La moda non è uno spettacolo teatrale che debba impressionare il pubblico
La moda non è uno spettacolo teatrale che debba impressionare il pubblico Indossatrici volanti, ««show»», scenografi.», riprese alla tv La moda non è uno spettacolo teatrale che debba impressionare il pubblico Le ragazze: con questo nome più semplice, ed anche più rapido (tre sillabe in luogo di cinque), si chiamano nelle case di moda le indossatrici. Ci sono le fisse e le volanti. Tra. quest'ultime, quelle di maggior successo, sfilano un giorno qui e un giorno all'altro capo del mondo. Ma. anche le fisse viaggiano assai. Propri' questa settimana, all'aeroporto di Roma, se ne sono incrociati due gruppi, uno di ragazze «settentrionali» (di alcune case di moda di Milano) che tornavano dalla Sicilia, l'altro di ragazze che tornavano da Varsavia. Infatti la moda, con l'automobile, è uno degli aspetti più immediati e vistosi dell'apertura con i paesi dell'Est. Oggi la moda è tutto... o quasi. E' politica, turismo, spettacolo. Un così ampio fenomeno non si era mai prodotto, nella storia del costume. La stessa stampa periodica e quotidiana dà un posto sempre più largo alla moda, ai creatori, alle modelle, ai fenomeni vari che possono suscitare curiosità: probabilmente è, questa, l'oscura risposta alla necessità di rivolgersi sempre più al pubblico femminile, che, d'altra parte, s'interessa ormai poco alle tumultuose vicende sentimentali di personaggi vari, e niente affatto al gioco (troppo cifrato, troppo ingannevole) della politica. La Sicilia, dopo avere lungamente trascurato il turismo, che è la sua « industria » più naturale, appena ha cominciato ad occuparsene, ha organizzato, già da due o tre anni, una grande rassegna di moda estiva, che appunto inaugura l'estate dell'isola. Così pure, nessuno avrà dimenticato un certo spettacolo tv di un paio di anni fa (forse meno) che, a parte la giovanissima e bravissima protagonista, aveva soprattutto il vantaggio di presentare quasi al naturale — e per la prima volta — un nugolo di adolescenti vestiti, sia pure con moderazione, alla nuova maniera. E' bastato questo a dare un'im¬ pressione di fresco e di nuovo, e a procurare il successo alla trasmissione. In quell'occasione giungeva anche da noi, con un ritardo di vari anni e in versione addomesticata, quel modo di muoversi, suonare, cantare, e quel genere di abbigliamento, che in altri paesi di Europa già occupavano la scena da tempo. Vittoria dei giovani? Solo nel senso di farli diventare gli attori di successo, in una specie di spettacolo perenne che il mondo, per un momento, ha guardato con diletto. Sarebbe più giusto dire che si trattava della vittoria di una moda che era « moda », appunto, solo in quanto dava spettacolo! Da allora, inesorabilmente, tutti si sono buttati a sfruttare la vena di questa moda: nelle canzoni, nello stile grafico delle scenografie o dei locali, ed anche nello stile dei vestiti. Ma pare che già sia chiaro che tutto ciò non può bastare a salvaguardare dalla noia, quando nell'involucro, nell'impacchettatura, non c'è niente. Anzi, si ha l'impressione che lo stesso prestigio dell'imballo stia scadendo, stia venendo un po' a noia. Su questa moda da spettacolo (quella di cui più si parla non e quella che più si porta), passato il colpo della sorpresa, sta calando il polverino della noia, dell'indifferenza. E vediamo quindi che la moda, a ..ua volta, si getta allo spettacolo, si aggrappa alle risorse della rappresentazione teatrale: moda presentata in una specie di show recitato in strada, o al 'suono di chitarre elettriche in qualche grande magazzino, con le indossatrici e gli ormai immancabili indossatori, giovani, spesso barbuti, che arrivano saltando, danzando, contorcendosi... La moda è sempre stata l'effimera e quasi impalpabile incarnazione dei sogni e I delle aspirazioni di un momento. La novità, oggi, è che, portata a diffusione di massa e con tutti i mezzi della propaganda, sta parteinpando anch'essa a quella « perdita di fascino », a quello svuotamento, tipici della civiltà attuale, che stanno privando l'uomo di tutti i motivi di entusiasmo. Ma il fatto è che, accanto a ciò, vive e si evolve la moda vera, quella che le donne veramente portano: un'altra realtà. Alain Tipico modello primaverile 1967. Disegno di Biki
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