II giovane patrizio ed il complice s'incolpano a vicenda del crimine di Giuliano Marchesini

II giovane patrizio ed il complice s'incolpano a vicenda del crimine Saranno messi a conlronto in carcere a Brescia II giovane patrizio ed il complice s'incolpano a vicenda del crimine 11 conte dice: «Fu Piccini a colpire il commerciante. Io rimasi impietrito. Vidi che era morto e me ne andai» - L'altro replica: «E' stato Martinengo ad abbatterlo con un terribile fendente » - Refurtiva scoperta nella villa del Garda dove fu commesso il delitto (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 20 marzo. Oggi a Brescia — mentre il conte Tebaldo Martinengo Cesaresco era a 8. Mauro Torinese per il sopralluogo lungo il Po dove avrebbe bruciato i francobolli rapinati a Battista Zani — sono proseguite le indagini per chiarire i particolari dell'agghiacciante delitto. Nel pomeriggio la Squadra Mobile ha trovato un'auto nel garage affittato dal giovane conte nei pressi dell'alloggio di via Ducco 5, in cui egli viveva saltuariamente: è una t Citroen DS » di color marrone chiaro, reca una targa provvisoria di cartone ed à priva del sedile posteriore. Si è accertato che questa vettura — dello stesso tipo di quella appartenente al patrizio — era stata rubata a Verona il 4 dicembre scorso al proprietario, Renato Bozzini. La macchina deve essere servita a Tebaldo Martinengo Cesaresco ed al suo complice per l'occultamento del cadavere nel Lago d'Iseo: il corpo della vittima (trasportato con la « Citroen DS » del patrizio) era stato adagiato sul sedile posteriore; dopo che è stato gettato nelle acque del lago, i due devono essersi accorti di aver lasciato tracce di sangue sul sedile, che hanno quindi sostituito con quello della vettura rubata. Il sedile insanguinato dell'auto del conte è stato rinvenuto nella villetta di Maneiba sul Garda, in mezzo ad un mucchio di altre cose. Domani il Sostituto Procuratore della Repubblica dott. Giannini, che dirige l'inchiesta, riprenderà probabilmente gli interrogatori e forse sottoporrà i protagonisti di questo efferato crimine ad un confron to in carcere nel tentativo di stabilire quale sia stata reni mente la parte avuta da ciascuno dei due nella uccisione del commerciante. Tebaldo Martinengo Cesa resco. calmo, impassibile, in siste nel dire che fu il com plice Giuseppe Piccini ac'. ag gredire Battista Zani, faceti dolo crollare a terra con un tremendo colpo al capo. «E' IavA1pdslhfNaPdclstdsspaulralpcpds1lzvqdqtdPdptlbhtsslsravvenuto mentre stavano liti-jsgando — sostiene il patrizio —.[l Il commerciante non voleva accettare un assegno e gridava che lo stava imbrogliando. Allora il Piccini lo ha colpito. 10 sono rimasto impietrito, poi mi sono chinato sul corpo di Battista Zani. Ho ascoltato se il cuore batteva ancora, ma l'uomo era già spirato. Allora ho avuto terrore, sono corso fuori e mi sono sentito male. Non so di preciso che cosa sia accaduto dopo. Mi pare che Piccini mi abbia detto di andarmene, che a nascondere il cadavere ci avrebbe pensato lui ». Secondo quanto sostiene Giuseppe Piccini, invece, è il conte il freddo, spietato esecutore del delitto. « Quando lo Zani si è accorto che stava per essere raggirato — dice il complice —, Tebaldo gli ha dato addosso, lo ha abbattuto con un terribile fendente E' stato lui a pensare di fare scomparire il cadavere in quel modo, avvolgendolo nelle coperte e legandolo con le catenelle per poi gettarlo in fondo al lago con il blocco di cemento ai piedi ». Le due versioni sono ora al vaglio degli inquirenti. Quella del patrizio, comunque, non sembra attendibile. I due giovani s'incontrarono 11 giorno dopo il delitto nell'appartamentino che il patrizio aveva preso in affitto in via Ducco. Vi rimasero per qualche ora; poi decisero di dividersi. Girovagarono fino a quando appresero elle era stato scoperto il cadavere in fondo al lago. Allora Giuseppe Piccini deve essere stato preso dui punico.- 6 stato scovato in poco tempo a Nave, il paesetto dove abitava, a pochi chilometri da Brescia. Più freddo e controllato, Tebaldo Martinengo Cesaresco ha sommariamente organizzato la propria fuga: pare sia stato prima a Cernusco, in casa di una ragazza; poi è ripartito con la sua auto ed ha infilato l'autostrada; dopo una serie di digressioni, uscendo e rientrando dai caselli secondari, è arrivato a Torino e a San Mauro. Nella caserma dei carabinieri, oggi. Giuseppe Piccini è lsasqtvctclpMsteto interrogato a lungo per la refurtiva trovata nella vii- Cmbutvaddttnm1trrenbstlecldhss letta di Manerba: una quantità di oggetti (dai quadri ai soprammobili), rubati nelle abitazioni dei dintorni, sulla sponda del Lago di Garda. In questa attività, iniziata ai primi dell'anno, egli avrebbe avuto la complicità del patrizio. Trentadue anni, l'aria disinvolta. Piccini appartiene anche lui a ima famiglia rispettabile. A Nave aveva cominciato a occuparsi della piccola fabbrica di stampati di proprietà della sorella, ma non è durato a lungo. Preferiva andare in giro, mostrarsi giovane brillante, intraprendente, non importava in che mo do e con quali mezzi. Gli pia cevano le auto sportive e aveva partecipato a qualche cor sa. Trafficava, spesso stava via per parecchi giorni, e quando tornava nessuno sapeva dove fosse stato. Poi si è messo a rubare. Infine, con un balzo tremendo, è passato dal furto al delitto. Giuliano Marchesini

Luoghi citati: Brescia, Nave, San Mauro, Torino, Verona