II P. M. chiede la conferma dell'ergastolo per il medico accusato d'aver ucciso la moglie

II P. M. chiede la conferma dell'ergastolo per il medico accusato d'aver ucciso la moglie Costei usa l'arringa dell'accusa al processo del curaro II P. M. chiede la conferma dell'ergastolo per il medico accusato d'aver ucciso la moglie Il dott. Dordani ha detto: «Nigrisoli, deciso a sbarazzarsi della moglie per non perdere l'amante, finse di riavvicinarsi ad Ombretta per praticarlo l'iniezione mortale » - Ha negato che il medico possa invocare la seminfermità mentale e le attenuanti generiche - Oggi la parola alla difesa (Dal nostro corrispondente) Bologna, 4 aprile. Il Pubblico Ministero dott. Dardani, concludendo oggi la sua requisitoria ha chiesto la conferma della condanna dell'ergastolo per Carlo Nigrisoli accusato di avere ucciso la moglie con una iniezione di curaro. La pubblica accusa ha inoltre escluso che l'imputato possa chiedere la infermità mentale e ha negato la concessione delle attenuanti generiche e del danno risarcito. Nel corso dell'udienza iniziatasi poco dopo le nove, (malgrado Io sciopero dei cancellieri) si è avuto un violento scontro fra la pubblica accusa e un difensore, sedato solo dall'intervento del Presidente. Il P. M. dott. Dardani ha cominciato la seconda parte della requisitoria contestando le affermazioni della difesa secondo le quali le confessioni di Ombretta Galeffì, fatte al dott. Frascaroli, alla suocera e al prof. Zanello, avrebbero influenzato subito dopo la morte tutte le persone che parteciparono alia riunione presieduta dal prof. Dagnini in seguito alla quale si decise di chiedere all'autorità giudiziaria la autopsia. Dopo avere delineato la figura di Ombretta come quella di una donna che aveva altissimo senso dei suoi doveri di moglie, doveri che la portarono di fatto a divenire una vittima predestinata del marito, il dottor Dardani ha definito Nigrisoli, un individuo la cui caratteristica distintiva è la carenza di affetto; rispondendo infatti alle domande del Presidente della Corte d'Assise d'Appello, proprio nel quarto anniversario della morte della moglie, e parlando della figlioletta, non si è mai commosso, narrando gli avvenimenti come se fossero cose capitate ad altri. L'unico suo intento era quello di non uscire dalla linea di condotta che aveva rimuginato per lungo tempo in carcere. Non solo: egli ha tentato anche di infangare la memoria della propria moglie, attribuendole una .ingiustificata manìa suicida. Il Pubblico Ministero ha indicato poi quelle che a suo avviso sono le incongruenze dell'imputato, affermando che non tanto dai dinieghi e dalle ritrattazioni, ma da tutto il complesso delle sue risposte si può desumere il carattere dell'imputato: un uomo senza amici, solito a raccontare bugie, deformare la verità, chiuso ed egocentrico: pretendeva aiuto da tutti cercando di ot tenerlo anche con minacce e ricatti, come fece con le amanti e con la moglie. Nel corso del suo intervento il P. M. ha inoltre negato che la relazione dell'imputato con Iris Azzali fosse un legame senza importanza, intrecciato con il consenso della moglie. Iris era invece, per Nigrisoli, trovandosi al suo stesso livello di mediocrità, una iniezione di fiducia, una speranza di farsi finalmente mfierdagdrarltdragdlvclnplctesissclcpenimscltvfNicdfinsfanscldbi e na ne a | J "f , *- IT a. fcomplesso di inferiorità; era, come lui stesso in uno slancio di brutale sincerità gridò alla moglie, la donna ideale. « Per non perdere l'amante — ha continuato il dott. Dardani — Nigrisoli costrinse la moglie a telefonare ad Iris, IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIUIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII ma intanto cominciò a con-ìfidare a tutti che la Galeffuera affetta da un male incu rabile, deciso alla esecuzione del suo delitto e convinto di avere dietro le spalle l'appoggio inconscio della famiglia e dei medici della clinica, sicuro del silenzio della moglie, alla quale aveva fatto giurare di non rivelare nulla dei loro litigi ». Citati alcuni passi delle lettere inviate ad Iris e alla madre stessa della ragazzi, il rappresentante della pubblica accusa ha sostenuto che Nigrisoli, deciso a sbarazzarsi della moglie per non perdere l'amante, finse, infine, il riavvicinamento alla moglie perché gli affidasse la sua vita lasciandosi praticare l'iniezione che risultò mortale. Il Pubblico Ministero ha proseguito dicendo che, dopo la endovenosa, Nigrisoli non chiamò aiuto, perse Invece tempo a sciacquare la siringa e ad andare a chiamare una suora invece di telefonarle, impedendo così che un soccorso tempestivo potesse ancora salvare la povera donna. Successivamente cercò di ostacolare l'autopsia, sopratutto perché, convinto di avere compiuto un delitto perfetto, non era preparato a discolparsi da nessuna accusa e i suol atti, inconsulti e illogici, solo dominati dalla paura, lo dimostrano ampiamente. Se la sua coscienza fosse stata tranquilla non avrebbe temuto l'autopsia. Il dott. Dardani ha poi rievocato i commenti scambiati fra i presenti nella clinica Nigrisoli la notte tra 11 14 e il 15 marzo 1963, ricordando che la madre dell'imputato, dopo essersi appartata con il figlio, disse al farmacista Steno Camagni, il quale manifestava la sua incredulità di fronte ai sospetti nati intorno alla morte di Ombretta: «Tu non sai che Carlo è sempre stato un bugiardo fin da piccolo ». A questa battuta, l'avv. Car lo Alberto Perroux è insorto, dicendo all'indirizzo del pubblico accusatore: « E' una viltà *. Dardani: «E' una parola troppo grossa. Io non Ito travisato i fatti, mi sono limita- to a leggere il verbale. La invito amichevolmente a rimangiarsi la parola*. Perroux: « Rinuncio alla sua amicizia *. Presidente (rivolto al difensore): «Non le consento di fare interruzioni, specie in questi termini *. lì P. G., dietro invito dello stesso presidente, ha potuto cosi continuare la sua requisitoria, che si è conclusa con la richiesta della condanna a.1l'ergastolo dell'imputato per uxoricidio doppiamente aggravato, per la premeditazione a il veneficio, negando inoltre che Nigrisoli possa invocare la seminfermità mentale e la concessione delle attenuanti generiche o del danno risarcito. Il processo continuerà domattina, alle 9,30. con l'iniaio dell'arringa della difesa. c. c.

Luoghi citati: Bologna, Iris