Chiesto l'intervento statale per sanare la crisi di Savona di Filiberto Dani

Chiesto l'intervento statale per sanare la crisi di Savona In difficoltà V economia cittadina e dell' intera provincia Chiesto l'intervento statale per sanare la crisi di Savona Dichiarazioni del sindaco socialista avv. Martinengo - Una fonderia è fallita, la "ServettazBasevi" è sotto amministrazione controllata, un'altra industria verrà forse trasferita a Bergamo (Dal nostro inviato speciale; Savona, 15 aprile « Non sarei disposto ad amministrare una città di disoccupati. Lo Stato deve intervenire in qualche modo ». Così si è espresso il sindaco socialista di Savona, avv. Benedetto Martinengo, oon il quale stamane ci siamo intrattenuti a colloquio per più di un'ora al palazzo comunale. L'economia cittadina e dell'intera provincia è profondamente scossa nelle sue tradizionali componenti: la fonderia Balbontin è fallita, la « Servettaz - Basevi » è sotto amministrazione controllata, le Fabbriche Riunite Scarpa e Magnano sono state assorbite dal Gruppo Magi-ini che, si dice, intende trasferirle a Bergamo, l'Italsider non sostituisce i dipendenti che vanno in pensione, 11 porto è asfittico e non è in grado di accogliere altra manodopera. La città paventa ulteriori arretramenti, guarda con seria preoccupazione al proprio avvenire Con lo sciopero generale che l'altro ieri ha paralizzato per due ore ogni attività cittadina, i savonesi hanno voluto dimo¬ strare che sono decisi a difendersi, a non arretrare ulteriormente. Il sindaco, oggi, era amaro e polemico, lui, ci informano, solitamente misurato e ottimista. Dal 20 gennaio è a capo di una amministrazione di centro-sinistra paritaria (12 democristiani e 8 socialisti da una parte, 16 comunisti, 2 liberali, un socialproletario e un missino dall'altra) che ha ereditato pesanti passività «Il Consiglio comunale — ci dice — è deciso a battersi unitariamente per la sopravvivenza della città. Alle due di stanotte ha approvato alla unanimità un ordine del giorno proposto dalla Giunta per sollecitare provvedimenti governativi. La situazione è veramente drammatica e tale da esigere interventi immediati ». Il punto di forza della città è costituito dalle officine meccaniche «Servettaz-Basevi» che occupano 600 operai e 200 impiegati. Le difficoltà finanziarie dell'azienda, da cinquantanni specializzata nella produzione di impianti industriali, rischiano di soffocare una trentina di aziende satelliti che danno lavoro a circa 700ldipendenti. Il 21 marzo scor-| so, la « Servettaz-Basevi » è stata ammessa dal Tribunale di Genova all'amministrazione controllata: ì debiti ammontano a nove miliardi e il 19 aprile l'adunanza dei creditori deciderà se ratificare o no la decisione del Tribunale. Cosa potrà accadere? Risponde il sindaco: «Se i creditori voteranno contro l'amministrazione controllata, la Servettaz-Basevi" fallirà; se, come ritengo, l'approveranno, l'azienda continuerà a vivere con gestione provvisoria. Ma fino a quandot E' evidente che, mancando i mezzi fnanziari. i debiti continueranno a sommarsi ai debiti ed allora il fallimento sarà altrettanto inevitabile ». La « Servettaz-Basevi », è stato ripetuto da più parti, è ancora un'azienda integra e vitale, economicamente valida. Quali sono dunque le possibili soluzioni della sua crisi? Dice l'avv. Martinengo: «Innanzi tutto occorrono provvedimenti immediati per consentire all'azienda di proseguire la sua attività In questo senso è stata proposta la. costituzione di un ente di gestione tra banche e Istituto Mobiliare Italiano: un intervento del genere darebbe modo alla " Servettaz-Basevi " di ultimare le commesse in corso e di acquisirne altre. E' evidente, però, che nello spazio di un anno, tanta è la durata dell'amministrazione controllata, non si potranno saldare i nove miliardi di debito, ed allora bisognerà riproporre all'Iri il problema del rilievo dell'azienda oppure trovare un gruppo privato disposto a subentrare. Se falliranno queste due possibilità (e ciò vorrà dire chiusura definitiva della "Servettaz-Basevi") lo Stato dovrà intervenire attraverso le partecipazioni statali impiantando un nuovo complesso industriale capace di assorbire la manodopera che resterà disoccupata » La crisi dell'industria savonese, sottolinea a questo punto 11 sindaco, ha radici lontane nel tempo e va inquadrata nella crisi che travaglia l'intera industria ligure. «Ciò che accade ora in Liguria — egli dice — è frutto di vent'anni di politica centrale sbagliata. Al centro si è sempre sopravvalutata la possibilità d'incrementare l'attività terziaria, cioè di scambio, trascurando quella primaria, che è l'atti- [vita industriale. Ma ci sono anche delle responsabilità locali: in questi vent'anni non si è saputo affrontare con tem- pestività la soluzione di problemi che avrebbero potuto tonificare la vita economica della provincia favorendo investimenti produttivi. A Savona, i capitali ci sono, ma si preferisce lasciarli in banca. Non ci sono imprenditori disposti a rischiare, a lavorare, a far lavorare. Ecco perché oggi siamo costretti a chiedere l'intervento statale: il piano di programmazione nazionale serve proprio a questo, a sostituirsi alla carenza del capitale privato ». Purtroppo, il tempo stringe e la crisi dell'industria savonese diventa di giorno in giorno sempre più acuta. « Occorrono interventi immediati — ripete il sindaco — perché le promesse servono a ben poco. Sono riuscito ad ottenere dalle banche un centinaio di milioni per far pagare operai e impiegati della " Servettaz-Basevi" fino al 10 aprile. Ora abbiamo soltanto la speranza che tutto vada a buon fine ». Filiberto Dani

Persone citate: Balbontin, Benedetto Martinengo

Luoghi citati: Bergamo, Genova, Liguria, Savona