Zandegù, nuovo campione

Zandegù, nuovo campione Zandegù, nuovo campione Il ventiseienne ciclista veneto ha vinto mercoledì in Campania, ed è stato fra i migliori nell'inizio di stagione - Ha sette sorelle, ama cantare e suonare la chitarra - Dice di se stesso: «Sono un artista» (Dal nostro Inviato speciale) Napoli, 20 aprile. Il ciclismo italiano attraversa un momento felice. Ha bisogno di campioni, che sappiano essere nel tempo stesso dei personaggi, ed ecco spuntare alla ribalta, insieme con i Motta, con i Gimondi, con gli Adorni, Dino Zandegù — il vincitore del Giro di Campania di ieri — che, giusto come vuole lo sport dei tempi moderni, vanta insieme le qualità del campione e le caratteristiche del personaggio. E' un bel ragazzo, alto, slanciato, sempre sorridente. Ha 26 aiuti, è nafo a Rubano in provincia di Padova. E, se ha cominciato presto a correre, soltanto adesso, nella stagione che appena si è aperta, ha saputo trovare il ritmo necessario per affermarsi. Da dilettante, conquistò nel '62 a Roncadelle il titolò mondiale nella gara a squadre, poi. come entrò nei ranghi dei professionisti, affidò la sua fama non tanto alle imprese di natura schiettamente atletica, quanto al suo carattere ricco di estro. Spigliato, allegro, chiacchierone, Zandegù, in ogni occasione, confermava d'essere un tipo un po' strano, curioso e divertente, dotato di una notevole carica d'umanità. Unico maschio di una famiglia che ...allinea nei ranghi ben sette sorelle, il ciclista veneto — trionfatore o sconfitto — sempre riusciva ad emergere come elemento da seguire con attenzione, eternamente in grado di farsi simpatica pubblicità. Un po' come Taccone, insomma, ma in modo meno violento, in modo più cordiale. Amava la musica leggera, e di questa passione traeva profitto. Suonava la chitarra e cantava con voce piacevole, bene intonata, di tanto in tanto producendosi in pubblico. All'inizio della stagione in corso, è passato alla Salvarani, a fianco di Gimondi. E, di colpo in bianco, ha preso a vincere. Una tappa della Tirreno-Adriatico, il Giro delle Fiandre, ieri il Giro della Campania. Guardiamo al Giro della Campania. Zandegù vi è giunto attraverso singolari vicissitudini, che avrebbero consigliato ad una gara prudente qualsiasi altro corridore. Sono vicende recenti, che però vai la pena di ricordare. Dino, fresco di una nuova popolari- tà per la sua affermazione al Giro delle Fiandre, si presentò al via della Parjgi-Roubaix il 9 aprile, nel ruolo di favorito, in grado cioè, a parere dei tecnici, di battersi alla pari con Merck-x. Ebbene,quel giorno, il veneto ebbe la sorte avversa. Una caduta a cento chilometri dal traguardo lo obbligò al ricovero in ospedale, con il timore di un polso rotto. I medici avrebbero voluto trattenerlo almeno per Zlf ore, ma Zandegù, superato lo choc del capitombolo, tanto si agitò che i dottori, visto che doveva rivelare soltanto forti contusioni, senza però alcuna frattura, gli diedero il permesso di raggiungere a Roubaix i compagni di squadra. Dino sali a bordo di una macchina e nel breve tragitto subì un serio incidente. Si trovò la strada sbarrata da tre vetture. Nell'urto inevitabile, Zandeaù picchiò con violenza il i.cpo, producendosi uno squarcio in testa e allora, anziché in albergo, venne dirottato d'urgenza in un'altra clinica. Molta paura, quattro punti in testa, l'ordine perentorio di un periodo di riposo abbastanza lungo. Ma la Salvarani, per domenica 16 aprile, aveva un appuntamento importante a Francoforte, dove figurava in programma una gara valevole per il campionato del mondo a squadre, e Zandegù è guarito a tempo di record. E' arrivato in Germania giusto in tempo per correre e si è classificato quarto. Per ...riposarsi, Zandegù si trasferì poi a Napoli per il Giro della Campania. Quando la gara è partita, Zandegù è stato vittima di una crisi. Soffriva di stomaco, ciondolava il capo, manifestava sospirando al suo direttore sportivo l'intenzione di ritirarsi. Aveva mangiato un paio di banane, non le aveva digerite. Pezzi, che conosce bene i ciclisti, gli si portò al fianco. Zandegù era in ritardo di almeno un paio di minuti nei confronti del gruppo e voleva fermarsi. Pezzi si fece promettere che avrebbe comunque tirato avanti ancora per qualche chilometro Poi, andò in una farmacia, acquistò del bicarbonato, costrinse il corridore ad ingurgitarne una generosa porzione. « Tutto passato? », si informò dopo un quarto d'ora. Zandegù rispose di no con un cenno. Quindi, si liberò lo stomaco con metodi magari un po' radicali, ma efficaci. «Adesso, sei a poeto*, concluse il direttore sportivo. Ma Zandegù proprio non era dell'idea, vedeva la strada doppia come se fosse stato ubriaco. Pezzi si impose con qualche frase per così dire robusta. E Zandegù ha stretto i denti, ha superato la crisi, è tornato in testa, ha vinto Un campione nuovo, un campione autentico. Che dice di se stesso? «Chiedo scusa, ma sono un artista ». I7?t ragazzo furbo e intelligente, uno di quei personaggi di cui il ciclismo avverte il bisogno. Gigi Boccacini