Il poliziotto confessa: «Si, ho ucciso Claudio Pizzorno perché mi ricattava» di Luciano Curino

Il poliziotto confessa: «Si, ho ucciso Claudio Pizzorno perché mi ricattava» Quasi tutto chiarito il delitto della brughiera Il poliziotto confessa: «Si, ho ucciso Claudio Pizzorno perché mi ricattava» Santino Pronesti ha però aggiunto di non aver premeditato l'assassinio del giovane biellese - « Stava litigando con il terzo socio, il Lucchesi, ed io sono intervenuto come paciere. Ma lui mi ha gridato che poteva scrivere al ministero e rovinarmi» - La vittima è caduta al primo colpo, poi l'agente gli ha scaricato la pistola nella schiena (Da' nostro inviato speciale) Biella, 3 aprile. Santino Pronesti, anni, ha confessato (li avere ucciso lui, la notte di Pasqua nella brughiera del Brianco, Claudio Pizzorno. Ha detto: «Mi ha gridato in faccia che mi avrebbe denunciato al ministero", che avrebbe rovinato me e la mia famiglia. Ho r'Crso la testa e gli ho scaricato addosso la pistola ». Mercoledì della scorsa settimana lui e Saverio Lucchesi per tutto il pomeriggio e la sera si erano accusati a vicenda, rabbiosamente, di avere sparato a Pizzorno, ma il poliziotto era stato meno convincente. Si sapeva che non avrebbe resistito molto, che liresto avrebbe confessato. Nel liziottn afferma di avere sparato in un impeto di furore. Nega di essere uscito di casa con l'intenzione di uccìdere Pizzorno. Niente premeditazione. Quella domenica di Pasqua ha lavorato alla questura di Vercelll dalle 12 alle 19, poi è andato a casa, ha cambiato la divisa con un abito borghese, si è infilato in tasca la pistola d'ordinanza, poi si è incontrato con Lucchesi. In auto sono andati a Gaglianico, hanno cercato Piz- \ zorno, in un bar e in un ristorante, per farsi consegnare la loro parte — 90 mila lire ciascuno — della vendita di sigarette piene di segatura. Hanno trovato l'infido socio alle 21 in casa della sua amica, Lia Toso. Pizzorno è salito con loro sull'auto, che è partita verso il Brianco. Perche proprio in quella brughiera, se volevano soltanto discutere* Non si conosce la risposta di Pronesti, ma sembra che non sia troppo convincente. La discussione è salita presto sui toni alti. « E' inutile gridare — diceva Pizzorno — i soldi non li ho più. Spesi tutti. Vedrò di rimborsarvi con le prossime forniture di sigarette ». Ma Lucchesi era pazzo di furore, e la sua collera era attizzata dall'atteggiamento di Pizzorno: sicuro di sé, arrogante, beffardo. Poi anche Pronesti ha incominciato ad alzare la voce: « Il "bidone" lo facciamo agli altri. Ma non dobbiamo fare i furbi tra di noi ». Ha gridalo per farsi sentire dai due che urlavano, comunque la sua intenzione era quella di fare da paciere. Pizzorno si rivolta contro lui: «Stai zitto, tu, e vergognati. Non dimenticarti che posso scrivere una lettera al ministero. Ti faccio sbattere fuori dalla polizia e cosi rovino te e la tua famiglia ». Ora Pronesti afferma che questa minaccia lo ha colpito come una coltellata. « E' un'infamia» gli ha urlato, e lacrime di rabbia gli salivano agli occhi. Era anche atterrito dalla minaccia, vedeva la rovina sua e della propria famiglia. La vergogna. Racconta Pronesti che tra lui e Pizzorno sono volati schiaffi e pugni. Poi ha visto il rivale infilare una mano in tasca e ha creduto che volesse prendere un'arma. « Avevo perso la testa, avevo paura. Ho tirato fuori la mia pistola e, senza prendere la mira, ho sparato ». Pizzorno aveva visto il poliziotto armarsi, e stava scappando verso il folto della brughiera: è caduto al primo colpo. Pronesti gli è andato vicino e gli ha scaricato la pistola nella schiena. («L'assassino — ci diceva i giorni scorsi «no degli inquirenti — ha ucciso con tale rabbia che se avesse avuto un secondo caricatore lo avrebbe infilato nella pistola e avrebbe continuato a fare fuoco »). Dopo il delitto, Pronesti e Lucchesi hanno cercato di crearsi un alibi, andando dalla Toso e chiedendo se Piz-\ zorno non era ancora ritor-i nato, se non sapeva nulla di\ '\I j carcere di Biella-Piazza passava da una crisi di nervi all'altra, aveva cupi abbattimenti, piangeva. lrNcIeri ha avuto una giornata i Pdrammatica ed è parso al (i-Inmite della resistenza. Dopo \huna notte insonne, stamaneÌVha chiesto di parlare r-,n it èprocuratore dott. Tacconi, e\lgil magistrato non ha avuto dubbi: Pronesti voleva vuotare il sacco. Il dott. Tacconi è andato da lui accompagnato dal commissario capo di Biella dott. Pallio. Pronesti era pallido e sfatto, tremava e balbettava, aveva occhi rossi per il pianto e per la veglia. La confessione è coperta dal segreto istruttorio. Risulterebbe, comunque, che il po- lègzslcsHacl \ i \ ui. I due giorni seguenti, Pronesti ha vissuto giornate d'inferno in questura, dove i suoi colleglli della Squadra Mobi-lle erano interessati alle inda-Ìgini per il delitto della bru- ghiera. Pronesti è stato fer-\moto a casa, mentre pranza-]va con la moglie e i due'bimbi. Ora che ha confessato, è più calmo. Sembra essersi H-|berato di un insopportabile,peso. I carabinieri della squadra giudiziaria di Biella continuano le indagini. Pronesti ha confessato, ma ha detto l'intera verità* Di tutte le versioni possibili su questo delitto, egli ha dato quella che gli è meno dannosa. Esclude la premeditazione, afferma che c'è stata provocazione e assicura di avere sparato credendo che Pizzorno stesse per armarsi. Le indagini hanno intanto accertato che Lucchesi e Pro nesti avevano affittato il ma- gazzino di Vercelli non solocome deposito delle sigarette di contrabbando e truccate, 'ma anche come garage per \ un'auto veloce, che sarebbe I servita per allargare il loro j giro di affari. Luciano Curino \

Luoghi citati: Biella, Gaglianico, Vercelli