Il conte di Brescia, a confronto col complice confessa che i francobolli li nascose a San Mauro di Giuliano Marchesini

Il conte di Brescia, a confronto col complice confessa che i francobolli li nascose a San Mauro Lungo e drammatico interrogatorio per il delitto del lago d'Iseo Il conte di Brescia, a confronto col complice confessa che i francobolli li nascose a San Mauro « Sono nella villa di mio zio. Non li ho bruciati » - Gli agenti si sono subito recati sul posto - La refurtiva ( un centinaio di bustine contenenti "pezzi" rari) è stata rintracciata e sequestrata - Tebaldo Martinengo Cesaresco e Giuseppe Piccini, posti l'uno di fronte all'altro, hanno continuato a scambiarsi l'accusa d'aver ucciso il commerciante - Il giovane patrizio sarebbe caduto in contraddizioni - Egli tuttavia sostiene di non aver preso parte al macabro viaggio in auto nella notte, con il cadavere a bordo, fra Manerba sul Garda e Marone sull'Iseo (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 21 marzo. Drammatico confronto oggi fra il conte Tebaldo Martinengo Cesaresco e Giuseppe Piccini, arrestati per l'uccisione del commerciante di francobolli bresciano trovato nel lago d'Iseo: per alcune ore, in un ufficio della Procura della Repubblica, ijlue, complici sono stati l'unir di fronte all'altro, impegnati in un convulso scambio di battute sotto l'incalzare delle precise domande del magistrato inquirente, dott. Giannini. Sull'esito di questo interrogatorio, l'autorità giudiziaria mantiene uno stretto riserbo. Pare comunque che il giovane patrizio e il Piccini abbiano mantenuto in sostanza le loro posizioni, continuando ad attribuirsi reciprocamente la responsabilità di avere ?nassacrato Battista Zani la notte del a, marzo scorso nella tragica villetta di Manerba sul Garda. Il conte ha però ceduto su un particolare della vicenda, quello che riguarda la sparizione della preziosa collezione che il commerciante aveva portato con sé quella sera, convinto di poter concludere un vantaggioso affare. Dopo avere sostenuto di aver bruciato i francobolli, il patrizio si è deciso ad indicare il luogo dove invece li aveva nascosti: oggi, mentre ancora era in corso il confronto tra i due arrestati, alcuni agenti a bordo di un'auto sono partiti dalla sede del Nucleo di Polizia Giudiziaria di Brescia al la volta di San Mauro Torinese per recuperare la refurtiva Per il resto i protagonisti del sinistro agguato teso a Battista Zani avrebbero implacabilmente insistito nel lanciarsi la reciproca accusa di aver vibrato il colpo mortale. In questa accesa, estenuante battaglia per sfuggire ad un peso enorme sono di fronte due personalità alquanto diverse. Il volto atteggiato a una gelida impassibilità, Tebaldo Martinengo Cesaresco appare come un personaggio enigmatico, rinchiuso in una sconcertante apatia, anche di fronte a un delitto così atroce. Forse è portato a misurare le cose, anche le più terribili, con una granitica freddezza. Giuseppe Piccini invece è un uomo più emotivo, più facile alle incrinature. Quando 10 hanno fermato, due giorni dopo la scoperta del cadavere nelle acque del lago, egli ha cominciato ad assumere un atteggiamento che pareva impenetrabile. Il comandante del gruppo carabinieri, tenente colonnello Casaburi, lo ha sottoposto ad un primo interrogatorio, e lui. negava con un'ostinazione che però si manifestava trepidante, nervosa. « Io non so niente, non c'ero ». ripeteva torcendosi le mani. Ma non sembrava proprio] convincente. Si vedeva che Ini fondo durava una fatica tremenda per nascondere qualcosa. Pazientemente l'ufficiale ha infilato una domanda dopo l'altra con calma e precisione. Ad un certo momento ha sospeso l'interrogatorio, lo ha ipreso dopo qualche ora. Infine, quando il colonnello gli si è rivolto in tono quasi paterno. Giuseppe Piccini è scoppiato in singhiozzi: era la fine della sua lunga, tormentosa resistenza. Ha confessato, ma ha detto che la colpa è di Tebaldo Martinengo Cesaresco. Ora i due sono divisi da questo accanito e logorante scambio di accuse. Piccini è più vulnerabile, ma dal canto suo il patrizio è impegnato a tenere in piedi la sua apparente imperturbabilità. In mezzo al continuo rimbalzare delle loro contrastanti dichiarazioni c'è la verità, c'è quel violento colpo che ha fatto stramazzare sul pavimento Battista Zani. Si dice che durante il confronto il conte sia caduto in qualche contraddizione, abbia in qualche tratto vacillato. Forse, davanti alle contestazioni del magistrato, il giovane nobile ha dovuto ritrattare alcune affermazioni. Si tratta tuttavia di voci che non sono state confermate. Pare inucce che Tebaldo Martinengo Cesaresco abbia presentato un alibi per quanto riguarda il trasporto ' del cadavere dalla villetta di Manerba del Garda fin sulla sponda del lago di Iseo a Marone. Com'è noto, il patrizio sostie ne di non avere preso parte a quella affannosa traslazione. 11 conte avrebbe detto che, quando il corpo del commerciante di francobolli venne occultato, egli si trovava presso un'edicola a Brescia per comperare un giornale. La edicolante, Bona Moro di 1,3 anni, sarebbe stata subito ascoltata dagli inquirenti; ma sembra che la donna pur confermando di avere visto il giovane, non sia stata in grado di ricordare se si trattò della sera del i.', marzo oppure di quella precedente. Secondo un'altra indiscrezio ne, il patrizio avrebbe affer¬ mato che mentre il cadavere veniva portato sulla spiaggia di Bagnadore dal suo complice, egli era passato anche da Erbusco, fermandosi in un bar: ma anche questo particolare non sarebbe stato confermato. Mentre prosegue l'inchiesta sul delitto, i carabinieri stanno concludendo le indagini sulla refurtiva trovata nella villa di Manerba, una serie di oggetti rubati nelle abitazioni della zona del lago. Si dice che in queste imprese il Piccini e il conte abbiano avuto la complicità di alcune persone. Oggi pomeriggio, dopo il confronto davanti al magistrato, Tebaldo Martinengo Cesaresco è stato interrogato dai carabinieri su questi furti. E' giunto alla caserma poco dopo le 16, accompagnato in auto da quattro militi. Sceso dalla vettura con le manette ai polsi, il patrizio Ila gettato un'occhiata tagliente, poi è scomparso in fretta dietro la porta d'un ufficio. Giuliano Marchesini Funzionari della questura di Brescia ieri all'uscita dalla villa di San Mauro dove hanno recuperato parte dei francobolli rubati al commerciante bresciano ucciso

Luoghi citati: Brescia, Erbusco, Manerba Del Garda, San Mauro, San Mauro Torinese