II brioso «Arlecchino» di Ferruccio Busoni e lu drammatico «Giovanna d'Arco» di Honegger

II brioso «Arlecchino» di Ferruccio Busoni e lu drammatico «Giovanna d'Arco» di Honegger II brioso «Arlecchino» di Ferruccio Busoni e lu drammatico «Giovanna d'Arco» di Honegger Vivo successo dello spettacolo diretto dal maestro Rivoli al Nuovo, con Sergio Fantoni e Valentina Fortunato, e la regia di Luca Ronconi to Cesari, Angelo Nosotti e Stefania Corsini. L'coratorio drammatico» Giovanna d'Arco al rogo di Arthur Honegger e Paul Claudel, opera mista in pari misura di poesia, dramma, musica e danza, ha visto impegnata al completo la compagnia di Valentina Fortunato (nella parte di Giovanna) e di Sergio Fantoni. La regia, curata da Luca Ronconi al suo esordio nel teatro musicale, ha voluto ricondurre lo spettacolo al suo nucleo popolare e religioso, senza concessioni a facili effetti spettacolari; alcuni « qua dri > (specie quello del ' corteo regale), nelle scene e i costumi di Enrico Job sono stati molto apprezzati per colore e rigore di movimento. La Fortunato, con una appassionata dizione si è bene adattata alla veemente poesia di Paul Claudel; nella parte di San Domenico recitava Sergio Fantoni; Enzo Fisichella, Luigi Sportelli, Luciano Virgilio, Enzo Garinei e Ugo Benelli erano gli animali allegorici che danzano a ritmo di fox-trot intorno a Giovanna incatenata. Le cantanti Nicoletta Panni, Graziella Melotti Muzzi e Laura Zanini erano la Vergine, e le sante Margherita e Caterina che dal cielo osservano il sacrificio di Giovanna. Altre voci, Mario Carlin, Angelo Nosotti. Ugo Benelli e Otello Borgonovo. Parte fondamentale nell'«oratorlo ha il coro (istruito da Antonio Brainovich) al quale si unisce anche un coretto di fanciulli. Ha diretto le due opere, con sicurezza e impegno, 11 maestro Gianfranco Rivoli, che ormai da anni presenta a Torino 1 più significativi esempi del teatro musicale contemporaneo. A lui e a tutti i cooperatori dello spettacolo, il pubblico ha riservato calorosi applausi e festeggiamenti. Repliche domenica pomeriggio e martedì sera. vice Valentina Fortunato in una scena di «Giovanna d'Arco» al Teatro Nuovo (f. Moisio) Ferruccio Busoni tiene per la prima volta ricordato quest'amia fia noi come operista. .Nell'Arlecchino, da lui stesso redatto in lingua tedesca fra il 1911, e il '15, egli appare un fine umorista e un intuitivo del teatro, oltre che, si sa, un assai colto musicista. Capriccio lo denominò, e tale è, lieve e scherzoso. Non bisogna cercare più di quanto contenga, né rifacimenti della remota commedia dell'arte, né satire dell'opera tradizionale, della guerra, della natura umana. Libretto e musica si completano. Nelle rapide scene in cui il protagonista (un attore, che non canta), insidia la virtù della moglie del sarto Matteo, e perde Colombina, innamoratasi di Leandro, mentre un Abate e un Dottore cicalecciano di donne e di vini, Busoni sparse molte arguzie, motivi e melodie, armonie e ritmi, melologhi, pezzi solistici o a più voci e frammenti orchestrali, con un gusto squisito e con una indiscutibile appropriatezza alle vicende e all'ambiente comico. La sua musicalità, audacemente novatrice delle tradizioni e degli schermi, liberissima negli incontri armonistici, è tuttavia dominata da una coerente logica, sì che il divenire sono ro risulta fluido, organico, eloquente. Una briosa invenzione, una elegante stesura, una proporione sagace animano sia il dialogo dell'Abate col Dottore, celebranti con galanti cantilene e con estatiche sfumature timbriche la delizia del Chianti o il fascino femminile, sia il trio con coda t in modo di marcia funebre», che accompagna Matteo fra gli sbirri, e poi il Minuetto che comincia vezzoso e finisce irato, cosi come il dialogo di Colombina gelosa e di Arlecchino donnaiolo, infine il monologo di Matteo