«A noi piace Flint» aIlegro agente segreto
«A noi piace Flint» aIlegro agente segreto SUZZO SCHERMO «A noi piace Flint» aIlegro agente segreto "Nata libera": i problemi d'una leonessa allevata in casa (Cristallo e Ideal) — A noi piace Flint. E anche al pubblico non dispiace Questo che fra i tonti derivati di James Band è risultato il più autentico, per carica parodistica. Nel nuovo film, a colori, il regista Gordon Douglas innesta nel tronco del matriarcato americano il mito delle Amazzoni. Un'organizzazione femminile, con sede in una deliziosa « Isola delle Vergini », ha deciso di togliere agli uomini il reggimento del mondo. Detto fatto, il Presidente viene Sostituito con un tizio che grazie a molte operazioni di plastica facciale lo rassomiglia a puntino, e il Capo del servizio segreto è messo fuori combattimento con l'arma della calunnia. Afa c'è l'agente Flint, specialmente adatto, come sapete, a combattere le donne per via del lascino che esercita su esse. Va aggiunto che Queste donzelle, che con caschi speciali « condizionano » i pensieri delle loro adepte, sono a lor volta uno strumento in mano a un generale folle che medita di impadronirsi del potere mediante una deflagrazione atomica. Dopodiché l'allegra macchina si mette in moto, e l'indiavolato agente, che riappare con la maschera scimmiesca del simpatico James Coburn, finisce coll'aver ragione e delle femmine rivoluzionarie e del Presidente fasullo, spiegando un campionario di prodezze. Siamo in clima di presa in giro, spesso spiritosa, con un copione che anche più del precedente affastella trovatine e trucchi, spingendo fino al limite le amenità della c sciencc fiction*. E' un film del tutto fuori del senio comune, e che tuttavia, si regge per impeto di buon umore e frastaglio di gustosi particolari. Intorno allo scanzonato eroe, l'ottimo caratterista Lee J. Cobb, la vistosa Jean Hate e un battaglione di belle ragazze. * * (Astor) — Dal libro omonimo di J. Adamson, Nata libera, panavision a colori diretto da James Hill, è la storia, narrata dalla stessa autrice, d'una leonessa ch'ella e il marito, guardiano d'una riserva nel Kenia, allevarono in casa loro, come figlia. Supe rate le difficoltà dell'allattamento, viene il momento che Elsa non è più una leoncino, e che la ragione e gli stessi superiori della « riserva » consigliano di mandarla in uno Zoo. Ma i genitori e in ispccie la signora non intendono che chi è nata libera debba intristire in una gabbia; e ottenuta una proroga, si adoperano a convertire Elsa da domestica a selvaggia. Impresa tremenda: che la leonessa ha l'abito del gioco, non Quello della preda, e pertanto non sa procurarsi il cibo né difender si dagli altri animali. Ma alla fine la costanza è premiata: Elsa si assicura una vita li bera pur non dimenticando certe regole della buona creati za, come Quella di far visita ai suoi benefattori in compagnia dei propri cuccioli. Il film è un giulebbe per gli amatori dell'idillio zoofilo Bella e brava la protagonista a quattro zampe, affascinante il paesaggio, largo il concorso di altri animali tcobra, cinghiali, gazzelle, elefanti), convincente il tormento dei acnitori adottivi (Virginia McKenna, Bill Traversi. Insomma i leoncini sono cari, ma problematici. 1. p.
Persone citate: Bill Traversi, Cobb, Cristallo, Flint, Gordon Douglas, James Band, James Coburn, James Hill
Luoghi citati: Kenia
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