Negano e fingono di non conoscersi i banditi che terrorizzarono il Cuneese

Negano e fingono di non conoscersi i banditi che terrorizzarono il Cuneese li processo stila Corte d'Assise di Cuneo Negano e fingono di non conoscersi i banditi che terrorizzarono il Cuneese Sono trentasei, quasi tutti girovaghi - Devono rispondere di oltre ottanta reati che vanno dal tentato omicidio alla rapina e al furto - Molti di loro sono legati da vincoli di parentela, ma ugualmente hanno fatto finta di non essersi mai visti - Anche un antiquario di Carmagnola, imputato di ricettazione, ha respinto con sdegno le accuse (Dal nostro corrispondente) Cuneo, 29 marzo. Il processo alla « banda dei trentasei » accusati di oltre ottanta reati che vanno dalla rapina al tentato omicidio, al furto e alla ricettazione 6 proseguito alla Corte d'Assise di Cuneo. Oggi sono stati interrogati 1 primi 15 imputati fra cui alcuni dei più importanti, quali i fratelli Giacomo e Michele Barrerò, Romano De Colombi e il folto gruppo degli Argenta, ad eccezione di Modesto che verrà sentito domani. «Non so ìndia, non ho commesso alcun crimine!», è stata la frase che per tutta la giornata è riecheggiata nell'aula. Tutti gli imputati — ad eccezione di Pierangelo Cavallo e Riccardo Testa, i due carrozzieri cuneesi accusati di furto e ricettazione, i quali hanno ammesso alcuni furti d'auto — hanno negato con estrema decisione. Parecchi di questi, benché appartengano a tribù di girovaghi e siano legati da vincoli di sangue, hanno negato persino di conoscersi. La serie delle deposizioni è aperta da Angelo Argenta, padre di Giacomo e Modesto, che con i suoi 62 anni è il decano dei trentasei imputati. Alle contestazioni del presidente Baretti ha fatto ampi cenni di diniego: «Afra stretto patti criminosi con nessuno di costoro, mai avuto refurtiva in casa ». Il nipote Carlo Argenta è biondo, ed ha l'aspetto del bravo figliolo benché sia imputato di due rapine e altrettanti tentati omicidi a Moretta e a Villanova Solaro, oltre a una nutrita serie di furti d'auto. Presidente — C'è un teste, Francesco Sola, che dice di avervi prestato una torcia elettrica rinvenuta poi a VtJIanova Solaro, il SO marzo '65, sul luogo della sparatoria contro Giuseppe Chiavassa, vittima della rapina. Argenta — Il Sola, che conosco solo di vista, non dice il vero. Presidente — Vi ricordo che in istruttoria avete ■mt'ttacciato il giudice Gì aldi che vi interrogava, esclamando: «Adesso è lei che ha il coltello dalla parte del manico, ma quando uscirò si vedrà». Argenta — Voiet'o solo protestare. Ero detenuto da un anno e nessuno mi aveva ancora contestato i fatti di Moretta per cui mi avevano arrestato. Anche 11 cugino Giacomo Argenta respinge con tale sdegno le contestazioni, che il presidente lo apostrofa: «Ma allora, voi siete detenuto ingiustamente! ». Imputato — E' esatto! Giuseppe Argenta protesta già la sua innocenza prima di raggiungere l'emiciclo, dove negherà di avere collabo- rato a favorire la fuga di Carlo Cerutti quando, il 20 settembre 1965, i carabinieri circondarono l'accampamento sotto il grande viadotto di Cuneo per catturare il girovago ventiquattrenne. Identica posizione è assunta da Giacomo Cerutti, fratello maggiore di Carlo, accusato di furto e ricettazione (oltre che di associazione per delinquere, al pari degli altri). Pierangelo Cavallo ammette invece di avere rubato a Cuneo, Mondovì e Ceva le auto che venivano poi abilmente contraffatte da lui e dal Testa nella loro carrozzeria di San Rocco di Cuneo. In istruttoria il Cavallo accusò Carlo Cerutti dì avere partecipato a vari furti. Ora nega addirittura di conoscerlo. Anche Italo Dadaglia, uno dei più noti antiquari di Carmagnola, accusato di avere acquistato -gioielli e capi di vestiario trafugati da Carlo Fiori e Carlo Cerutti, dal Quaranta e dai De Colombi, ha respinto ogni accusa. Romano De Colombi: 21 anni, tre imputazioni di tentato omicidio altrettante di rapina, undici di furto e già alle spalle una serie di condanne per furto e rapina, nega tutto e con maggiore ostinazione degli altri. Il Fiori l'ha accusato e lui nega persino di conoscerlo L'imputato ha negato anche la rapina di Villanova Solaro, spiegando di avere acquistato a Volvera la pistola di cui fu trovato in possesso. « Perdio temeva di essere colpito da qualcuno ». Elsa De Colombi, sorella di Romano e Giacomo Valerio, nega di avere favorito la fuga del Cerutti di cui è stata l'amante. Ammette che la sera dell'irruzione dei carabinieri al campo, c'era un giovane con lei, ma non ricorda più se fosse il Cerutti. Si presenta ora in pedana Giacomo Barrerò, 19 anni, accusato di due tentati omicidi e due rapine (oltre alla rapina alla Cassa di Risparmio di Orbassano e al ferimento del carabiniere di Carmagnola per cui dovrà essere processato assieme a Giacomo Valerio De Colombi a Torino) e una lunga catena di furti. L'imputato ha dichiarato che la sera del sanguinoso assalto alla oreficeria di Moretta era a casa sua a Mondovì; circostanza questa smentita da Bernardo Lafleur e Carlo Fiori che in istruttoria riferirono di averlo visto rientrare al campo col fratello e 1 due De Colombi. Il Barrerò contesta che la sua pistola abbia sparato a Villanova Solaro e a Moretta. Il fratello Michele, 21 anni, (stesse accuse), nega in blocco rapine e furti. Presidente — Quando è stato fermato a Savona, lei ha investito con la sua auto un agente, ferendolo. Imputato — Ho visto un'ombra elle si buttava sul cofano e d'istinto ho azionato la retromarcia. Era buio, capirà, e credevo di avere che fare con un rapinatore. Inutile aggiungere che hanno negato anche Francesco Giazzi, trentenne, di Cremona, accusato di vari furti, e Cateri na Milano, la ventunenne che fu Miss Caraglio, già condannata per furto il mese scorso in tribunale. La ragazza ha re spinto l'accusa di aver favorito la fuga di Carlo Cerutti Nino Manera L'imputata Caterina Milano, la giovane ex miss Caraglio, entra in Assise a Cuneo