Piange davanti ai giudici il padre di uno dei capi della banda di Cuneo
Piange davanti ai giudici il padre di uno dei capi della banda di Cuneo Piange davanti ai giudici il padre di uno dei capi della banda di Cuneo E' un agricoltore di Neviglie d'Alba, citato quale responsabile civile del figlio accusato di 30 reati - Ha detto singhiozzando: «Signor presidente, ho fatto di tutto per strapparlo alle cattive compagnie, ma è stato inutile » (Dui nostro corrispondente) 'dCuneo, 3 aprile, j FAl processo alla banda dei!Ldarmate in tut- dè iniziata la hatrentasei, imputati di sangui-1 nose scorrerie to il Cuneese, si escussione dei testimoni, che sono circa 350. L'udienza ha vissuto il suo momento più patetico quando si è presentato all'emiciclo Oreste Fiori, un agricoltore di 58 anni, da Ne-j'cviglie d'Alba, padre di uno|rdei principali imputati, il ven-' titreenne Carlo Fiori, che deve rispondere di trenta reati contro il patrimonio, fra cui una rapina e un tentato omicidio. Oreste Fiori è l'unico ad essere stato citato in giudizio quale responsabile civile dei crimini del figlio: l'ha quere- rtfihtamdmlnsmercio cuneese che è stato lato un rappresentante di com-jgr 'derubato dell'auto da Carlo j Fiori e dai suoi complici. !L'uomo, appena il presidente dott. Baretti le declinare ha cominciato a dirotto. 1 j'c;ie cerco |retfa vlrt ' l'ha invitato a sue generalità, a singhiozzare - Si faccia co- Presidente raggio. Fiori — Sono state le cattive compagnie a rovinare mio figlio E' dall'età di ÌJ/ anni di condurlo sulla Signor presidente, ho battuto tutte le strade, ma tutto è stato inutile. Il teste ha poi spiegato di aver perfino scritto all'allora ministro della Difesa, on. Andreotti, per invocare la chiamata anticipata alle armi nella speranza che la naia ponesse freno alla vita scapestrata del figliolo Ha poi ag- : o jgiunto: «Mi sono rivolto addirittura a Papa Giovanni XXllI perché mi aiutasse a far ravvedere mio figlio Quando Carlo è fuggito per la prima volta di casa ed è espatriato clandestinamente in Francia per arruolarsi nella Legione straniera, sono corso fino a Marsiglia, riuscendo a strapparlo alla Legione solo grazie alla sua minore età. Che vergogna per un uomo che ha sempre vissuto onestamente li pianto del povero uomo si fa straziante e nell'aula, dove regna un silenzio assoluto, tutti sono colpiti da questa scena toccante. Quando lascia l'emiciclo, il teste deve essere letteralmente sorretto dall'avv. Andreis. Dalla tribùnetta degli imputati Carlo Fiori, che si è abbandonato ad una scena di disperazione, si sporge, cercando di abbracciare il padre. Depone poi don Giovanni Mattio, rapinato di alcune migliaia di lire da Angelo Quaranta, uno dei capi della gang tuttora latitante. Il sacerdote, avvicinatosi in chiesa al bandito che stava forzando una delle cassette delle elemosine, fu minacciato con un coltel¬ lo a serramanico e costretto a indietreggiare. Seguono quindi don Giorgio Dutto, parroco di Castelletto Stura, derubato di quindicimila lire, la gerente dell'ufficio postale di Barolo, Teresa Bcrtola, spogliata di valori bollati e contanti per oltre un milione, Dino Santino, di Saluzzo, derubato di biancheria per cinque milioni. Il commerciante Francesco Rizzo, di Ceva, al quale Fiori, Cerutti, Testa e altri hanno asportato un camion con 3500 paia di scarpe ed altra merce esclama: «Ho patito un danno di sei milioni, per colpa di questi malviventi sono stato rovinato e mia madre è morta di crepacuore ». L'acquese Pier Giovanni Ristorto spiega come, avendo fermato la sua auto, la sera del 7 dicembre 1964, dinanzi al negozio del commerciante di stoffe Giovanni Foglino (derubato poi di merce per tre milioni) fu affrontato dai ladri in fuga. «Uno del gruppo, che riconobbi poi per il Testa — ha detto il Ristorto — mi affrontò agitando una spranga di ferro. Dovetti scappare e ci rimisi l'auto che il malvivente mi sfasciò a colpi di spranga ». Teobaldo Porello, la notte dal 17 al 18 gennaio '65, scorse delle ombre che armeggiavano attorno all'uscio del municipio di Albaretto Torre, nelle Langhe: all'apparire del Porello i banditi si precipitarono a bordo dell'auto da essi rubata e parcheggiata accanto all'edificio. Narra il Porello: «Fui Invitato ad accostar mi e quando passai accanto a loro mi scaricarono addosso la carabina, ferendomi con due proiettili alle natiche: non ho potuto vedere in viso gli sparatori ». Di questo crimine sono accusati Carlo Cerutti e Valerio Giacomo De Colombi. L'interrogatorio delle parti lese prosegue domattina. v. m.
Luoghi citati: Barolo, Castelletto Stura, Ceva, Cuneo, Francia, Marsiglia, Neviglie D'alba, Saluzzo
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