I vini francesi vantano un primato mondiale perché il governo è molto severo con i controlli di Loris Mannucci

I vini francesi vantano un primato mondiale perché il governo è molto severo con i controlli I vini francesi vantano un primato mondiale perché il governo è molto severo con i controlli L'anno scorso le esportazioni hanno reso (soprattutto grazie allo « Champagne », al « Borgogna » e al « Bordeaux») oltre 180 miliardi di lire - Le frodi non mancano, ma i vini meno pregiati non escono dalle frontiere (Nostro servizio particolare) Parigi, 15 aprile. La vendita all'estero di vini e liquori rappresenta il 17,7 per cento delle esportazioni agricole francesi ed ha raggiunto il primato nel 1966 con la somma di circa 180 miliardi di lire, registrando un aumento del 9,4 per cento rispetto all'anno precedente. Questo successo è stato ottenuto puntando sulla qualità. Esaminando la somma ricavata dalle esportazioni francesi di vini e liquori si constata infatti che il 44.4 per cento è rappresentato dai vini pregiati con denominazione di origine controllata, il 31,9 per cento dal « Cognac », « Armagnac », « Marc de Bourgogne » (assai simile alla grappa) ed altre acquaviti, il 14,4^, da liquori dolci o ricavati da certe frutta (fragole, pere, mele, susine), mentre i vini comuni rappresentano soltan- o il 9,3 per cento del totale Confrontando il volume esportato si constata che quello dei vini comuni è stato, nel 1966, di 1.450.000 ettolitri, e quello del vini pregiati di 1.520.000. Ora, per un volume quasi uguale, i primi hanno reso 17 miliardi di lire ed i secondi 84 miliardi. Ciò dimostra che la qualità è redditizia. E più che mai la Francia Intende incoraggiare i produttori a rispettare le regole imposte dalla legge come dal semplice buonsenso Tra i vini pregiati le maggiori esportazioni sono state quelle dello «Champagne» (33,4 per cento degli incassi), e seguono il « Borgogna » (27,4 per cento), il «Bordeaux» (2-1 per cento), i « Cótes du Rhóne » (5,6 per cento) mentre il restante (9,6 per cento) è costituito da vini di varie regioni (Muscadet, Arbois, Beaujolais, Alsazia, Loira) e vini dolci come Moscato e Banyuls. I principali clienti della Francia sono la Germania, che nel 1966 ha comprato qui per 35 miliardi di lire di vini e liquori, la Gran Bretagna (31 miliardi), il Belgio-Lussemburgo (18 miliardi), la Svizzera (12 miliardi). Considerando gli acquisti dei paesi del Mec in Francia, la Germania viene in testa col 54 per cento, seguita dal Belgio-Lussemburgo (28 per cento), dall'Italia (10 per cento) e dall'Olanda (8 per cento). Queste cifre fastidiose servono a dimostrare che il vino è il « valore oro t delle esportazioni agricole francesi ed è quindi più che giustificata la severità che presiede alla concessione della « denominazione di origine controllata », la quale deriva prima di tutto dal terreno, che è strettamente delimitato, dalla sua esposizione al gole, dal vitigno, dalla quantità di produzione, dal metodo di vinificazione, dalla gradazione alcoolica e, per certi « grandi » vini, da una selezione particolare. E' noto che lo stesso vitigno dà un vino di diverso sapore a seconda del terreno, dell'esposizione al sole, del clima; come in Francia viene dimostrato, ad esempio, dalla differenza fra il « Quincy », vi no bianco asciutto raccolto sulla riva sinistra dello Cher, ed il « Graves », un Bordeaux bianco asciutto raccolto sulla riva sinistra della Garonna, sebbene siano entrambi prodotti col «Sauvignon». E su un terreno analogo a quello del «Graves», ma col vitigno «Cabernet» alleato al « Merlot. i ed a.1 i Malbec », si ottengono I « Médoc », Bordeaux rosso dì grandissimo valore che esìge tre anni di cure costanti nella botte prima di essere messo nelle bottiglie ad invecchiare 3ino al momento in cui raggiunge tutte le sue qualità e dev'essere bevuto prima che incominci a perderle. Ma accade ugualmente che uno stesso vitigno dia vini diversi anche quando si trova su terreni simili e vicini. Ad esemplo, a pochi chilometri dal terreno dove si produce il «Graves», vino bianco asciutto, si produce, con lo stesso vitigno, il «Sauternes», ugualmente bianco ma molto pastoso, quasi dolce. La differenza proviene dal metodo di vinificazione. Non basta sempre, inoltre, produrre secondo le norme. Il vino genuino cambia ogni anno di « profumo » e di forza a seconda che il sole è stato più o meno generoso, la pioggia più o meno abbondante. E può capitare che esso non abbia le caratteristiche necessarie. Perciò una commissione apposita esamina, ogni anno, i migliori vini, e concede il marchio che ne garantisce l'autenticità, la qualità, 11 tipo. Essi potranno allora essere venduti col nome del «Cru», del podere, o del terreno, ma quelli che non superano l'esame potranno utilizzare soltanto il nome generico di Bordeaux o dì Borgogna. E, ogni anno, le bocciature sono parecchie. Non mancano neanche In Francia, naturalmente, le frodi. Certi vini leggeri vengono rinvigoriti col vino d'Algeria o corretti con metodi più o meno legali. A Parigi sì ironizza su certi vini chiamandoli « Chàteau Bercy », dal nome del vastissimo spazio nel quale sono concentrati gli arrivi, i grossisti hanno la aede, organizzano le consegne alle botteghe, ai ristoranti... Non c'è dubbio, effettivamente, che a Bercy, si proceda a mani polazioni, a tagli... I vini detti « comuni » non sono messi in vendita, del resto, col nome della provenien za o del terreno, ma con un nome Inventato dall'azienda che 11 ha « fabbricati ». Ed è ugualmente evidente che 11 Beaujolais, strìscia di terra a nord di Lione, non produce tutta la 'quantità che viene venduta sotto tale denomina zione. Anche altri vini pregiati messi in vendita a prezzi troppo bassi è chiaro che non possono essere genuini, e chi li compera sa di essere Ingan-nato. Quei vini, del resto, sono raramente esporta»! ed il buon nome della produzione vinicola francese non viene quindi compromesso all'estero. Fatte queste riserve, si deve aggiungere che, nel complesso, la legge francese garantisce 1 consumatori contro le frodi e che 1 produttori sono abilissimi nell'organizzare la necessaria propaganda senza la quale i migliori vini sarebbero noti soltanto ad una minoranza. Decine di confraternite bacchiche organizzano ogni anno una o più manifestazioni e sono famose quelle che si svolgono al CIos Vougent in Borgognn. sotto l'egida dei « Chevallers du tastevin ». Le presiede sempre un ministro, o un ambasciatore, o qualche altissimo personaggio, come la principessa Paola, o il principe Ranieri di Monaco; e il ministro degli Affari esteri non esita talvolta a chiedere al gran consiglio dei «Chevaliers du tastevin » di invitare una determinata personalità straniera e di farla cavaliere, titolo al quale molti tengono, in particolare gli americani. Il vino viene mobilitato anche a scopi politici. E la sua azione è spesso efficace. Loris Mannucci

Persone citate: Garonna, Graves, Merlot, Moscato, Ranieri Di Monaco