Sentiti i nastri al processo del Casinò la difesa parla di montaggio e di falso di Giovanni Trovati

Sentiti i nastri al processo del Casinò la difesa parla di montaggio e di falso In tribunale i due ex consiglieri de della Val d'Aosta Sentiti i nastri al processo del Casinò la difesa parla di montaggio e di falso li primo nastro riporta la conversazione del conte Cotta (amministratore della casa da gioco di Saint-Vincent) con l'imputato Vittone - Questi dichiara che il colloquio fu di un'ora e mezzo mentre la registrazione dura soltanto un'ora e 3 minuti, che alcune frasi non sono sue o non si trovano al loro posto, che altre mancano - Colpo di scena con la seconda bobina - Vi è impressa una dichiarazione dalla quale, secondo la difesa, risulterebbe un tranello preparato ai due consiglieri de: forse per poterli denunciare ed eliminare la loro opposizione in Consiglio regionale (Dal nostro inviato speciale) Milano, 3 aprile. Altra udienza oggi al tribunale di Milano per il processo contro i due ex consiglieri regionali de della Valle d'Aosta, imputati di tentata concussione, e nuovo rinvio al 22 maggio. Sette udienze dal 5 dicembre ad oggi; di questo passo la sentenza si avrà forse per Natale. E' una causa delicata e difficile, una causa di costume politico oltre tutto, ed è un peccato che necessità giudiziarie la interrompano e la diluiscano nel tempo. E non è detto ancora che non finisca a nuovo ruolo se verrà accolta l'istanza di una perizia sollecitata dalla parte civile. Nell'udienza del 22 marzo scorso si sarebbero dovuti sentire i nastri che, secondo l'accusa, debbono provare la responsabilità dei due imputati, l'avv. Giuseppe Torrione e il medico dott. Francesco Gheis (e del coimputato Ottavio Vittone) di aver tentato di farsi consegnare 600 milioni dalla « Sitav > con la minaccia che In caso contrario si sarebbero opposti al rinnovo della concessione per la casa da gioco di Saint Vincent Ricordiamo che i due ex consiglieri, nella loro deposizione, hanno affermato che si opponevano alla concessione per due motivi: perché la trattativa privata non era lecita e la Regione avrebbe dovuto indire una pubblica asta e affidare il Casinò al maggior offerente, poi perché la « Sitav > aveva defraudato la Valle della percentuale spettante per le mance (che in un Casinò rappresentano il 30*)(, degli incassi). In 5 anni, secondo i loro calcoli, il Casinò avrebbe sottratto un miliardo e 400 milioni: essi chiedevano che restituisse almeno una parte e nel corso delle discussioni avevano fissato 50 milioni annui per i 12 anni della concessione. I due consiglieri — stando alle loro deposizioni — aveva- no contro tutti i partiti, che già si erano accordati con la Sitav per rinnovare la conces sione. Le trattative per convincere il Gheis ed il Torrione a non fare opposizioni in consiglio regionale furono condotte da parte della Sitav dal conte [pdott. Cotta, amministratore della società. Nel corso delle discussioni il conte si rivolse alla Procura della Repubblica ed ottenne che fossero bloccati i telefoni dei due imputati, inoltre registrò un colloquio nel suo ufficio con il Vittone. Costui aveva l'incarico di mettere una buona parola a favore della « Sitav », in quanto lavorava come controllore nel Casinò, e soprattutto dì riferire quanto sapeva, poiché era un ex consigliere comunista e conosceva bene tutti quelli che si occupavano di politica. Ma nell'udienza del 22 marzo non fu possibile sentire i nastri perché non c'era un magnetofono adatto. Questa mattina, su comando del Tribunale, è venuto con tutta la apparecchiatura necessaria il' perito Italo Fiore. I nastri sono stati ascoltati, non tutti si sono sentiti bene, e c'è stato anche un colpo di scena che ha fatto esclamare al difensore prof Gallo: « Il processo potrebbe finire Qui. perché cade tutta l'accusa ». II colloquio nell'ufficio del conte Cotta, presso il Casinò, con il Vittone, si protrasse un'ora e mezzo. Il nastro invece dura un'ora e 3 minuti. Come mai questa differenza? Non solo, ma il Vittone ha sdspEzpnuigtpdtcctilciaenqdastqGpmamddqdichiarato al Tribunale cheie [partito? ' certe frasi non sono sue; che altre frasi, che riconosce sue, non sono al loro posto. Ed invero il discorso in qualche punto è discontinuo. Pres. — Insomma, che cosa vuol concludere? Vittone — Io niente, però che... Pres. — Però che questo nastro non è l'originale del colloquio, ma un montaggio. Vittone — Mancano anche delle frasi. Per esempio questa me la ricordo bene: " I comunisti nel campo politico sono come i gesuiti nel campo religioso''. Poi mancano dei nomi come se qualcuno abbia preferito cancellarli. Lener (parte civico) Dica allora che c un falso. Prof. Gallo (difesa) — E' un falso e in questo processo non è il solo. Li vedremo tutti, stia sicuro, avvocato, che li tireremo fuori tutti. Vittone — Vede, signor presidente, io li nel colloquio dicevo perché... Pres. — Perché il conte Cotta faceva l'agente provocatore. Non vuol dirlo lei, glielo dico io. Va bene? Del colloquio riportiamo alcune battute. Il Vittone riferisce che il Gheis è un temperamento duro, che è deciso a dar battaglia. « la battaglia dell'onestà contro la disonestà, che farà un terremoto tale che lo sentiranno in molti ». Si era provato a controbatterlo osservando che in fondo gli interessi della