Gli «alluvionati» del Bellunese devono ricominciare tutto daccapo

Gli «alluvionati» del Bellunese devono ricominciare tutto daccapo Sono bastati due giorni di pioggia per distruggere le opere provvisorie costruite dopo la catastrofe del novembre scorso - Nella Valle del Piave e in Val di Zoldo decine di persone sono intente a svuotare le case invase dall'acqua, a rappezzare strade «Se non si prendono provvedimenti seri, ogni quindici giorni sarà tutto da rifare» Gli «alluvionati» del Bellunese devono ricominciare tutto daccapo (Dal nostro inviato speciale/ Belluno, 11 aprile. « Non avevamo ancora finito di riparare i danni dell'alluvione di novembre e guardi qui cosa va a capitarei ». Da Quero a Feltre, da Soffranco a Forno, risalendo la valle del Piave e la vai di Zoldo, decine di persone intente a svuotar acqua, a smuover sassi, a rappezzare strade mi hanno ripetuto la stessa frase con 10 stesso tono dploroso e serio. Il quadro, diciamo subito, non è tragico, i danni sono limitati, su tutte le maggiori strade della zona stasera, bene o male, il traffico è ripreso. Ma il colpo si è abbattuto su un organismo ancor debole, che stava muovendo faticosamente i primi passi dopo la tremenda batosta di novembre. Due giorni di pioggia non sono niente per una strada massiccia, per un solido ponte, per un fiume che scorra in un alveo profondo e ben arginato; ma se al posto della strada c'è un sentiero, se 11 ponte è costituito da poche assicelle di fortuna per sostituire alla beli'e meglio quello crollato cinque mesi fa, e soprattutto se il fiume non ha argini, due giorni di pioggia si trasformano automaticamente in una « piccola alluvione ». Nel Comelico, nella valle del Cordevole, nella vai di Zoldo è avvenuto proprio questo : quarantott'ore di maltempo hanno messo in crisi tutta la zona. Me ne sono reso conto stamattina, nel momento stesso in cui, abbandonata la pianura, ho imboccato la valle del Piave. All'altezza di Vas fino a pochi giorni fa c'era una passerella provvisoria, un passaggio arrangiato alla meno peggio per allacciare i comuni delle due sponde in attesa di un'opera definitiva. « Cosa volete, era un espediente provvisorio, è bastata un po' d'acqua a portarlo via », mi ha detto Gioacchino Cossalter mentre stava tagliando legna sull'aia. A suo avviso, era un episodio che non meritava neppure l'attenzione della cronaca, parlassi invece del suo campo completamente rovinato dalla variante costruitavi dall'Anas dopo l'alluvione di novembre. « Non ho ancor visto un soldo di indennizzo », mi dice, riprendendo a menare grandi colpi d'accetta. Anche nei pressi di Feltre la « piccola alluvione » ha isolato per quarantotto ore alcune frazioni. Ma anche qui si può forse parlare di « ponti spazzati via » davanti a queste fragili passerelle, a queste piste affrettate che fiumiciattoli di poco conto, gonfiandosi appena un po', hanno compromesso o interrotto ? « Il ponte vero fu travolto in novembre — mi spiega don Guido Caviole, parroco di Torno, indicandomene in lontananza i monconi pen zolanti —. Fino a che non sarà ricostruito dovremo accontentarci di passerelle provvisorie ». Fortunata mente, così come possono essere facilmente travolte le passerelle provvisorie possono essere altrettanto ricostruite. Proprio mentre stiamo parlando, infatti vigili del fuoco di Feltre, dopo quarantotto ore di lavoro, hanno completato la loro opera, e il parroco può collaudarla con la sua utili taria. Situazione più grave, invece, nello Zoldano, una vallata stretta e ripida, che, distaccandosi da quella del Piave all'altezza di Longa rone, si impenna bruscamen te verso occidente. Nel no vembre scorso i suoi centri maggiori furono addirittura sconvolti dall'alluvione: ca se distrutte, ponti saltati, montagne franate. Il torren te Maè, ingigantito e furen te, abbandonò il suo letto secolare e prese a correre attraverso i centri abitali, sfondando porte e vetrine e travolgendo quanto incontrava sul suo cammino. Per cinque mesi gli abitanti avevano lavorato come formiche pazienti e tenaci per ridare un aspetto umano alle loro strade trasformate in spaventosi ghiaioni, per vuotare le loro case « cementate * dal fango e dal pietrisco. A Forno di Zoldo, lncmgctehptvmt per esempio, i coniugi Roberto ed Ester Lazaris avevano ripulito alla meglio il nuovissimo edificio — contavano di farne un albergo — costruito con i risparmi racimolati in anni e anni di lavoro all'estero, e si apprestavano a comprare i mobili per arredarlo; i fratelli De Marco avevano appena finito di sgomberare dal pietrisco la loro officina al pia no terreno. Quand'ecco al l'improvviso il nuovo durissimo colpo. Anche qui la « piccola alluvione » di sabato e domenica è soltanto una pallida copia di quella di novembre, ma il torrente, grattando la grande pietraia formatasi cinque mesi fa, ha trascinato nella sua corsa quantità enormi di materiale, che hanno intasato le arcate dei ponti ed alzato ulteriormente il letto in modo da provocare improvvisi straripamenti e impensati mutamenti di rotta. Ora P« albergo » dei coniugi Lazaris e l'officina dei fratelli De Marco hanno ancora una volta i rispettivi piani terreni invasi dall'acqua e dal pietrisco. A monte, la situazione è anche peggiore. Un chilometro prima di Dont, la Statale 251 è interrotta, o meglio, il Maè ha travolto un tratto della « pista provvisoria », che in quel punto, da cinque mesi a questa parte, sostituisce la statale vera e propria. Per raggiungere l'abitato bisogna trascinarsi pazientemente dietro un lungo asse e con quello varcare uno dopo l'altro i tre piccoli rami in cui si è diviso il torrente. « Scrivete che prima di tutto bisogna mandare urgentemente quassù una maggior quantità di ruspe, per scavare un alveo profondo in mezzo a questa pietraia», mi dicono al Bar Pelmo, sulla piazza semi-deserta del paese, il meccanico Angelo De Santi e il suo ami¬ • co Bagatin, un emigrato in [con le maggiori autorità cit- Germania che l'interruzione della strada ha bloccato in patria al termine di una breve licenza. « Poi, una volta scavato il letto, bisognerà costruire degli argini in cemento, non in gabbioni. Se non si prendono questi provvedimenti, ogni quindici giorni saremo daccapo! ». Ad ogni pioggia, tutto •da rifare. Questo è l'incubo che grava ormai sulla valle di Zoldo, sul Comelico, sulI'Agordino. Il sottosegretario all'Interno, on. Ceccherini, che oggi qui a Belluno ha preso contatto tadine, ha dato istruzioni affinché tutte le pratiche vengano accelerate, tutti gli ostacoli vengano rimossi, tutti i poteri vengano decentrati. C'è da sperare che i suoi ordini siano eseguiti con scrupolo e rapidità. Se no, c'è il pericolo che ad uno ad uno tutti i Consigli comunali dell'alto Piave, sull'esempio di quelli di San Pietro in Cadore e di Santo Stefano in Comelico, mettano all'ordine del giorno le proprie dimissioni collettive in segno di protesta. Gaetano Tumìati Il nostro inviato tra la paziente gente del Veneto

Persone citate: Bagatin, Ceccherini, De Marco, Ester, Forno, Gioacchino Cossalter, Guido Caviole, Longa