rassegnato e felice. Il momento poi in cui Arlecchino uccide Leandro desta un leggero brivido tragico, e fa ricordare, per la ir realtà e realtà, l'episodio strawinskiano della morte del Pagliaccio in Petrusca. L'altro momento (mi riferisco all'edizione originale), delle finestre che si chiudono una dopo l'altra, allorché V Abate chiede aiuto pel moribondo, è anch'esso improntato di lieve tragicità. E quasi tutta l'opera è pervasa di amara ironia. Musica tutta in punta di penna, ilare, un poco malinconica, e originale, questa, checché si dica dell'internazionalismo di Busoni. Due o tre evidenti rifacimenti caricatu¬ rali d'altre maniere vengono subito riassorbiti nella tecnica e nello spirito dell'artista Il resto è suo proprio. Anche l'atonalità ha una sua ragion d'essere. Inoltre, bisogna insi sfere, la composizione ha coni pattezza e sviluppo. La forma è, in sostanza, alla base del lavoro. Il quale è perciò molto piacevole. a. d. c. La festosa serata Un folto pubblico e un vivo successo hanno salutato ieri sera al Nuovo l'Arlecchino di Busoni e Giovanna d'Arco al rogo di Honegger, le due ope re che l'Ente Regio ha coraggiosamente allestito in prima rappresentazione per la nostra città. Ha aperto la serata Arlecchino, il c capriccio teatrale > che Ferruccio Busoni concepì durante l'esilio svizzero. Sergio Fantoni ha recitato la parte del protagonista; un Arlecchino che non ha nulla della macchietta, ma si abbandona a squarci lirici e commenta e guida l'azione. Gii erano intorno 1 cantanti Anna Maria Rota, una svelta e ironica Colombina, Ugo Benelli nei panni del patetico Leandro, e 1 bravi Otello Borgonovo, Rena- a 800 milioni. « Occorrerebbe almeno un miliardo — affermano i sindacati — per assicurare un gruppo stabile ed evitare che i migliori elementi se ne vadano ». Se le richieste non saranno prese in considerazione nelle prossime settimane, l'orchestra del Regio i organizzerà un concerto di prò- Gli orchestrali del Regio suoneranno per protesta in piazza San Carlo? Il progetto di legge sugli enti lirici continua a suscitare discussioni a Torino, nel mondo del teatro d'opera. Anche la nuova proposta di portare da 12 a 15 miliardi la cifra da distribuire, che migliora i ter mini della legge Corona, non risolve la situazione dell'ente lirico torinese. Il problema è particolarmente sentito dai dipendenti del Regio. Ieri gli orchestrali presenti i sindacalisti della Cisl e Cgil, hanno illustrato la posizione del personale artistico e tecnico e le richieste di miglioramenti. Affermano: «Nel 1965 il passivo degli enti lirici italiani era di 17 miliardi, quello del Regio di 11 milioni. Il nostro teatro non ha contratto debiti, ma in compenso la città non ha una vera stagione ed il personale lavora 5 mesi su 12 ». I sindacati chiedono innanzitutto che 1 300 componenti la « massa ! (duecento tra orchestrali, consti e ballerini, e un centinaio di tecnici), possano avere la sicurezza del lavoro per tutto l'anno: e questo c nella situazione attuale non è possibile ». L'Ente Regio oggi riceverebbe, tra sovvenzioni dello Stato e del Comune, circa 360 milioni. Se sarà approvato l'emendamento questa cifra potrà salire fino testa in piazza S. Carlo Lo stipendio netto di un professore d'orchestra di prima categoria è di 131 mila lire, di seconda 107 mila. Un corista di prima categoria ha 88 mila lire al mese, un corista di seconda 82 mila, oltre a mila lire al mese, un coristdi seconda 82 mila, oltre 20 mila lire di contingenza, iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiini iiiiiiiiiiiiiiiinii miiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiMiniiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii n iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii illuminili Oue opere moderne in prima rappresentazione torinese

Luoghi citati: Rivoli, Torino