Gibuti è rimasta alla Francia ma il prestigio di De Gaulle è scosso di Ferdinando Vegas

Gibuti è rimasta alla Francia ma il prestigio di De Gaulle è scosso Sanguinoso epilogo dei «referendum» Gibuti è rimasta alla Francia ma il prestigio di De Gaulle è scosso Il Generale ha forzato la mano ai somali nel «referendum» di domenica scorsa - Il voto ha aperto un'altra crisi nell'Africa nera Dopo aver decolonizzato senza colpo ferire gli immensi possedimenti de.1l'Africa nera francese, De Gaulle si trova ora impigliato in un sanguinoso epilogo nell'ultima colonia mantenuta dalla Francia sul continente africano: la Costa dei Somali, circa 22 mila chilometri quadrati di territorio, in massima parte sterili e inabitabili, tanto che la popolazione è stimata intorno ai 125 mila abitanti. Ma è proprio nella differente composizione etnica d'un numero così esiguo di persone che ha origine la grave crisi scoppiata nella Somalia francese. A parte alcune migliaia di europei e di arabi, il grosso (se così si può dire) della popolazione si divide in due distinti gruppi etnici : i somali della tribù « nera » Issah e i Danachili, che chiamano se stessi Afar (erranti, nella foro lingua). Come indica quest'ultimo termine, gli Afar sono nomadi, dediti alla pastorizia, mentre i somali abitano in discrete proporzioni a Gibuti e sono quindi più evoluti. Però moltissimi somali, non essendo originari del territorio francese, sono ufficialmente considerati stranieri, sicché non fruiscono del diritto di voto. Si spiega così come il corpo elettorale sia molto ristretto, neppure 40 mila persone, rispetto al totale della popolazione della Somalia francese; e come in esso abbiano la maggioranza gli Afar, che in realtà sono invece minoritari in confronto ai somali. Data questa situazione, l'esito del referendum era scontato in partenza, poiché gli Afar erano per il sì, cioè per il mantenimento della Somalia come territorio autonomo francese, i somali al contrario erano per il no, cioè per l'indipendenza: anche se l'indipendenza significava la rottura di ogni rapporto con la Francia e la cessazione degli aiuti. Questo era Vaut aut imposto da De Gaulle, « tutto o niente »: o i benefici della Francia, restando con essa, o l'asfissia senza di essa, come scrive Le Monde. E' difficile intendere perché il Generale non abbia scelto la via moderata, preferita dagli stessi interessati, quella del negoziato per porre su nuove basi il legame franco-somalo. Sta il fatto, comunque, che la Somalia francese non ha la possibilità oggettiva di vivere come Stato indipendente, per la quasi totale mancanza di risorseLa scelta dell'indipendenza quasi sicuramente sarebbe stata la premessa all'unificazione con la Repubblica somala, che unisce già le Somalie ex italiana ed ex britannica. A questo sviluppo, però, si sarebbe certamente opposta l'Etiopia, che non tollererebbe il passaggio in mani somale di Gibuti, suo unico sbocco al mare per via ferroviaria. Per avere forzato la Somalia francese a mantenere il legame con Parigi, De Gaulle si trova ora costretto a fronteggiare la grave situazione interna della Somalia stessa, « una situazione di tipo cipriota » (Le Monde). Deve poi districarsi tra le rivalità degli Stati confinanti, senza che sia in gioco nessun vero interesse francese. Infine, e soprattutto, ha già subito una secca perdita di prestigio, presso gli Stati e i popoli africani e del « terzo mondo » in genere. Come può ancora presen tarsi nella veste di avversario del neocolonialismo, mentre conduce un'operazione di stile coloniale? Come può sostenere la propria candidatura alla guida del « terzo mondo » ? Sconf es sato in patria da quasi la metà degli elettori, coinvol to ora in una repressione coloniale, il Generale non sta certo attraversando un momento felice. Ferdinando Vegas

Persone citate: De Gaulle, Issah