Iniziato il processo alla banda che terrorizzò il Cuneese e la Riviera

Iniziato il processo alla banda che terrorizzò il Cuneese e la Riviera Iniziato il processo alla banda che terrorizzò il Cuneese e la Riviera Gli imputati, quasi tutti girovaghi, sono trentasei - Ventiquattro (uno è latitante) devono rispondere di associazione a delinquere, sei tentati omicidi, sette rapine, e una sessantina di furti - Gli altri di ricettazione o reati minori - La «gang», che operò nel 1964 e nel 1965, accumulò un bottino di 150 milioni Il folto gruppo degli accusati al banco degli imputati durante l'udienza in Corte d'Assise ieri a Cuneo (Bedino) (Dal nostro corrispondente) ' Cuneo, 28 marzo. Si è iniziato oggi alla Corte d'Assise di Cuneo il processo alla « banda dei trentasei » che terrorizzò con le sue imprese — una impressionante catena di crimini, perpetrati fra il 1964 e il 1965 — le campagne cuneesi e la riviera. Sono occorsi ben sessantacinque minuti al presidente dott Baretti solo per la lettura del capo d; imputazione. Si tratta di un documento di ventiquattro pagine dattiloscritte (l'intero fascicolo processuale si compone di undici volumi, per un totale di tremila pagine), nel quale sono rubricati ben ottantanove reati, cosi suddivisi: sette rapine, fra consumate e tentate, sei tentati omicidi, una sessantina di furti pluriaggravati e altri reati, quali favoreggiamento, violenza, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale e ricettazione. Gli imputati sono trentasei e nella gabbia di cui è stata sensibilmente aumentata la capienza, siedono a parte ventitré dei ventiquattro componenti la gang vera e propria (Angelo Quaranta è latitante), tutti imputati di associazione a delinquere e tutti in stato di detenzione. Essi sono: Carlo Cerutti, 24 anni, di Caraglio; Carlo Milano, 46 anni, anch'egli di Caraglio, i capi; Giacomo Valerio De Colombi, 21 anni, di Caraglio; Giacomo Barrerò, 19 anni, nativo di Mondovì; Romano De Colombi, 23 anni, di Caraglio (fratello di Giacomo Valerio); Michele Barrerò, 21 anni (fratello di Giacomo); Modesto Argenta, 24 anni, di Cuneo, via Cacciatori delle Alpi 5; il fratello Carlo, 23 anni; Carlo Fiori, 23 anni, di Neviglie d'Alba: tutti questi devono rispondere anche di tentato omicidio, rapina e furto pluriaggravato. E ancora: Giacomo Argenta, 23 anni; Giuseppe Argenta, 32 anni; Angelo Argenta, 62 anni (i primi due sono fratelli di Modesto e Carlo Argenta, il terzo è il padre) ; Battista Bresciani, 44 anni, di Alba; Pier Angelo Cavallo, 22 anni, •da San Rocco di Cuneo; Giacomo Cerutti, 34 anni (fratello di Carlo), di Caraglio; Italo Dadaglia, 38 anni, di Alba; Francesco Giazzi, 33 anni, di Cremona; Bernardino Giubergia, 26 anni, di Cervere; Bernardo Lafleur, 37 anni, di San Damiano d'Asti; Claudio Milano, 23 anni, di Caraglio (figlio di Carlo); Leone Pontello, 23 anni, di Costigliole d'Asti; Curio Rava, 47 anni, di Ma gliano Alfieri; Tommaso Testa, 29 anni, di Cuneo, via Sette Assedi 6: tutti imputati anche di furto e ricettazione. Infine, il gruppo dei dodici imputati minori: Michele Milano, 18 anni, e la sorella, 21 anni, di Caraglio (figli di Carlo), imputati di furto e ricettazione; Elisa lussi, 41 anni; Elsa De Colombi, 26 anni, di Caraglio (sorella di Giacomo Valerio e Romano), imputata di furto, ricettazione. Imputati di ricettazione sono Ida Pettitl, di 29 anni, di Carmagnola, via Chieri 10; Guido Pellati, 48 anni, di Vercelli, corso Salamano 93; Michele Merafino, 36 anni, di Asti; Livio Gonella, 