Ridotta a 24 anni la pena a Nigrisoli fra 8 anni (dice la difesa) sarà libero

Ridotta a 24 anni la pena a Nigrisoli fra 8 anni (dice la difesa) sarà libero La sentenza dopo sette ore di camere di consiglio Ridotta a 24 anni la pena a Nigrisoli fra 8 anni (dice la difesa) sarà libero Il medico bolognese, accusato di avere ucciso la moglie con una iniezione di curaro, ha accolto il verdetto con un gesto di delusione: sperava di essere assolto - Nel processo di primo grado fu condannato all'ergastolo - Se avrà buona condotta, nel 1975 potrà fruire della libertà condizionale - Quando l'imputato è uscito dal palazzo di Giustizia erano ad attenderlo un centinaio di persone - Qualcuno ha battuto le mani; una donna si è scagliata contro il cellulare e tempestando di pugni la lamiera ha gridato: «Assassino» - I difensori hanno già annunciato il ricorso in Cassazione (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 12 aprile. Il dr. Carlo Nigrisoli, accusato di avere ucciso la moglie con una iniezione di curaro, è stato liberato dall'incubo dell'ergastolo inflittogli dai giudici di primo grado. La Corte d'Assise d'Appello oggi gli ha sostituito la massima pena con la condanna a 24 anni di reclusione, accordandogli le attenuanti generiche. Nell'udire questa decisione Carlo Nigrisoli, presente nell'aula pallido come un cadavere, ha avuto un gesto di delusione mentre nell'amplissima sala affollata in modo indescrivibile prorompeva un lungo applauso. Il presidente dottor De Mattia ha letto con voce limpida e alta il seguente dispositivo della sentenza: « La Corte d'Assise d'Appello di Bologna, in nome del popolo italiano, in parziale riforma della sentenza 15 febbraio 1965 della Corte d'Assise di Bologna, appellata dall'imputato Carlo Nigrisoli, concesse le attenuanti generiche, sostituisce all'ergastolo la pena di 24 anni di reclusione di cui uno condonato; revoca la dichiarazione della perdita della patria potestà e l'ordine di pubblicazione della sentenza; conferma nel resto e condanna l'imputato al pagamento delle spese di assistenza e difesa delle parti civili che liquida in misura di L. 1.587.350 in favore di Galeffi Jacopo e Galeffi Maria Bianca e in misura di L. 1.489.350 in favore di Galeffi Umberto ». L'udienza era cominciata il mattino alle 9,45 con una nota patetica. Carlo Nigrisoli, più pallido e magro che mai, era entrato nella gabbia con passo esitante e subito dopo gli si era avvicinato il padre prof. Pietro con l'altro suo figlio, egli pure medico, il dr. Paolo. Senza parlare, attraverso le sbarre gli ha dato due baci, uno sulla guancia destra e uno sulla sinistra. Aveva gli occhi lucidi di lacrime, ma l'espressione severa. Cotesto cipiglio — dicono coloro che lo conoscono bene — gli è abituale, ma stamane ha suscitato svariate illazioni. E' noto che nella notte del 14 marzo 1963, dinanzi alla salma ancora calda della nuora, aveva schiaffeggiato il figlio, accusandolo di avere ucciso la moglie. Dal giorno successivo, quando Carlo è stato arrestato quale sospetto uxoricida, non era mai andato a trovarlo in carcere pur non lesinandogli i mezzi per la difesa. L'abbraccio è stato interpretato come il segno di un radicale cambiamento del suo stato d'animo nei confronti del figlio. All'inizio dell'udienza, l'av vocato Zaganelli ha letto le conclusioni dell'accusa: «Respinga la Corte i motivi d'appello della difesa». Ciò significava l'invito a con fermare la condanna all'er gastolo pronunciata dai giudici di primo grado. L'intervento conclusivo del difensore avv. Perroux è stato conciso e incalzante Dopo avere polemizzato con il pubblico ministero dott. Ernesto Dardani, il quale ha invitato la Corte a negar la diminuente dell'av venuto risarcimento del danno, l'avv. Perroux ha esclamato : « Signori, vi an nuncio che questa mattina suo padre, dopo quattro anni, è venuto in aula e ha abbracciato suo figlio. È' il primo che l'ha condannato; lanciatemi sperare con tut te le mie forze che sia stato il primo ad assolverlo ». Subito dopo il presidente si è rivolto all'imputato e gli ha chiesto: « Ha qualco sa da aggiungere in sua difesa? ». Carlo Nigrisoli — Sono innocente! Sono innocente! Il presidente ha dichiarato chiuso il dibattimento e la Corte si è ritirata in ca mera di consiglio. Erano le 10,30: dopo circa sette ore è uscita con la sentenza. Quando Nigrisoli ha udi- to il verdetto, ha reclinato leggermente il capo mostrando chiaramente di essere rimasto profondamente deluso. Gli avv. Landi e Vecchi, parlando con i giornalisti, hanno detto che il medico bolognese confidava, quasi senza ombra di dubbio, in una assoluzione. Il pubblico ha lasciato lentamente l'aula, commentando generalmente in tono favorevole la sentenza. Circa un centinaio di persone hanno poi atteso, nel cortile di palazzo Baciocchi, che il cellulare venisse a prelevare Nigrisoli per ricondurlo in carcere. Quando il condannato è uscito dalla cella per salire sull'automobile si sono sentiti altri battimani; poi una donna si è scagliata contro il furgone, tempestando di pugni la lamiera e gridando : « Assassino! ». L'avv. Luigi Vecchi commentando il verdetto ha dichiarato : « La difesa è divisa tra il sollievo di vedere Nigrisoli sottratto alla pena perpetua ed il rammarico che non sia stata riconosciuta la sua innocenza. Di una cosa però sono convinto: che Nigrisoli è stato giudicato serenamente, in una atmosfera più distesa di quanto non fosse quella del processo di primo grado. In definitiva questa sentenza — ha proseguito —, togliendogli il peso terribile dell'ergastolo che lo schiacciava, ha aperto davanti a Nigrisoli uno spiraglio ver- SO la comprensione e la spe-«■limili umilimi uni ranza. Non è tanto infatti il risultato per così dire acquisito con questa sentenza quello che più conta, quanto il fatto che esso costituisce un passo per ottenere dal giudice superiore il riconoscimento pieno della sua innocenza ». L'avv. Perroux, interpellato nel suo studio modenese, dopo essersi associato alle parole di Vecchi ha poi aggiunto scherzosamente : « C'era uno che era rimasto sotto uno schiacciasassi. Quando lo tirarono fuori aveva perduto le mani e le gambe. Il suo commento fu: "E' andata anche bene..."». « Fra otto anni Nigrisoli (che ha già scontato 4 anni di carcere) tornerà a casa — ha proseguito l'avv. Perroux — otto anni e non21f perché i 24 rappresentano una pena nominale. L'art. 176 C.P. difatti dispone che se Nigrisoli terrà une buona condotta po- i. ri le u: ». o 4 a v. tra essere ammessa la liberazione condizionale. E siccome buona condotta la terrà...». L'avv. Perroux ha poi concluso —, mi inchino alla sentenza pronunciata. Se hanno deciso così è segno che hanno pensato che era giusto farlo. Ciò significa n\che la Corte di primo gra ne. iro- do, almeno in qualche cosa, aveva sbagliato. Naturalmente noi andiamo subito in Cassazione ». Furio Fasolo II dott. Carlo Nigrisoli, in piedi nella gabbia degli imputati, mentre ascolta la sentenza a Bologna (Telef. A. P.) 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