolato qualche manifestino. Sono iniziative isolate: le forze popolari, i gruppi di opposizione sono in crisi, decimati -dagli arresti fulmineamente eseguiti a partire dalla notte del putsch, secondo liste che risalgono alla guerra civile, via via aggiornate fino a comprendere uomini del partito di Papandreu e persino giovani studenti (ieri ne sarebbero stati arrestati una decina a Salonicco). Nella rete sono anche incappati cinque italiani: Mario Damofle, proprietario di ristorante, i meccanici Nicola Savino.e Alberto Rinaldo, il falegname Giuseppe Della Velia, e Giuseppe Mastracchini, disoccupato. Il nostro console si è recato allo stadio dove vengono concentrati gli arrestati, ma non ha potuto vedere i nostri connazionali. L'ambasciata d'Italia ha indirizzato una vibrata protesta al governo militare. A molte migliaia ammonterebbero, fino ad ora, le persone arrestate in tutta la Grecia; pare che già due contingenti di prigionieri politici siano stati deportati nelle isole di Makronissos, ma la notizia è stata smentita dal portavoce, signor Farmakis, nel corso della conferenza-stampa di stasera. Questo ex deputato, sconfitto alle elezioni del '64, fa da megafono con suffi cienza e durezza. Ha anche smentito che Andreas Pa pandreu sia stato ucciso e che suo padre versi in precarie condizioni di salute ma ha confermato come la polizia fosse in possesso di dettagliati elenchi di « sovversivi » da arrestare in caso d'emergenza. E' bastato un ordine e gli uomini più rappresentativi, al vertice e alla base, della sinistra e del centro democratico, oltre a umili militanti, sono finiti in carcere. Ci vorrà del tempo, e an che parecchio, prima che l'Eda (il partito della sinistra unificata) e l'Unione di Papandreu siano in grado di esprimere una opposizione organizzata; in questo momento non si vede chi e come possa scendere in campo contro i carri armati. Nessuno in Grecia si fa più illusioni, l'atmosfera è pesante, ad Atene lunghe file si snodano davanti agli uffici della polizia perché i passaporti dei cittadini greci devono essere rinnovati con due visti: degli Interni e della Pubblica Sicurezza. Ogni ora che passa la gente sprofonda sempre più nella rassegnazione. Lo stesso silenzio del re, a quattro giorni dal putsch, tradisce ormai preoccupazioni che prescindono dalla libertà del popolo. Se il re era contro il colpo — ragiona l'uomo della strada — perché è rimasto, perché ha accettato il giuramento dei ministri? In ultimo poteva rifugiarsi nell'ambasciata degli Stati Uniti; l'America avrebbe tagliato i riforni menti all'esercito e i « giovani colonnelli » sarebbero rimasti a terra. E' un ragionamento un po' troppo semplicistico, forse, ma alla fine coerente Ma allora, perché Costanti' no tace, perché continua a rimanersene nella sua residenza di Tatoi, un villaggio di mezza montagna a quaranta chilometri da Atene? Perché il re non fa nulla per troncare tutte le illazioni provocate dal suo at teggiamento sconcertante? Non v'è dubbio, infatti, che il sovrano e gli autori del colpo di Stato siano sostanzialmente d'accordo. Or è un mese, circa, s'è saputo come fosse andato a monte un « colpo » concertato dalla Corona con i generali lealisti, da eseguirsi durante un viaggio-alibi del re in Danimarca. Dopo il putsch, il re sarebbe dovuto tornare precipitosamente in patria, a riportarvi l'ordine e la legalità democratica. Si trattava di un piano cCllns«vnnnvttdnrvopntncstd ? ? e l è o e i n , e , a o che avrebbe consentito a Costantino di giocare il ruolo di pacificatore nazionale, al di sopra delle passioni di parte. La monarchia sarebbe uscita rafforzata dal « colpo » e l'opposizione gravemente indebolita. Ma