Sitav collimavano con gli interessi della Valle e di coloro che lavoravano al Casinò. « E lui ribatte: ?iou ce ne frega niente. Lo Stato se dovesse chiudere il Casinò — che sarebbe un'azione morale — ci darà nel riparto delle tasse più di quello che oggi percepiamo». Cotta — È tutti gli alberghi ili Saint Vincent? Le Terme? Di che cosa vivono? Vittone — La cosa mi spaventa. Cotta — Le confesso che sono preoccupato. Ma con me sono stati chiari: o guerra o dar loro dei soldi. Questo è sitato chiaro, chiaro, chiaro. Vittone — Soldi per loro? Cotta — Per loro, per loro, per la loro società. Vittone — Ma non per il Cotta — Non per il partito. E' una cosa di gravità eccezionale. Più avanti il conte Cotta parla della gestione del Casinò, della maggior serietà di una pubblica casa da gioco in confronto con una casa da gioco privata: « Se da noi entra un cliente che è affidato per due milioni non gliene si danno dieci. Guardi qua, gente che si rovina, o che si suicida, non sono poi tanti. Perché quando vediamo che uno tarda a pagare gli tagliamo i fidi ». Il discorso viene condotto'sulle società che potrebbero concorrere in un'asta pubblica insieme con la « Sitav ». Si fa anche il nome della « Stef » e. secondo quanto risulta dal nastro, il Vittone dice che questa società è disposta a dare il 20 per cento delle sue azioni al Gheis se questi riuscisse a farle vincere l'appalto. Ma poche battute dopo, quando il Cotta ripete che il Gheis tira la corda perché la posta è grossa, il Vittone domanda «perché grossa?» è ancora insiste: «ma chiede molto? ». Stamane il Vittone. rivolgendosi al presidente, nega di aver parlato del 20 per cento delle azioni: «Se avessi detto quella frase, non sarei stato ieosì sciocco subito dopo da chiedere se la posta per il Gheis è grossa, perchè il so per cento di una società che gestisce il Casinò vale... vale ciuel che vale » Il colpo di scena è venuto dopo. Secondo l'accusa Gheis e Torrione avrebbero invitato nell'ufficio di quest'ultimo il conte Cotta e gli avrebbero chiesto del denaro, ma in contanti per non lasciar traccia. Lo afferma il Cotta, lo negano i due imputati. E il Cotta porta a suo conforto la registrazione di una telefonata da lui fatta dalio studio dell'avv. Torrione al direttore di un istituto di credito al quale chiede quanto dispone in contanti, otto, nove milioni. Sinora si sapeva che i fatti si erano svolti così. Nello studio dell'avv. Torrione il conte Cotta aveva offerto del denaro al Gheis ed aveva battuto a macchina una bozza di accordo nel quale si parlava di cifra, ma non si diceva che era destinata alla Regione. Allora il Gheis, offeso, aveva respinto il foglio, mettendosi ad urlare che si stava tentando di corromperlo. Tra i due erano corse frasi tutt'altro che tenere (e in udienza si è potuto vedere quanto sia battagliero il Gheis), tanto che il Torrione aveva avuto un mezzo malore e si era ritirato in un'altra stanza. In quel momento il Cotta avrebbe telefonato ad un istituto di credito: erano le 19,25 di un venerdì all'inizio del luglio 1965. Il conte Cotta ha presentato ai giudici non solo il nastro della conversazione con il Vittone. ma anche il nastro di due sue telefonate al Gheis. Ma evidentemente il magnetofono del suo ufficio venne fatto avviare qualche attimo prima che iniziasse la prima telefonata e registrò quanto lui diceva ad un'altra persona che dovrà essere identificata. La frase è: «Sperando che le cose fossero controllate ho già telefonalo alle banche ». Aggiunge: «Sperando che questo telefono fosse controllato ». Stupito, il presidente ha voluto sentire il nastro più volte e si è trascritto la frase. E' a questo punto che il prof Gallo si è alzato a dire che il processo poteva ritenersi concluso. « Faccio osservare che al venerdì un direttore di banca non sta in ufficio a prendere le telefonate alle 19,23 se non è preavvisato. E che queste telefonate alla banca da un telefono che prima si è fatto mettere sotto controllo, sanno tanto di preordinazione. Comunque, il processo ci dirà altre cose curiose ». Le telefonate registrate dai carabinieri sovente sono incomplete. Il maresciallo Baratti ha detto che il nastro non è l'originale, ma che è stato riportato su un altro nastro. Perché? Lo dirà quando sarà sentito come teste. Se le telefonate del Gheis e del Torrione sovente hanno una registrazione infelice, è riuscito bene un intermezzo, anche questo non voluto, tra due carabinieri. Uno dei due, che si dice di origine « calabrlsi >, annuncia all'altro: «Ho mangiato piccioni alla faccia tua, regalati dalla Sitav, ma mi sono stati un po' sullo stomaco. E tu, solo un po' di insalata? ». (Quelli della Sitav hanno subito fatto sapere che sono piccioni uccisi nelle gare di tiro: ne vengono uccisi sette-otto mila e poi regalati ad enti vari, carabinieri compresì). La parte civile ha chiesto una perizia sui nastri, il pre sidente ha osservato che una perizia significa rinviare a nuovo ruolo il processo; in ogni caso il Tribunale deciderà nel corso del dibattimento. Prossima udienza, 22 maggio. Giovanni Trovati L'ex consigliere comunista di Aosta Ottavio Vittone, a destra, durante l'interrogatorio ieri a Milano (Tel. Ansa) Giuseppe Torrione, a sinistra, e Francesco Gheis ieri durante l'udienza (Tel.)

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