26 anni, pure di Asti; Nicla Tosadori, 31 anni, di Carmagnola; Pancrazio Visca, 43 anni, di Torino, via Torrazza 30; Maria Derici, 39 anni, di Alba; Giovanni Stella, 26 anni, di Alba. La banda di cui il Quaranta, Carlo Cerutti e Carlo Milano sono indicati come i capi riconosciuti — ma anche i due De Colombi, gli Argenta, 1 due Barrerò ed il Fiori ne sono elementi di primo piano — compì — come è noto — scorrerie in tutto il Cuneese eri anche nelle altre provìnce piemontesi ed in Liguria. Quasi tutti girovaghi, dopo i vari colpi trovavano facilmente scampo nelle carovane di nomadi in continuo spostamento nel Cuneese Si è calcolato che in un anno e mezzo la gang abbia accumulato un bottino di oltre 150 milioni. Fra le imprese più sanguinose, figura il ferimento dell'orefice Lorenzo Aresio, da Moretta, che il 18 dicembre 1964 ebbe un occhio trapassato da un proiettile, allorché si affacciò dal retro nel suo negozio, assalito dai banditi. Per tale delitto sono stati incriminati Modesto e Carlo Argenta, i due De Colombi, ed i due Barrerò. Giacomo Valerio De Colombi ed il Cerutti devono rispondere del tentato omicidio di Teohaldo Porello. ferito da un colpo di pistola durante il tentativo di rapina al municipio di Albarello Tor re, perpetrato II 17 gennaio del 1965. I due. assieme a Ro mano De Colombi, sono anche accusati del tentato omicidio di Francesco Casetta, che ave va sventato, la notte del 28 gennaio 1965. una rapina al l'ufficio postale di MontA d'Alba. Cerutti, Quaranta e Fiori sono inoltre accusati della ra pina ai danni del commerciai! te Guglielmo Ciravegna, daPollenzo di Bra (la notte de 6 febbraio 1965), e di aver aperto il fuoco contro il Ciravegna, senza fortunatamente colpirlo. Il Quaranta e il Fiori devono rispondere anche di tentato omicidio a: danni del guardacaccia Giuseppe Castagno, che il 27 febbraio 1965 rischiò di essere travolto ed ucciso, in Cherasco, dall'auto dei banditi. Il Quaranta, infine, è accusato di aver rapinato il 19 febbraio 1965 il parroco della frazione Tetti Pesio di Cuneo, don Giovanni Mattio. La prima delle 20 udienze previste per lo svolgimento del processo, è stata assorbita dagli incidenti procedurali, il primo dei quali sollevato dall'avv. Salza, difensore del Dadaglia, il quale ha invocato la nullità del decreto di citazione in quanto non riporterebbe tutti gli estremi di rito contenuti nella sentenza di rinvio. L'istanza, cui si è opposto il pubblico ministero dott. Spaziani, è stata respinta dalla Corte. Nel pomeriggio, dopo la for male apertura del dibattimen |to è stato il turno dell'avv. j Andreis. patrono del Fiori che ha formulato l'eccezione dell'inammissibilità della costituzione di parte civile del rappresentante cuneese Bruno Ferrerò contro Oreste Fiori, padre di Carlo, accusato fra l'altro di aver trafugato ed incendiato l'autovettura del Ferrerò. Rigettata l'eccezione, l'avv. Andreis è ritornato alla carica sostenendo che il patrono del Ferrerò, avv. Jemina, non poteva chiedere la citazione del responsabile civile, trattandosi di formalità imposta personalmente alla parte lesa. Associatosi il pubblico ministero, la Corte si è ritirata per la terza volta in camera di consiglio. L'ordinanza, emessa alle 18 inoltrate, ha lasciato trasparire la fondatezza dell'ultima eccezione, respingendola però per essere stata formulata tardivamente. L'udienza riprenderà domattina con l'interrogatorio di Angelo Argenta, il primo dei 36 imputati. Nino Manera lex*i mattina alla Corte d'Assise eli Cuneo