Il passivo del settore pubblico sarà quest'anno di 4000 miliardi di Ferdinando Di Fenizio

Il passivo del settore pubblico sarà quest'anno di 4000 miliardi Il passivo del settore pubblico sarà quest'anno di 4000 miliardi Le spese dello Stato non coperte da entrate si possono calcolare circa 2000 miliardi - Il disavanzo di Comuni, Province e Regioni sarà di almeno mille miliardi - In altri mille miliardi si valuta il fabbisogno degli istituti di previdenza, aziende autonome ed enti di gestione Il fabbisogno del Settore pubblico, in un certo tratto di tempo — per esempio durante il 1967 — desta grossi problemi di valutazione preventiva che solo in parte si possono risolvere. Ci si troverà, se mai, in una situazione migliore a fine maggio: quando verrà pubblicata la Relazione della Banca d'Italia, con nuovi dati in tema di flussi finanziari, raccolti sistematicamente e reciprocamente controllati. Per il momento, ci limitiamo ad annotare, in grossolana approssimazione, qualche elemento di giudizio. Esso non aspira, se non a sottolineare l'interesse di certe ricerche, che do vrebbero essere tenute sem pre a giorno, anche agli effetti della stabilità monetaria. * * La prima cifra dalla qua le conviene prendere le mosse è quella del disavanzo statale, segnato nel preventivo di competenza approvato dal Parlamento pochi giorni fa. Il disavanzo, in cifra tonda, ammonta, co me è noto, a 1200 miliardi di lire. Ma la cifra sarà soggetta a modificazioni prima di poter esprimere il fabbi sogno dello Stato per il 1967. Donde provengono queste modifir rzioni ? Innanzi tutto, d^linserimento, in bilancio, di ' 1 ove spese, per decisioni p'enyimentari, che conducono i1™ note di variazione » ; pei V?'nto ad un preventivo riv»f*»i Sul fonda mento della' esperienza de gli ultimi anni, si può va lutare, molto cautamente, a 700-800 miliardi codeste spese addizionali, non coperte da maggior gettito da imposte. Pertanto, sino a questo punto, il fabbisogno dello Stato nel '67 potrebbe essere valutato all'incirca a 2000 miliardi o poco meno. Altro fattore d'incremento nel fabbisogno, i residui, specie passivi. Tuttavia l'on. Colombo ha recentemente chiarito la natura dei resi dui passivi: dovuti princi palmente alle mutate incom benze economiche dello Sta to; ed ha esposto le ragio ni per le quali da un lato il Tesoro vuol diminuire quelli antichi; d'altro lato, è si curo anche un lieve aumento — a breve periodo — dei residui più recenti. Trascu riamo allora questo fattore (compensandosi le probabili variazioni) adottata l'ipote. si semplificatrice della « stabilità dei residui ». Un ultimo grosso fattore di aumento nel fabbisogno, si ritrova in un incremento delle spese correnti, per maggiori stipendi ai pubbli ci dipendenti. A questo ri guardo, tuttavia, primo, si avverte che il governo resta lodevolmente ostile a significative concessioni in questo campo; secondo, che se pure vi saranno incrementi nelle spese correnti per i pubblici dipendenti, gli stessi si accompagneranno — data l'attuale situazione politica di bilancio — ad inasprimenti fiscali. Non consideriamo, dun que, neppure quest'ultimo fattore. * * Passiamo ora al fabbisogno dei cosiddetti enti locali (regioni, province, comuni) Su questo punto, si hanno dati vuoi calcolati dalla Banca d'Italia, vuoi raccolti dal la Commissione della Camera (Affari interni), lodevol mente presieduta dall'on. Sullo. Le cifre non sono del tutto concordanti. Si può tuttavia avanzare una cifra di 1000-1200 miliardi qua le fabbisogno degli enti lo cali nel '67; ed, in questo caso, si è quasi sicuri di peccare per difetto. Tuttavia è da considerare altresì il gioco di scritturazioni, in parte interferenti; e possiai mo andar innanzi, su quella base, f .Quanto agli enti li previdènza e di assicurazione sociali essi, fino a poco tempo fa, chiudevano ancora i loro conti in attivo. Pertanto erano in grado di offrire al sistema bancario ed al mercato, risparmio. Con il '66, hanno talvolta chiuso i loro bilanci in passivo. Il solo Istituto di previdenza sociale ha palesato per il 1966 un fabbisogno pari a 400 miliardi. A quanto valutare il fabbisogno dei principali istituti di previdenza sociale, avvicinando l'Inps all'Inail, all'Inani e via dicendo? Buio quasi completo. Volendo soltanto avanzare una cifra largamente indicativa, si potrebbe citare l'ammontare di un 300-400 miliardi di lire, per il 1967, tenendo conto che per i «previdenziali» il diavolo, in consuntivo, non è spesso brutto come fu dipinto. Resterebbe ancora da va lutare il fabbisogno finanziario delle Aziende autonome (Ferrovie, Poste, Monopoli, ecc.); nonché quello di enti pubblici come l'Enel; infine, degli enti di gestione e delle Partecipazioni statali come Tiri e l'Eni ecc., per i quali da tempo si ri¬ chiede incremento dei fondi di dotazione o di rotazione, ecc. Proporre cifre a questo proposito è, ancora una volta, rischiosissimo. Molti di quegli enti, fra l'altro, hanno in corso processi di riorganizzazione (e nuovi investimenti) che potrebbero divenire assai onerosi, anche a breve. Inoltre tutti questi enti di rado ottengono ciò che hanno richiesto, in un primo tempo. Tuttavia — per « completezza » — possiamo proporre una stima di 500-600 miliardi certo assai bassa. Cosicché, volendo ad ogni costo raggiungere una cifra totale, si perviene a superare i 4000 miliardi di lire, quale fabbisogno « potenziale » del Settore pubblico nel 1967. * * Non si tratta, beninteso, se non di un dato che esprime un ordine di grandezza. Però quando si fosse raggiunta con migliar approssimazione quella cifra globale, essa dovrebbe essere avvicinata (dopo il discor so incoraggiante dell'on. Colombo a Milano) ad un altro totale. A ciò che esprime il fabbisogno del Settore privato, pei i suoi finanziamenti, durante il 1967, ai fini del programmato sviluppo. Se ambedue le cifre (equilibrati sostanzialmente i conti con l'estero) possono essere coperte dal sistema bancario e dal mercato finanziario, possiamo contare di chiudere il '67 con un normale tasso di sviluppo e senza rilevanti pressioni inflazionistiche. Se a questa conclusione non si dovesse pervenire — avendo già escluso un ripetersi della poco felice esperienza del 1962-'63 — converrebbe pensarci in tempo. Una stima anche grossolana dei flussi finanziari — richiesti ed offerti — può giovare infatti ad evitare, in tempo, grossi errori, specie avvici nandosi il sistema economi co ad una piena occupazione. Ferdinando di Fenizio

Persone citate: Monopoli, Sullo

Luoghi citati: Milano