erano inj troppi ad essere a conoscenza del piano. Il « colpo » sferrato la notte sul 21 aprile dai « giovani colonnelli » ha raggiunto, in effetti, gli stessi obiettivi principali di quello andato a monte: il ghigliottinamento dell'opposizione, ii rinvio delle elezioni. Tuttavia, ha il grave difetto, agli occhi del re, di averlo compromesso. Al giovane sovrano, che ha un concetto altissimo di sé e della funzione della monarchia in Grecia,' brucia inoltre d'essere stato posto di fronte al fatto compiuto, e per giunta da ufficiali che con la Corte non avevano dimestichezza. Giovani colonnelli dai modi rozzi e sbrigativi,noiosi moralisti di estrazione contadina, che non avevano mai nascosto di disapprovare certe « frivolezze » della Corona, per cui andavano predicando una austerity invero più fascista che britannica. Quando il re se li è visti presentare, la notte fatale, in tuta mimetica, il mitra in posizione di sparo, gli scarponi impolverati, si è offeso e ha detto « no ». Poi è corso in automobile, sempre in compagnia di quegli energumeni, a cercare i suoi consiglieri. Gli avevano smentito il loro arresto, ma in casa non li ha trovati, nonostante l'ora tarda, così è approdato infine alla villa della regina madre* a Psichico. Qui ha trascorso le ultime ore della notte, convocando, su consiglio di Federica, il procuratore della Corte di Cassazione, Kollias, un uomo di fiducia, che i congiurati hanno accettato come primo ministro e che avrebbe portato nel governo altri civili, magistrati del Consiglio di Stato di provata fede monarchica. A questo punto il re può anche firmare il decreto che stabilisce la legge marziale e accettare il giuramento del governo, senonché la reazione dell'opinione pubblica mondiale al « colpo » dei colonnelli supera le più pessimistiche previsioni. Costr.ntino capisce che ne va del suo prestigio di « sovrano democratico », che rischia di perdere, se non li ha già perduti, i residui consensi popolari. Così comincia il tiro alla fune tra il re e i giovani ufficiali. Costoro non posso no prescindere dal sovrano, hanno bisogno del suo pubblico consenso per dare un valore storico e politico al colpo di Stato, ma non intendono rinunciare alla ditItatura militare. Costantino, cotpglf(gnediC che vuole essere un re cheioltre a regnare governa, intende strumentalizzare il putsch applicando il piano già andato a monte. Facendo leva sui generali lealisti, anch'essi tagliati fuori dai giovani colonnelli (si dice ad Atene che ogni generale aveva un suo piano per un colpo di Stato), e sugli uomini della destra lini i 11 ri 11111111111 ti 11111111 inumilidisponibili sulla piazza, egli invia l'ex presidente deli Consiglio Pipinelis dal ge-| nerale Patakos Styglianos con precise proposte: amnistia per il « grave atto di insubordinazione », un posto all'estero, magari nella Nato, rientro della truppa in caserma, governo « ecumenico », rinvio delle elezioni. Dicono che il generale diventato ministro degli In iiiiiiiiiinin i limili tinnitili II re si è adirato, ma non vuol tirare troppo la corda per . , .. v - i . mica fatto la rivoluzione]l^m&ÉL*: ...C perché questo porterebbe ad un'irrimediabile lacerazione dell'esercito: già cinque generali ti a i più rappresentativi sono stati costretti alle dimissioni dal Consiglio', superiore delle forze armate per essersi rifiutati di approvare il putsch. Comunque vadano le co se, e cerio cne in orecta la . - ia * tat messa CSI IfiflfeIgor Man Anche ieri i carri armati hanno presidiato le piazze e le vie del centro di Atene (Telefoto « Ansa »)

Persone citate: Alberto Rinaldo, Giuseppe Della Velia, Giuseppe Mastracchini, Mario Damofle, Nicola Savino, Papandreu