Pessimista e amareggiato di Vittorio Gorresio
Pessimista e amareggiato Pessimista e amareggiato Roma, 7 aprile. La sorte di Thant è amaramente paradossale. Egli potrebbe dire, senza superbia ma con la stessa profonda convinzione espressa da Paolo VI nella enciclica « Christi Matri Rosarii », di avere per sé « la grande maggioranza se non la totalità di tutti gli uomini onesti di qualunque parte del inondo »; tuttavia la sua azione di pace incontra diffidenza in America e in Asia indifferentemente. Se Thant invoca la sospensione dei bombardamenti sul Nord Vietnam, passa per agente di Hanoi e di Pechino; se propone una tregua bilaterale — come fece la scorsa settimana — lo rimprovera Hanoi di non distinguere tra l'aggressore e l'aggredito, e la Radio Pechino lo qualifica « an errand boy for Washington », un fattorino di Washington. Trovandosi io scorso inverno in Birmania, sua patria, e avendo chiesto di parlare con rappresentanti di Ho Chi-min, fu accontentalo, ma lo avvertirono che egli era visto solo come un asiatico, non nella veste di segretario generale dell'Onu. « Come segretario generale non posso far nulla — ha detto l'altro ieri a Ginevra in una conferenzastampa — devo parlare da asiatico e da uomo che sa che cosa sia la lotta di un paese per la sua indipendenza ». Ora è partito da Roma per un viaggio di quindici giorni in Asia — Ceylon, India, Nepal, Afghanistan. Pakistan — e conta di incontrarsi con i rappresentanti di Hanoi presso il consolato nordvietnamita di Nuova Delhi. Non ha molte speranze e non si fa illu- udpml'bntlolalUtoduroduvtIbsioni: «Le prospettive di iapace sono remote, oggi non meno di un anno fa ». Il suo ultimo piano per risolvere il conflitto è stato già respinto seccamente da Hanoi, (« chiedere alle due parti la cessazione del fuoco è mettersi fuori della realtà») ed accettato invece precipitosamente da Washington (« Za nostra risposta è positiva, è definitiva, è affermativa»). Interrogato se la sua missione non ne venisse quindi pregiudicata, Thant ha detto solo che essa gli è stata suggerita dalla drSperazione. Per lo stesso motivo, nello scorso settembre, in apertura della XXI Assemblea generale dell'Onu, aveva annunciato il proposito di lasciare il suo posto di segretario generale entro il 31 dicembre, avendo dovuto constatare il pratico fallimento della funzione dell'Onu per giungere ad una pacifica e onorevole soluzione del conflitto. Tutti lo esortarono a restare; egli ebbe quello che si chiama un vero plebiscito di riconoscenza e di solidarietà, con attestazioni le più calorose di stima e di rispetto universale. Thant perciò rimase, ma come sempre senza illusioni. Nei suoi momenti di maggiore serenità, sembra che le sue pupille nere sorridano dietro gli occhiali con leggera ironia, ma gli torna mestizia non ap-. pena si parla della sorte dell' Asia. Come buddista appartenente alla scuola del « Grande circolo », Thant si dice consapevole che tutto ciò che attiene alla nostra esistenza altro non è che dolore, e gli sembra tcgsGtctmcdLSedpscmcsdChe l'Asia lo patisca fino - tnnj, d«««J;« «a- r,,,a in fondo Proprio per que- sto, d'altra parte, abbando- nare il posto — dovette am- mettere — sarebbe stata una viltà, oltre che un tradimento verso l'Asia. Il suo affanno è morale, prima che politico. Politicamente egli riconosce che l'Onu, nonostante le sue debolezze, ha qualche merito non discutibile, primo fra tutti il contributo alia decolonizzazione : «Due terzi della razza umana debbono la loro libertà alle Nazioni Unite ». Non più di un quarto di secolo fa, il diritto di ogni nazione a governarsi da sé era ancora soltanto un principio astratto di diritto internazionale, mentre oggi nessuno oserebbe più difendere il colonialismo. Ma lo tormenta, come un'ossessione, l'idea che la violenza rimanga ancora determinante della sorte degli uomini : « Possibile che solo il flagello della guerra o la frusta del terrore sia quello che ci spinge a cercare la pace e la giustizia nel mondo? Il nostro ordine come il nostro disordine si reggono sulla politica di potenza, strumento di nazionalismi o di estremismi ideologici. Non possiamo invece progredire in virtù di un nostro senso di responsabilità e di conoscenza, piuttosto che farci trascinare come naufraghi da un uragano che non riusciamo a con trottare, incapaci di dominare il futuro? ». Sono parole che Thant pronunciò a San Francisco nel giugno 1965, celebrando il 20o anniversario della fon dazione dell'Onu. Esse danno la misura di un impegno e di una concezione morale che superano tutti i calcoli politici, partigiani, e perai tro rivelano inconfondibile sincerità. Dubitare di Thant, uno degli uomini che meno meritano diffidenza, appare veramente un ingiustificato sospetto gratuito; eppure è proprio questa l'umiliazione che gli è inflitta, in America e in Asia. Vittorio Gorresio
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